CARLO V D’ASBURGO
CARLO V D’ASBURGO
«La mia vita è stata soltanto un lungo viaggio.»
(Carlo V d’Asburgo)
Carlo nasce a Gand il 24 febbraio 1500 da Filippo il Bello (figlio di Massimiliano I d’Austria e Maria di Borgogna) e Giovanna la Pazza (figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona).
Duca di Borgogna a sei anni a causa della morte del padre. Dieci anni dopo re di Spagna, entrando così in possesso anche delle Indie occidentali e dei regni aragonesi di Sardegna, Napoli e Sicilia. Educazione regale grazie a Robert de Gand, Adrian Wiele, Juan de Anchieta, Luis Cabeza de Vacae Charles de Poupetsignore di Chaulx. Il suo tutore dal 1507 è Adriaan Florensz di Utrecht, all’epoca decano di San Pietro e vice-cancelliere dell’università e futuro papa Adriano VI. Dal 1509 suo tutore sarà Guillaume de Croÿ, Signore di Chièvres. Tutta l’educazione del giovane principe si svolge nelle Fiandre. Cultura fiamminga e in lingua francese. Perfetto cavaliere dalla salute malferma, probabilmente sofferente di epilessia.
A diciannove anni arciduca d’Austria e capo della Casa d’Asburgo. Designato di conseguenza, grazie all’eredità austriaca, imperatore del Sacro Romano Impero dai sette principi elettori in base alla Bolla d’oro di Carlo IV di Boemia. Eletto grazie all’oro dei Fugger vuole riprendere ed affermare l’idea medievale di monarchia universale influenzato dal suo importante consigliere Mercurino da Gattinara. Potente esercito pagato con l’argento americano e le cospicue entrate fiscali provenienti dai Paesi Bassi. Sposa sua cugina Isabella del Portogallo dalla quale avrà sei figli. Avrà inoltre anche sette figli naturali.
Viaggia continuamente. Il suo immenso impero non ha una capitale vera e propria. Tre ostacoli al suo progetto: Francia, Riforma, Impero ottomano.
Nominato Difensor Ecclesiae da papa Leone X, promuove la Dieta di Worms (1521) e mette al bando Martin Lutero, tratto però in salvo dai principi protestanti. Nello stesso anno inizia il primo conflitto con Francesco I di Francia che terminerà con la cattura di quest’ultimo nella battaglia di Pavia del 1525. Due anni dopo i lanzichenecchi scendono in Italia e saccheggiano Roma. Carlo prende le distanze dai suoi mercenari e condanna fermamente i massacri tentando di giustificarli con l’assenza improvvisa del comandante dei lanzi Frundsberg. Tre anni dopo viene incoronato re d’Italia a Bologna in ottemperanza ai patti sottoscritti a Cambrai. L’incoronazione ebbe luogo a Bologna a causa del precedente Sacco di Roma. Due giorni dopo, nella chiesa di San Petronio, Carlo V viene incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero, avendo ricevuto dieci anni prima in Aquisgrana la corona di Re dei Romani. Questa volta la consacrazione imperiale viene direttamente imposta dalle mani del Pontefice. Purtroppo nello stesso anno muore il Gran Cancelliere Mercurino Arborio Gattinara, il consigliere più influente e ascoltato del Re. Dopo la scomparsa del Gattinara, Carlo V non avrà altri consiglieri particolari. Clemente VII riesce a far sposare sua nipote Caterina dei Medici con il secondogenito di Francesco I, Enrico, il quale, a causa della morte prematura dell’erede al trono Francesco, sarebbe diventato a sua volta Re di Francia con il nome di Enrico II. Questo matrimonio spingerà Francesco I a essere più intraprendente e aggressivo nei confronti di Carlo V.
