Calcio politicamente corretto
Calcio politicamente corretto
Var, prove televisive, spray per le punizioni, rigori per ogni minima spintarella o colpetto di mano, discussioni televisive infinite su sciocchezze inenarrabili, opinionisti che “leggono” un’azione di gioco, che parlano di “tramonto del primo tempo”. Basta… non ne posso più. Mi fanno diventare simpatici il cascatore piroettante Chiarugi, il fallosissimo Garbarini, il killer Montero, il provocatore seriale Amarildo. Banalità continue sui giornali, giocatori mediocri valutati come Pelé o Maradona, gossip continuo. Il calcio in realtà è semplice: un gruppo solido formato da un fuoriclasse, sette giocatori buoni, un gran portiere e due tignosi settepolmoni. Tutti, tranne il fuoriclasse, devono sputare sangue e correre almeno 12 km a partita. Così Italia e Germania hanno vinto otto mondiali (quattro a testa). Il Brasile ha iniziato a vincere quando ha capito l’importanza della difesa, di un buon portiere e della condizione atletica complessiva. Quando si affida ai Carlos Alberto e ai Tostao vince, quando spera nei fighetti presuntuosi alla Neymar viene travolto e rimedia figuracce spaventose. Il calcio è quello di Godin, Gattuso, Furino, Benetti e dei fuoriclasse come Maradona e Pelé. Oggi le squadre europee vincenti applicano elementari regole: serietà, preparazione atletica, allenatori intelligenti e capaci di gestire il gruppo, poche chiacchiere e tanta corsa. Questa la realtà. Poi, un tempo, ci fu il sogno olandese: spettacolo, calcio totale, bellezza allo stato puro. Risultato: zeru tituli. Tre finali mondiali, tre sconfitte.
Concludo: più Riva e meno Balotelli, più Ancelotti e meno palloni gonfiati; qualche errore arbitrale mi sta bene purché tolgano Var, spray e commentatori politicamente corretti. E poi il calcio, come la vita, è ingiusto. Basta saperlo. Sono sampdoriano e so benissimo che gli arbitri aiutano Juve, Inter e Milan. Mi sta bene. Non mi sta bene che vogliano farmi credere che con il politicamente corretto il calcio diventi giusto. Non lo è e non lo deve essere. La birra deve essere alcolica… se è analcolica è una cazzata. Poi uno può decidere di non bere. Questo vale anche e soprattutto per il calcio, per la pallanuoto, il Basket e qualsiasi sport di squadra dove la ricetta è semplice: fatica, fatica, fatica…
P.S. Ho visto la squadra femminile statunitense quattro volte campione del mondo: giocano bene, corrono, picchiano, soffrono; hanno una fuoriclasse, un buon portiere, sette buone giocatrici e due tignose settepolmoni… così tanto per dire. L’Italia è sulla buona strada ma ancora inferiore.
J.V.