Buñuel 
Luis Buñuel
“Io, grazie a Dio, sono sempre stato ateo”
Luis Bunuel cinema
Un maestro del cinema che demolisce con dissacrante ironia i pilastri della società borghese: chiesa, famiglia, esercito, perbenismo.
Luis Buñuel Portolés nasce nel 1900 in Aragona, nel paese “medievale” di Calanda da facoltosi proprietari terrieri che gli impongono una rigidissima educazione. Rigetto come risposta. Lo mandano a studiare dai gesuiti a Saragozza e così diviene anticlericale convinto “Io sono profondamente e coscienziosamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini“. Vorrebbe diventare musicista ma il padre lo costringe a studi di agraria. Dura poco. Studia entomologia, poi lettere e filosofia. Legge Marx, Darwin, De Sade, i classici della psicoanalisi, ascolta con amore Wagner e Debussy, adora il teatro. Matura un pensiero anarchico e si avvicina all’arte futurista, al surrealismo e al simbolismo. La Spagna gli sta stretta. Va a Parigi, lavora come assistente di Jean Epstein alla regia di “Mauprat” e de “La caduta della casa Usher”. Adora la boxe e sale sul ring diverse volte. Per fortuna nostra prevale la settima arte. Così   gira Un chien andalou  nel 1929 assieme a Salvador Dalì.
Luis bunuel lorca dalì
Sequenze senza ordine logico, citazioni colte sparse, occhio di una donna tagliato da un rasoio. Grande successo di critica e di pubblico. Inizia una carriera che durerà mezzo secolo. Entra dalla porta principale nel movimento surrealista. L’anno dopo i visconti di Noailles, ricchi filantropi, gli finanziano L’age d’or, primo lungometraggio sonoro che si apre con un breve documentario sugli scorpioni, esseri asociali, violenti, velenosi. Poi una sequenza sulla posa della prima pietra per la fondazione di Roma e una cerimonia pubblica che approda in un ricevimento privato nella Roma imperiale. Una satira dell’Italia fascista. Il film si conclude con una citazione da “Le centoventi giornate di Sodoma” segnata da blasfemi echi cristologici. Film grottesco e surreale, denso di pulsioni erotiche, scandito dai temi del dolore, della vecchiaia, da accostare ai dipinti dell’amico pittore René Magritte. I Noailles vengono messi alla berlina, gruppi di fascisti irrompono nella sala e devastano tutto, il questore ritira la pellicola.
luis bunuel l'age d
Bunuel torna in Spagna e gira un documentario sulle condizioni miserabili dei contadini dell’Estremadura. Durante la guerra civile aderisce alle Brigate Internazionali e raccoglie fondi per la causa. Nel ‘38 va negli Stati Uniti come esule politico. Lavora presso il Museo d’arte moderna di New York ma viene licenziato a causa dell’ex amico Salvador Dalì che  in un’autobiografia lo accusa di essere ateo. Nel ‘46 va in Messico dove gira film a scopo “alimentare” per sopravvivere. Poi I figli della violenza viene premiato a Cannes nel ‘51. Sette anni dopo altro premio con l’anticristiano Nazarín e poi la Palma d’oro con Viridiana, ovviamente accusato di blasfemia e censurato in molti paesi.
Luis bunuel Viridiana
Leone d’oro a Venezia con Bella di giorno. Oscar come miglior film straniero con Il fascino discreto della borghesia. Ultima fatica nel ‘77 Quell’oscuro oggetto del desiderio. Da leggere l’autobiografia Mon dernier soupir pubblicata postuma.
Poeta del cinema, critico radicale della razionalità moderna, libera l’inconscio e raggiunge la sur-realtà. Un regista magico, dissacratore, intelligentissimo, capace di riprodurre il sogno sullo schermo con scene oniriche, allucinatorie, dissacranti. Odiato dalle destre, esaltato dagli intellettuali della gauche  francese, Prévert su tutti. Francisco Rabal e Fernando Rey i suoi attori preferiti.
Luis bunuel fernando rey
Luis bunuel francisco rabal
Bunuel fa parte di diritto del gruppo dei grandi registi, da Hitchcock a Wilder, da Cukor a Welles. Recita per Dalton Trumbo in E Johnny prese il fucile del 1971, una pietra miliare dell’antimilitarismo. Nel 1982 gli assegnano il Leone d’oro alla carriera. Muore per cirrosi epatica “Mi ci vorrebbe una vita per enumerare i vantaggi dell’alcol “. Un anarchico innocente, simbolo della contestazione, distante da ogni chiesa bianca o rossa che sia. Antiborghese, anticlericale, antimarxista, libertario e… terribilmente attuale.
J.V.

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