Angelo
Angelo
Non ci sei più da 25 anni. Ti penso ogni giorno. Mi hai insegnato molto. Eri uno giusto e ti ho sempre ammirato. Avevi coraggio perché conoscevi la paura e in questo ti assomiglio. Eri un combattente nato. Non ti piegavi di fronte a nessuno. Orgoglioso di essere siciliano, eri però contento che io potessi crescere a Genova. Mi portavi per mano ad ascoltare Pajetta. Dicevi che Stalin era stato troppo morbido e quando ti raccontavo dei suoi crimini facevi finta di credermi per la stima che provavi per me. “Se lo dice mio figlio che insegna storia… “ ma in realtà restavi convinto, come molti della tua generazione, che “u zu Peppe” aveva battuto i nazisti e tanto bastava. Poi con l’età compresi che non era giusto da parte mia portarti via le illusioni giovanili e ciò in cui credevi. Suonavi il violino da autodidatta e mi son sempre chiesto come diavolo avessi fatto. Stavi sempre dalla parte dei disgraziati. Eri generoso e detestavi le inutili finzioni. Dividevi il mondo in tipologie umane come Sciascia. Dicevi che la più diffusa era la quinta: i quaquaraquá. Ecco, caro papà, oggi i quaquaraquá sono assai aumentati e tu non ti troveresti a tuo agio. A te piacevano quelli come Placido Rizzotto, Terracini e Pajetta.
Eri ateo convinto e non penso che tu mi possa guardare da lassù… però mi piacerebbe tanto. Ti voglio bene. Tuo figlio…
Firmo sempre ciò che scrivo con le iniziali del personaggio che amavi di più…
J.V.