Nietzsche

Nietzsche

“Si viene puniti soprattutto per le proprie virtù… Ci sono due diversi tipi di persone nel mondo, coloro che vogliono sapere, e coloro che vogliono credere… Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura.”

L’amore è sempre al di là del bene e del male. Parsifal… senza Parsifal niente Nietzsche. Introduzione sinfonica vale la vita. Lo scroccone, immenso compositore, Wagner vuole davvero bene (cosa insolita per il re degli egocentrici) al giovane Fritz che considera un figlio. Cosima no, l’arcigna e dura Cosima lo tollera per non far cosa sgradita al maestro. E poi Lou “Noi siamo soltanto di colui che ci piega, e amiamo chi ci fa inginocchiare”. Lou, per affermazione della stessa scandalizzata Elisabeth “Lama” è la personificazione del pensiero di Fritz. Maglie di lana contro amoralità sfrenata. Madre ignorante, sorella piccolo borghese sposata con un antisemita mezzo scemo, lo trascinano verso il basso.

Il ménage a trois non butta bene: Rée mediocre, Lou brillante, Fritz pazzo. Una tragedia borghese. Fritz timidissimo con le donne conclude poco e niente. “Un filosofo sposato appartiene alla commedia”. Figlio di un pastore protestante morto prematuramente, enfant prodige, ammesso al prestigioso collegio di Pforta. Privo di umorismo, terribilmente ingenuo, si commuove spesso, esalta gli istinti ma è tutto cervello e niente corpo. Ama la musica ed è insofferente alla rigida disciplina. Predilige Schumann e la musica sacra. Il piccolo borghese legge Shakespeare, Byron, Novalis, Hölderlin. Scopre con entusiasmo Schopenhauer. Scrive pessime poesie. Filologia classica a Bonn e Lipsia. Il suo maestro Ritschl lo indica come “idolo di tutta la stirpe dei giovani filologi”. A soli venticinque anni professore a Basilea. Vittima, come di prassi, di invidie e gelosie. Amicizia col più anziano Burckhardt in realtà invidioso del giovanissimo talento. Ricerca del padre. Non capisce nulla di politica. Nietzsche sta a Marx come la sovrastruttura sta alla struttura. Forte senso dell’amicizia, pessima opinione dei giornalisti. Naturale inclinazione pedagogica, un grande maestro. Dopo dieci anni di insegnamento, tormentato da forti emicranie e disturbi agli occhi, inizia a vivere come un “fuggiasco vagabondo” tra Svizzera e Italia, alloggiando in modeste stanze d’albergo. La sua è una Via Crucis, la biografia di una malattia. Legge e scrive ma si sente sempre più solo. “Nessuno parla con me, tolto me stesso, è la mia voce mi giunge come quella di un morente”. È cosciente di vivere “sempre sull’orlo dell’abisso”. Cade proprio nell’abisso a quarantacinque anni. Abbraccia singhiozzando un cavallo picchiato da un vetturino e gli parla ad un orecchio. Chiede scusa per i crimini commessi da Cartesio. Sciocche teorie su una sifilide in realtà mai contratta. Undici anni di buio prima in manicomio poi accudito da madre e sorella… peggio non poteva andare. Finalmente le due ignoranti rientrano in possesso del loro Fritz. Bunuel in “Bella di giorno” spiega tutto. Muore nel 1900. Dopo la morte le sue opere vengono comprate, raramente lette, quasi sempre travisate. Lo spirito diviene cammello, il cammello leone, il leone fanciullo ovvero fede nella tradizione, lacerazione della fede, spirito libero che vive sino in fondo il nichilismo: innocente Sì alla vita, epoca di una nuova fiducia. Critica della decadenza, amore per Schopenhauer, descrizione (profetica) del futuro come Finis Europae. Età del deserto. Verità, Morale, Valore, Religione sono parole prive di senso. Vita e Natura si rivoltano contro la morale che è divenuta contronatura. “Non esistono fenomeni morali, ma soltanto un’interpretazione morale di questi fenomeni”.

Siamo gli assassini di Dio, eclissi del Sole, avvento dell’Oltreuomo. “dire di sì alla vita anche nei suoi problemi più estranei e duri, della volontà di vivere nel sacrificio dei suoi ideali più alti, allietandosi della sua proposta inesauribilità, per essere essa stessa l’eterno desiderio del divenire, quel piacere che rinchiude in sé anche il piacere della distruzione“. Eterno ritorno, tutto ciò che è già stato, si ripete. Esistenza senza senso destinata inesorabilmente a ritornare in un eterno insensato. Amor Fati. Povero Fritz… sofferente testimone della crisi epocale, profeta della rivolta contro il mondo moderno, condannato a pagare la sua ribellione intellettuale con l’isolamento e l’incomprensione. “E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica… Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te”.

La sua scrittura è tra le più belle e stilisticamente eleganti di tutta la storia filosofica occidentale. Purtroppo per filosofare si è annullato come uomo. Incapace di odio. Troppo colto e intelligente per non cogliere le motivazioni degli altri, anche dei malvagi. “Ama i tuoi nemici perché essi tirano fuori il meglio di te”. La sua è una vendetta postuma. Nessuno come lui ha anticipato il Novecento con intuizioni geniali. “Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi”. Saccheggiato, incompreso, usato a sproposito. I nazisti ne hanno abusato mentendo spudoratamente. Nietzsche era filosemita, antirazzista, antinazionalista, antitedesco, europeista… l’opposto dei nazisti. Certo “Lama” Elizabeth ci ha messo del suo. Colli e Montanari a Sils Maria hanno restituito al mondo, con opera meritoria, il testo autentico dei suoi scritti. Qualche svampito ha provato a farne un campione del socialismo. Sciocchezze! Nietzsche è unico e non si riduce ad una dottrina. Detesta il cicaleccio dei colti apparenti. Preferisce la solitudine ai salotti infami. Ama Dürer, in particolare Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo… significa parecchio.

Avendo molto da dire è condannato al silenzio. Per lui il silenzio è più eloquente del disprezzo. Aristocratico dello spirito e del gusto. Munch coglie la sua aristocratica e profetica disperazione.

In manicomio subisce violenze e angherie. I grandi vengono sputacchiati e presi a calci dai cretini. Accade continuamente. Lui, un genio, diviene lo zimbello di infermieri ignoranti. Purtroppo capisce tutto.

È sepolto a Röcken dove è nato, vicino Lützen, dove gli svedesi nel 1632 sbaragliarono gli imperiali ma persero il loro grande re Gustavo Adolfo.

Leggo Nietzsche da più di quarant’anni e lo considero, assieme a Spinoza, un grande maestro. Grazie a questi uomini la nostra esistenza può essere affrontata con coraggio e dignità. Mi hanno insegnato a reagire alla stupidità umana con l’unica vera arma possibile: un assordante silenzio.

“La felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo quando se n’è andata!”.

J.V.

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