Tra il 1529 e il 1535 Carlo V affronta la minaccia islamica, difende Vienna e conquista Tunisi. Vittorie effimere a causa delle sconfitte degli anni quaranta. Nel 1547 finalmente cattura i principi protestanti ribelli ma non riesce ad impedire la nuova alleanza tra il re di Francia Enrico II e il sultano Solimano il Magnifico che ambiva al predominio sulle coste africane del mar Mediterraneo. Si apre un secondo fronte di conflitto nel Mediterraneo, da parte dell’ammiraglio turco-ottomano Khayr al-Din, detto Barbarossa, capo dei pirati musulmani, che infestava e depredava le coste europee e le navi mercantili. Il 27 settembre 1537 a Prevesa Barbarossa sconfigge la flotta imperiale. Questa sconfitta induce Carlo V a riprendere i rapporti con gli Stati della Germania, di cui aveva comunque bisogno, sia da un punto di vista finanziario sia militare. Il suo atteggiamento più conciliante verso i rappresentanti luterani, tenuto nelle diete di Worms (1540) e Ratisbona (1541), gli valgono l’appoggio di tutti i principi, oltre che l’alleanza di Filippo I d’Assia. Intanto il nuovo pontefice Paolo III Farnese dal 1534 si dichiara neutrale nella contesa tra Francia e Impero, per cui Francesco I, forte di questa neutralità, riprende le ostilità, dando inizio al terzo conflitto con l’imperatore, che si conclude soltanto due anni dopo, nel 1538, con la pace di Nizza, che non porta nessun risultato, lasciando inalterate le risultanze della pace di Madrid e della pace di Cambrai, che avevano concluso i due precedenti conflitti. Contemporaneamente a questi avvenimenti, Carlo V deve combattere anche la diffusione della dottrina luterana che aveva trovato il suo punto di massima nella formazione della Lega di Smalcalda nel 1531, alla quale cominciavano ad aderire sempre più numerosi i principi germanici. Inoltre la spedizione contro Algeri, base logistica del Barbarossa, del 1541 sarà un fallimento malgrado gli sforzi imperiali. La grande flotta raccolta a La Spezia, comandata da esperti ammiragli quali Andrea Doria, Ferrante I Gonzaga e Hernán Cortés viene parzialmente distrutta dalle tempeste autunnali. Più di 150 navi cariche di armi, soldati e approvvigionamenti. Ciò che restava non era sufficiente per concludere vittoriosamente l’impresa. Di fatto il Mediterraneo viene perduto. Per quanto riguarda la riforma papa Paolo III convoca un Concilio ecumenico nella città di Trento, i cui lavori vengono ufficialmente aperti il 15 dicembre 1545. Imperatore e pontefice non vedranno la fine dei lavori. Dal momento che i protestanti rifiutano di riconoscere l’autorità del Concilio, Carlo entra in guerra nel mese di giugno del 1546, forte di un esercito composto dai pontifici al comando di Ottavio Farnese, dagli austriaci di Ferdinando d’Austria, fratello dell’Imperatore, e dai soldati dei Paesi Bassi al comando del Conte di Buren. L’Imperatore viene affiancato da Maurizio di Sassonia, sottratto alla Lega Smalcaldica. Gli imperiali vincono a Mühlberg nel 1547 e l’impresa viene immortalata da Tiziano in un celebre quadro che ritrae Carlo V a cavallo in attesa di sferrare l’attacco. In realtà l’imperatore seguì la battaglia da molto lontano, steso su una lettiga, in quanto impossibilitato a muoversi a causa di uno dei suoi frequenti attacchi di gotta, male che lo afflisse per tutta la vita, causato dalla sua smodata passione per i piaceri della buona tavola. Il 1547 vede l’uscita di scena di tre protagonisti del tempo: Francesco I, Lutero ed Enrico VIII Tudor. A questo punto Carlo V si trova al culmine della sua potenza. Il suo grande antagonista, Francesco I, è scomparso, la Lega di Smalcalda è vinta, il Ducato di Milano, nelle mani di Ferdinando Gonzaga, è agli ordini dell’Imperatore, così come Genova, la Savoia e i Ducati di Ferrara, Toscana e Mantova, oltre alle Repubbliche di Siena e Lucca. L’Italia meridionale era già da tempo un vicereame spagnolo. Papa Paolo III, per opporsi a tale strapotere, stringe un accordo con il nuovo re di Francia Enrico II. Inizia il declino. Congiure antiasburgiche in Italia, da Lucca e Parma sino a Genova (congiura dei Fieschi). Il nuovo papa Giulio III si schiera con la Francia, rompendo il principio di neutralità imposto al momento della sua elezione nel 1549, col pretesto della diffusione dell’eresia luterana sul territorio francese. Ovviamente il nuovo re francese continua la politica paterna di alleanza col turco in funzione anti asburgica. Nell’estate del 1552, la flotta turca, al comando di Sinan Pascià, sconfigge la flotta imperiale, al comando di Andrea Doria e Don Giovanni de Mendoza, al largo di Ponza. La flotta francese non riesce però a ricongiungersi con quella turca e l’obiettivo dell’invasione del napoletano fallisce.
