BUFFON, UN IMMENSO CAMPIONE … CON QUALCHE CADUTA
BUFFON, UN IMMENSO CAMPIONE … CON QUALCHE CADUTA
Buffon smette col calcio giocato. Una lunghissima gloriosa carriera: ventotto anni. Più unico che raro. Uomo complicato, guascone, contraddittorio. Campione immenso, uno tra i più forti portieri di ogni tempo e luogo, se non addirittura il numero uno per eccellenza. Se la batte con Jašin e Zamora. Decisamente il più grande degli ultimi settant’anni. Ogni tanto qualche papera (pochissime) che non inficiano le migliaia di parate miracolose. La più importante sul colpo di testa di Zidane al mondiale 2006. Zizou ci resta così male da innervosirsi pesantemente e rifilare una testata a Materazzi consegnandoci de facto la coppa del mondo.
Capace di giocare in serie B per fedeltà (Juventus) o amore (Parma). Giovane esuberante e di tendenze pesantemente destrorse “Boia chi molla” e 88 (Heil Hitler) sulla maglia. Oggi, uomo maturo, dice di aver scelto allora quelle scritte sulla maglietta per pura giovanile ignoranza. Sforziamoci di credergli dal momento che Ulivieri, di acclarata fede comunista, gli diede la sua benevolenza. E poi Buffon è simpatico, spontaneo, gran lavoratore e perfezionista. Ha vinto tutto tranne la coppa dei campioni (famoso sfogo contro l’arbitro sul “bidone di spazzatura al posto del cuore”). In definitiva un immenso campione, un uomo con i suoi umani difetti. Al netto delle diverse fedi calcistiche merita calorosi applausi ed un sentito grazie. Ciao Gigi.
J.V.