ACCADE IN IRAN. CAPELLI AL VENTO CONTRO FUCILI

ACCADE IN IRAN. CAPELLI AL VENTO CONTRO FUCILI

La nomenklatura khomeneista è in difficoltà. Le giovani donne che ballano muovendo i capelli al vento spaventano il potere iraniano. Arresti di massa, giornaliste coraggiose perseguitate, chiunque ricordi in qualche modo l’orrore subito da Mahsa Amini viene braccato dai guardiani della polizia morale (sì, polizia morale!). Viene arrestato chi osa parlare di Hannaneh Kia a Nowshar o di Ghazale Chelavi ad Amol. Internet non funziona, i social sono bloccati. Ormai in Occidente sappiamo comunque ciò che è accaduto a Mahsa la “mal velata”, arrestata il 13 settembre e deceduta, a causa delle percosse, il 16. Nel 1999 si erano ribellati gli studenti universitari, nel 2003 i monarchici, nel 2009 e negli anni seguenti i poveri cristi esasperati dal carovita.

Eppure il regime khomeinista tiene grazie al terrore e alla disinformazione. Le cancellerie occidentali sono impegnate sul conflitto russo-ucraino e non hanno tempo di occuparsi della tragedia iraniana. Dicono che “non è il momento “, temono di passare per islamofobe (anche una parte, non la migliore, della sinistra nostrana) soltanto accennando a valori che dovrebbero essere universali come il rispetto della persona e la dignità della condizione femminile. In questo momento in Iran, molti fratelli, mariti, amanti lottano assieme alle donne contro paura e intimidazioni al grido di “donna, vita, libertà “.

Come scrive la giornalista della BBC Sima Sabet “le prigioni del regime non sono grandi abbastanza da contenere ottanta milioni di iraniani”. Noi non corriamo i loro rischi ma quantomeno dovremmo parlarne nelle piazze, nelle scuole… dappertutto.

J.V.

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