Calunnia
Calunnia
“C’è un solo micidiale veleno contro cui non esisterà mai difesa né rimedio: la calunnia. È il capolavoro del genio del male.”
(Alessandro Morandotti)
In genere coloro che parlano di noi, ne parlano male, e se qualcuno ne parla bene lo dice male. La calunnia è velocissima, si propaga immediatamente. I suoi alfieri sono i “si dice” e i “forse”, i “mi han voluto dire” e i “mi han detto che gli han detto”. La calunnia è un venticello/un’auretta assai gentile/che insensibile, sottile/leggermente, dolcemente/incomincia a sussurrar.
Il calunniatore, adulatore in pubblico, esordisce sostenendo che non intende parlar male di nessuno, ma… È facilmente riconoscibile perché non differisce dal malvagio che per l’occasione. Non gli interessa altro che parlare, non vuol sapere il come, la verità dei fatti, dalla bocca gli esce veleno. Il calunniatore è volgare, invidioso, malvagio, ipocrita, odia se stesso… un infelice che fa della calunnia la sua squallida vendetta. Nessun animo gentile sfugge alla maldicenza. Come recita il Bardo “Quand’anche foste casta come il ghiaccio, e pura come la neve, non sfuggireste per questo alla calunnia.”
Come rispondere? Con umiltà e ricordando le parole di Cioran “Vedere nella calunnia parole, nient’altro che parole, è l’unico modo per sopportarla senza soffrire. Disarticoliamo qualsiasi frase detta contro di noi, isoliamo ogni vocabolo, trattiamolo con lo sdegno che merita un aggettivo, un sostantivo o un avverbio… Oppure, liquidiamo seduta stante il calunniatore.”
Col silenzio e la consapevolezza che occorrono il tuo nemico e il tuo amico insieme per colpirti davvero. Il primo per calunniarti, il secondo per venirtelo a dire. Non vi è dubbio che la calunnia è grave quanto l’incesto e l’assassinio, uno dei comportamenti più spregevoli. Come sempre pronuncia parole definitive Friedrich “Se si scopre la traccia di una calunnia veramente infame, non se ne ricerchi mai l’origine fra i propri nemici leali e semplici; giacché questi, se inventassero sul nostro conto qualcosa del genere, non troverebbero, come nemici, nessun credito. Ma quelli a cui noi per un certo tempo siamo stati massimamente utili, ma che per un qualsiasi motivo possono essere in segreto sicuri di non ottenere più nulla da noi, – costoro sono in grado di mettere in circolazione l’infamia: essi trovano credito, da un lato perché si suppone che non inventerebbero niente che potesse portar danno a loro stessi, dall’altro perché ci hanno conosciuti più da vicino.”
Preciso, perfetto, chirurgico, duro e profondo… È quanto accaduto a me e ovviamente non avrei potuto dirlo meglio di Nietzsche.
Comunque si soffre… e molto.
J.V.