Ernst Jünger, Al muro del tempo (An der Zeitmauer)
Ernst Jünger, Al muro del tempo (An der Zeitmauer)
Prima edizione Stuttgart 1959. Tradotto in italiano da Julius Evola con lo pseudonimo di Carlo D’Altavilla. Illustra i mutamenti metastorici alle soglie della nuova Era. Linguaggio rarefatto, squisitamente poetico, heideggeriano nella sostanza.
Periodo di Antaios con Mircea Eliade. Storia della civiltà, mito, religione. Mitografia delle forme cosmiche. Contro la linearità temporale pensata dalla Modernità, il Tempo viene presentato per ciò che è: un entità oscura che suscita grandi attese e terribili incubi. Energia principio immanente della vita. Istanze antropologiche ed estetiche di altissimo livello. Filosofia della storia. Confronto con Erodoto, Hölderlin, Nietzsche e Spengler su tutti. Differenza tra tempo misurabile e tempo del destino, astrologia e grandi cicli naturali, destino collettivo e arte divinatoria. Temporalità come disegno cosmico e insufficienza del tempo oggettivato e misurabile. Rinaturalizzazione della storia e conseguente sovrapposizione della storia della terra alla storia umano-mondana. Trascendenza umana non metafisica né ontoteologica ma vitalistica, incardinata nella vorticosa energia. L’uomo, singolarità ribelle e anarchica, se vuole resistere al flusso nichilistico-razionale della Tecnica, deve radicarsi nell’energia vitalistica della Terra, madre generativa e fondamento energetico. Tellurismo, trascendenza dell’energia astrale e radicamento vitalistico e poetico. Superiorità della poesia nel processo di trascendenza. Lavoro di opposizione all’accelerazione del progresso scientifico (o meglio scientista) che in realtà si sta dimostrando un regresso. Epoca della Tecnica e del Dio che si ritira. In questa maledetta epoca se l’uomo non vuole restare inchiodato al “muro del tempo” deve affidarsi alla Terra (alla Nietzsche). Spirito, potenza cosmica, superiore alla ragione presuntuosa di stampo cartesiano.
Libro complicato e adatto ad ogni superstizione con lettura semplicistica e banalizzante. Assai ricco e chiaroveggente ove siano presenti strumenti di lettura raffinati. Preparazione all’ominoso evento che costringe alla lotta con l’enigmatica dimensione esistenziale: il Tempo. Chiave di lettura nel mito di Anteo, il Gigante che trae la sua forza dalla Terra; per questo Eracle lo vince sollevandolo dal suolo. Con la vittoria del figlio di Zeus, trionfano le forze celesti e precipitano quelle telluriche. Come Mircea Eliade, Jünger rivisita la concezione circolare del tempo. Non esiste un progresso rettilineo.
La storia della terra è scandita in tre momenti: età dell’oro (preistoria); età dell’argento (degli eroi) ed età del ferro (la nostra) che prelude ad una nuova trasmutazione. Parafrasando Gioacchino da Fiore stiamo per entrare in una fase spiritualiter che segue a quelle carnaliter e literaliter. Disfacimento del nomos paterno, era dell’Acquario dopo Ariete e Pesci (Cristo). Riemersione delle forze terrestri annunciate dal ritiro di Dio, dalla perdita del Sacro e dall’avvento del Nichilismo. Pochissimi uomini possiedono strumenti adatti all’adesione al nuovo ciclo, al disvelamento, alla frantumazione della crosta nella quale siamo avvolti dalla Tecnica. Terra trasformata dalla Tecnica in un grande mostro acquatico destinato a precipitare nell’abisso. Possibilità umana, a prezzo altissimo di sofferenza e dolore, di accogliere la metamorfosi in vista di una nuova libertà.
“Attraverso rapide e cateratte il salmone risale le acque fino ai laghi montani. Perde di peso, perde anche il suo colore smagliante, ma lassù ad attenderlo vi è un nuovo senso. Risalire la corrente, abbandonando il mare e la sua libertà, non avrebbe successo, sarebbe inconcepibile, se ad agire, magnetici, già non vi fossero il lago e la sua libertà”.
J.V.