Accidia
Accidia
Fitti nel limo, dicon: “Tristi fummone l’aere dolce che dal sol s’allegra,portando dentro accidioso fummo:or ci attristiam ne la belletta negra”.Quest’inno si gorgoglian ne la strozza,ché dir nol posson con parola integra.(Dante Alighieri, Canto VII, Inferno)L’accidia o acedia è l’avversione all’operare, mista a noia e indifferenza. Nell’antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indica lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l’indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine viene ripreso nel Medioevo, quale concetto della teologia morale e designa il torpore malinconico degli spiriti contemplativi. Accidia quasi sinonimo di noia che nasce da uno stato di soddisfazione e non di bisogno.Al pari degli altri sei peccati capitali, l’accidia viene considerata causa di un’intera gamma di peccati veniali tra i quali ozio e pigrizia.L’asceta Evagrio Pontico ( Ibora, 345 – Egitto, 399) è stato un monaco cristiano, elui si deve una classificazione degli otto (in seguito diventati sette) peccati o vizi capitali, che chiamò pensieri, e dei mezzi per combatterli, discussi in varie opere tra cui il Praktikos, l’Antirrhetikos e gli Otto pensieri. In particolare, nell’elencazione originaria mancava il vizio dell’invidia, mentre la tristezza era individuata come vizio a sé, e poi venne accorpata nell’accidia; stessa cosa accadde per la vanagloria, accorpata alla superbia. Gli altri vizi sono gli stessi giunti a noi (ira, lussuria, avarizia, gola).A lui si deve anche la divulgazione dell’Esicasmo (dal greco ἡσυχασμός hesychasmos, da ἡσυχία hesychia, calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione), una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell’Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo) e il cui fine è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato. L’accusa che venne mossa a Evagrio Pontico fu proprio quella di essere il difensore dell’accidia. Emil Ciorán ne ha compreso, come sempre, benissimo, la genesi “All’ombra dei monasteri una sorda tristezza faceva nascere nell’anima dei monaci quel vuoto che il Medioevo chiamava acedia. Questo disgusto, scaturito dal deserto del cuore e dalla pietrificazione del mondo, è lo spleen religioso. Non disgusto di Dio, ma tedio in Dio. Acedia è il pomeriggio delle domeniche vissuto nel silenzio pesante dei monasteri.” Brillante e caustico come sempre. Un vero e proprio trattato sull’accidia è il secondo libro del Secretum di Francesco Petrarca nel quale Sant’Agostino esorta il poeta a vincere questo peccato… che è poi, alla fine, ancora oggi, a mio modesto avviso, il peccato, o la condizione esistenziale, dei veri scrittori. Direi che per lo scrittore l’ozio è il padre delle virtù.Oggi il termine accidia assume significati negativi perché sinonimo di indifferenza, disgusto per la vita; una parola sfuggente persino per il vocabolario. Una dura condanna arriva dal papa in persona “E’ un brutto peccato, il peccato dell’accidia (…) è peggio che avere il cuore tiepido, peggio ancora… non avere voglia di andare avanti, non avere voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia… L’accidia paralizza il cuore dell’uomo e lo porta a vivere come un albero dalle radici secche. (Papa Francesco). Francesco è in linea con San Tommaso “L’accidia è una tristezza opprimente che produce nell’animo dell’uomo una depressione tale per cui non si ha più voglia di fare nulla”.L’accidioso letterario per eccellenza è Oblomov, protagonista del libro di Gončarov: implora di esser lasciato a languire per il resto della sua vita, liberato da ogni preoccupazione e responsabilità, sa di essere un parassita ed è felice di esserlo, sa che i suoi possedimenti sono in cattive acque, che è necessario occuparsi dei relativi problemi finanziari, che dovrebbe farsi un viaggio di migliaia di chilometri per affrontarli…. ma non fa nulla. È innamorato della deliziosa Olga ma rinvia la data del matrimonio finché lei non rompe il fidanzamento. Oblomov è il signore dell’ozio e della stasi, il campione svogliato d’indolenza. A che serve muoversi, sposarsi, affaticarsi. Occorre ripararsi dal vivere come ci si ripara dalla pioggia e dal sole, evitare rischi. Meglio dormire e vivere pigramente. Marcello Mastroianni, il magnifico protagonista della Dolce vita, incarna benissimo Oblomov perché l’accidia costituiva, per sua stessa ammissione, l’essenza del suo carattere. Purtroppo non interpretò lui l’Oblomov dell’omonimo film di Michalkov. In compenso sarà il protagonista di Oci ciornie del 1987, diretto dallo stesso Nikita Sergeevič Michalkov, ispirato ad alcuni racconti di Anton Čechov, dove la componente oblomovista viene comunque allo scoperto.Secondo Buddha ” colui che non si alza quando è tempo di alzarsi, che, sebbene giovane e forte, è pieno di accidia, la cui volontà e pensieri sono deboli, questo pigro e inutile uomo non troverà mai il percorso verso la conoscenza.” E chi lo avrebbe pensato? Persino il Principe Siddharta… vattti a fidare.Insomma l’accidia è considerata negativamente, un peccato appunto. Persino Salvatore Natoli, nel Dizionario dei vizi e delle virtù, ci presenta l’accidia come una sorta di qualunquismo, di disfattismo. L’ozio pervicace causa la maldicenza, la verbosità sterile, la chiacchiera.In realtà Giorgio Manganelli qualche domanda se la pone “Nessuno ha mai fatto l’elogio dell’accidia, e non sarà ora di cogliere la grazia, la sottile allusività di un vizio che consiste essenzialmente nell’astenersi dal fare, nel disamare il fare, l’essere, amare il disessere?” Come sempre fuori dal coro… ma in compagnia del solito Ciorán “L’estasi, nei suoi primi slanci, crea a sé stessa un paesaggio; l’accidia lo sfigura, rende esangue la natura, insipida l’esistenza, e genera un tedio velenoso che solo il nostro stato di mortali privati della grazia ci permette di capire”; ma addirittura Jean-Louis Bory rovescia la frittata “Gola, accidia, lussuria: queste sono le tre virtù cardinali, le virtù della festa. Il paradiso sulla terra.” con buona pace di secoli di critica contro l’accidia. Anzi secondo Miguel Ángel Arcas “L’accidia richiede uno sforzo maggiore che l’entusiasmo.”Forse il futuro dell’accidia risiede nei peccati contro ciò che oggi pare connotarci sempre di più: la tecnologia. E come sostiene Fragmentarius “Io sarò tra gli accidiosi, a fare bolle per sempre sotto l’acqua dello Stige”.J.V.