Appunti sulla mediocrità
Appunti sulla mediocrità
“Ci si meraviglia, a torto, del successo della mediocrità. La mediocrità non è forte per ciò che è in sé, ma per le mediocrità che rappresenta, e in questo senso la sua potenza è formidabile. Più l’uomo di potere è meschino, più conviene a tutte le cose meschine. Paragonandosi a lui, ciascuno si domanda: «Perché non potrei arrivare a mia volta?» Egli non suscita alcuna gelosia: i cortigiani lo preferiscono perché possono disprezzarlo; i re se lo conservano come una manifestazione della loro onnipotenza. La mediocrità non solo ha tutti questi vantaggi per restare ben salda al suo posto, ma possiede anche un merito assai più grande: esclude dal potere la capacità. Il deputato degli sciocchi e degli imbecilli al ministero accarezza due passioni del cuore umano: l’ambizione e l’invidia.” (François-René de Chateaubriand)
La mediocrità è la zona grigia, la passiva rassegnazione, il calcolo di chi non vuole esporsi per viltà. Il mediocre solitamente tende alla malvagità, all’invidia verso chi è più bravo di lui. Giustifica il proprio scarso valore paludandolo con attacchi al merito di stampo socialcomunista come se Marx o Lenin amassero la mediocrità (tutto il contrario). Il mediocre vuole livellare tutto verso il basso, riportare ogni cosa al proprio infimo livello, nega che chi possiede talento valga più di lui, detesta chi eccelle negli studi, esalta l’ignoranza e blatera di uguaglianza senza aver letto un libro in vita sua. La dimensione del pensiero non gli appartiene, esegue gli ordini del capo, in genere il mediocre per eccellenza (vedi Hitler o Stalin), si riconosce e si esalta nella massa anonima che tutto livella. È indifferente al bene e al male. È banale nella sua malvagità e nella sua invidia. Guarda la televisione spazzatura e si sente bene, può discettare anche lui di politica dopo aver ascoltato le sciocchezze della politica-intrattenimento, parla di economia o di medicina senza un briciolo di competenza, però si sente in diritto di sproloquiare. Il mediocre esprime opinioni malgrado la sua abissale ignoranza. A causa di questa profonda incultura sostiene che la scuola non serve e si picca di scrivere in modo tronfio che lui proviene “dall’Università della strada”. In genere il mediocre è un cretino che non prova vergogna a ricoprire cariche che non merita. La sua ignoranza gli fa da scudo. Una persona intelligente e colta avverte il pericolo del ridicolo e della inadeguatezza. Il mediocre no. Ritiene che chiunque possa fare qualsiasi cosa e quindi discetta boriosamente di storia, filosofia, letteratura, politica, medicina, astronomia. Grazie ai social scrive (tanto per dire) le proprie sciocchezze, offende, attacca, si erge a giudice, pontifica. Di volta in volta è ingegnere, avvocato, medico, professore, astronomo, minchiologo. Di fronte a persone autorevoli culturalmente, messo con le spalle al muro, attacca con “questo lo dice lei”. La mediocrità è un peccato mortale, una Morte continua, una pestilenza, una cuccia puzzolente. La società omologante sforna continuamente mediocri conformisti. Autori mediocri e senza idee riscuotono un grande successo siano essi musicisti, pittori, politici, scrittori (sempre per dire). La loro cifra è la banalità, lo slogan, la coazione a ripetere. La richiesta di mediocrità nella società attuale è altissima. Il talento, l’intelligenza, il pensiero spaventano. Il grande Ennio Flaiano coglie nel segno “Niente di più triste di un artista che dice: ‘Noi pittori’, oppure: ‘Noi scrittori’; e sente la sua mediocrità protetta e confortata da tutte le altre mediocrità, che fanno numero, società, sindacato.”La mediocrità è la tendenza dominante e se ti chiami fuori dal coro vieni perseguitato. Gli uomini piccini non vogliono pensare, amano il conformismo. Ignoranza e mediocrità sono una miscela esplosiva in tempi di “libere elezioni democratiche”.
Come scrive Oscar Wilde “Ogni nostro successo ci crea un nemico. Per essere popolari è necessario essere delle mediocrità.”Il mediocre teme soltanto l’indifferenza, il linguaggio sobrio, austero, intelligente e sincero. Il mediocre è un mostro, un pericoloso elemento in grado di ripetere gli orrori del secolo passato, un volonteroso carnefice. Il novello Leviatano è un mostro di mediocrità.
Certo leggendo Dávila rifletto anche sulla mia mediocrità “La mediocrità che ci spaventa è forse l’ombra che proietta sul mondo la nostra stessa mediocrità.” E allora penso a Spinoza, a Dante, a Shakespeare e nella mia siderale distanza da questi giganti tento di seguire la strada del duro studio. Il mediocre, nella sua monumentate ignoranza, non riconosce la superiorità altrui, è gretto e meschino, senza pudore.
“Tanto più grande è un uomo, tanto più si espone a essere ferito da tutti: la tranquillità è solo per i mediocri, la cui testa sparisce nella folla.”(Louis-Ferdinand Céline)
Sagge parole… assai veritiere e definitive.
J.V.