8 settembre
8 settembre
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“E poi nemmeno l’ordine hanno saputo darci. Di ordini ne è arrivato un fottio, ma uno diverso dall’altro, o contrario. Resistere ai tedeschi – non sparare sui tedeschi – non lasciarsi disarmare dai tedeschi – uccidere i tedeschi – autodisarmarsi – non cedere le armi”.
(Beppe Fenoglio, Primavera di bellezza)
Il 3 settembre 1943 viene siglato segretamente l’armistizio di Cassibile tra il generale Castellano, incaricato da Badoglio, e il generale comandante americano Eisenhower, futuro presidente degli Stati Uniti.
Il giorno dopo la sua proclamazione, 8 settembre 1943, il re abbandona Roma e si rifugia a Brindisi.
In precedenza, il 25 luglio 1943, Mussolini era stato deposto dal Gran consiglio del Fascismo. Lo stesso giorno il re Vittorio Emanuele III aveva nominato capo del Governo il maresciallo Pietro Badoglio, ex capo di Stato maggiore: sarà lui ad autorizzare la resa.
L’armistizio viene reso pubblico 5 giorni dopo. La situazione militare è disastrosa. Dopo lo sbarco in Sicilia, il 10 luglio, il governo italiano perde tempo prezioso nell’inutile tentativo di evitare una resa senza condizioni. L’ambiguità di Badoglio è manifesta nel suo proclama ai microfoni dell’Eiar:
“Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
Nessuno capisce che cosa si debba fare, quali sono gli ordini: non sparare più agli americani? Iniziare a colpire i tedeschi? L’ambiguo proclama lascia tutti, volutamente, nella confusione totale. Le prime vittime di questa ambiguità sono i soldati. In realtà Badoglio, con la sua consueta vigliaccheria spera che gli americani tolgano le castagne dal fuoco. Non andrà così.
8 settembre fuga
Inoltre i vertici del Paese (il re, la regina, Badoglio e altri pezzi grossi dello Stato maggiore) all’alba del 9 settembre, appena giunge notizia dell’avanzata di truppe tedesche verso Roma, fuggono da Roma e vanno a Brindisi. Nessun provvedimento viene preso per difendere la capitale. L’esercito, lasciato senza ordini, in molti casi si dissolve. La reazione tedesca non si fa attendere. Il comando supremo delle forze armate del Reich mette in atto il Piano Achse (Asse) già pronto da tempo perché i vertici tedeschi si aspettavano il tradimento italiano. Le forze tedesche, la notte tra l’8 e il 9, occupano aeroporti, stazioni ferroviarie e caserme. I militari italiani vengono disarmati e si trovano davanti alla scelta di continuare a combattere per i tedeschi o essere internati in Germania come prigionieri di guerra. Chi si oppone viene fucilato immediatamente. La Divisione Acqui sull’isola di Cefalonia viene annientata.
I civili sono abbandonati al loro destino. I negozi sono vuoti ed esiste soltanto la borsa nera. Tutti prendono coscienza del fatto che, non soltanto la guerra non è finita, ma si trasforma in guerra civile.
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Mussolini, il 23 settembre 1943, proclama la Repubblica di Salò, mentre i partigiani iniziano la guerra di liberazione. Il Comitato di Liberazione Nazionale viene fondato a Roma il 9 settembre 1943, mentre lo Stato italiano si dissolve e con esso la credibilità dei suoi vertici istituzionali. Il giurista Salvatore Satta, nel suo libro De profundis del 1948, definisce l’8 settembre “morte della patria”. Ernesto Galli della Loggia e Renzo De Felice negli anni novanta riprendono questo triste tema sostenendo che il sentimento nazionale italiano creato dal Risorgimento muore e non rinasce più dopo l’8 settembre. Galli della Loggia in “La morte della patria” sostiene che neppure la Resistenza ha potuto creare un nuovo sentimento nazionale dal momento che essa era divisa fra più “anime”, alcune delle quali di sentimenti internazionalisti, se non dichiaratamente contrari agli interessi nazionali. Galli Della Loggia si riferisce alla posizione del PCI in merito alle rivendicazioni jugoslave in Venezia Giulia. Claudio Pavone (Una guerra civile) e Nicola Tranfaglia (L’Italia repubblicana e l’eredità del Fascismo)rivalutano in saggi magistrali il ruolo della Resistenza.
8 settembre pavone
Oggi?…
J.V.

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