Ludwig
Voglio rimanere un enigma. E non soltanto per gli altri, ma anche per me.
Ludwig, dai dialoghi del film
Ludwig è un film del 1973 diretto da Luchino Visconti sulla vita di Ludovico II di Baviera. Interpretato da Helmut Berger, Romy Schneider, Trevor Howard e Silvana Mangano, è il terzo e ultimo film della “trilogia tedesca”, di cui fanno parte anche La caduta degli dei(1969) e Morte a Venezia (1971).
- Helmut Berger: Ludwig II di Baviera
- Romy Schneider: Imperatrice Elisabetta d’Austria
- Trevor Howard: Richard Wagner
- Silvana Mangano: Cosima von Bülow
- Gert Fröbe: Padre Hoffmann
- Helmut Griem: Conte Duerckheim
- Izabella Telezynska: Regina Madre
- Umberto Orsini: Conte Von Holstein
- John Moulder-Brown: Principe Otto
- Sonia Petrovna: Sophie
- Folker Bohnet: Joseph Kainz
- Heinz Moog: Professore Gudden
- Adriana Asti: Lila Von Buliowski
- Marc Porel: Richard Hornig
- Nora Ricci: Contessa Ida Ferenczy
- Mark Burns: Hans von Bülow
- Maurizio Bonuglia: Borgomastro
1864 il diciannovenne Ludwig Wittelsbach sale al trono di Baviera col nome di Ludwig II. Deciso a regnare seguendo modelli rinascimentali, convinto che l’estetica debba trionfare su tutto, innamorato di Wagner, si scontra con la realpolitik di Bismarck. Fine tragica e misteriosa. Visconti con Ludwig realizza compiutamente la propria visione decadente, estetizzante e profondamente tragica del mondo e del destino umano. Non esiste più traccia di speranza (Rocco e i suoi fratelli), tutto verrà inghiottito dal ferro e dal fuoco prussiani. Fluvialitá narrativa al servizio di un ideale estetico, profonda conoscenza della cultura tedesca e dei suoi esiti tragici, senso altissimo del melodramma, culto della bellezza, attori bellissimi guastati dall’incontro con la durezza del mondo. Fine di un’epoca e di ogni utopia artistica. Il film che più di ogni altro ha segnato la mia vita nel bene e nel male (avevo sedici anni la prima volta che lo vidi, 1972). Helmut Berger e Romy Schneider sono stupendi e sfortunati, romantici, potenti ed infelici. Una Sissi che possiede una gamma di sfumature che nulla ha a che vedere con la frivola, ma famosa, trilogia. Ludwig è la corruzione ultima dell’eroe romantico e quando cade anche l’ultima illusione, Wagner cinico e meschino, interpretato da un monumentale Trewor Howard, non gli resta che consolare la propria follia nei tristi e meravigliosi castelli abitati soltanto dai suoi fidati servi e occasionali amanti. I colori accesi delle prime scene del film diventano sempre più grigi fino alla sequenza finale -l’annegamento- affogata in un nero piovoso e tragico. Anche Luchino Visconti, grande intellettuale fin de race, si chiuderà sempre più nella rilettura dei grandi romanzi, perdendo ogni illusione e descrivendo se stesso nel malinconico Gruppo di famiglia in un interno, severa e matura riflessione sulla morte. E qui il filo nero che collega il Principe Salina, Aschenbach e Ludwig a Visconti stesso è palese. La bellezza viene sconfitta prima dalla non-vita politica e poi dalla morte.
J.V.