Anche in Germania i Principi riformati si ribellano nuovamente e sottoscrivono il patto di Chambord con Enrico II. Inevitabile a questo punto la nuova guerra con la Francia nel 1552, con l’invasione dell’Italia del Nord da parte delle truppe francesi. Ma il vero obiettivo di re Enrico era l’occupazione delle Fiandre, sogno mai appagato anche del padre Francesco I. Enrico si mette personalmente alla testa delle sue truppe ed inizia le campagne di Fiandre e Lorena. Carlo ripiega velocemente a Innsbruck e avvia trattative coi Principi tedeschi mentre fa affluire oro e contingenti militari dalla Spagna, cosa che induce Maurizio di Sassonia, condottiero delle truppe francesi, ad accordarsi con l’imperatore a Passavia. Di fatto i colloqui di Passavia prevedono maggior libertà religiosa per i riformati in cambio dell’abbandono del fronte francese. Passavia annulla Chambord ma, nello stesso tempo anche la vittoria di Mühlberg. Un ennesimo tentativo militare fallito in Lorena induce Carlo, stanco e malato, a riflettere sulla successione e sul complessivo fallimento della sua idea imperiale universalistica. Il 25 settembre 1555 sottoscrive con i Principi protestanti, tramite il fratello Ferdinando, la Pace di Augusta, a seguito della quale si giunge alla pacificazione religiosa in Germania, con l’entrata in vigore del principio cuius regio, eius religio, con il quale si stabilisce che i sudditi di una regione devono professare la religione scelta dal loro reggente. Di fatto è il riconoscimento ufficiale della nuova dottrina luterana. Il nuovo Papa, Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa, napoletano, eletto appena l’anno precedente, turbato da questa risoluzione stringe una salda alleanza con il Re di Francia in funzione anti-imperiale. Paolo IV non ritiene più l’Imperatore baluardo della Chiesa di Roma.
Stanco e deluso Carlo abdica nel 1556 dividendo il suo immenso impero tra suo figlio Filippo II di Spagna (Spagna, Paesi Bassi, Napoli, Sicilia e Sardegna, oltre alle colonie americane) e il fratello Ferdinando I (Austria, Croazia, Boemia, Ungheria e il titolo di imperatore) sostanzialmente sconfitto dall’ emergere delle monarchie nazionali e dalla Riforma. Poi, accompagnato dalle sorelle Eleonora e Maria, parte per la Spagna diretto al monastero di San Jerónimo di Yuste nell’Estremadura. Il 3 febbraio 1557 i monaci lo accolgono in processione, intonando il Te Deum. In questo modo viene soddisfatto l’aspetto ascetico della propria indole.
Muore il 21 settembre 1558, probabilmente di malaria, dopo tre settimane di agonia. “Ya, voy, Señor” alle due del mattino.
“Nessuno serrerà più nel pugno, in Europa, potenza uguale a quella che per trentacinque anni ha assommato in sé l’imperatore senza sorriso.”
(Giorgio Spini)
J.V.