Cartesio

Fondatore della filosofia moderna. Un enigma. Una serie di maschere. Alcuni pensano che il suo pensiero sia in accordo con le Sacre Scritture, altri lo ritengono ateo, immorale e miscredente. Chi è davvero Cartesio? Ancora oggi l’enigma non è risolto completamente.

Nasce nel 1596 e viene salvato da una balia mentre i medici avevano già perso la speranza. Debole e malaticcio, invidiato dai compagni per i privilegi che gli vengono accordati a causa della sua cagionevole salute. Studente modello presso i Gesuiti. Sotto la maschera dell’ossequio si nasconde un genio ribelle, nemico della tradizione, teorico della Nuova Scienza, mente acutissima rivolta al futuro. Vuole studiare il gran “libro del mondo”. Viaggia, vive a Parigi nel lusso e nel divertimento, poi si ritira in solitudine. Pensa e studia, studia e pensa. Si arruola nell’esercito come ufficiale di alto grado. L’attività militare gli consente di viaggiare attraverso Olanda, Germania, Austria. Nelle lunghe tregue invernali che scandiscono l’atroce e spaventosa Guerra dei trent’anni pensa e scrive la sua opera dentro stanze scaldate da enormi stufe. A Neuburg viene colpito dalla luce della comprensione. Fa voto di pellegrinaggio a Loreto. Il voto verrà assolto alla fine della guerra. Svizzera, Italia, Parigi, sempre al riparo dai seccatori e dal volgo. In Olanda, paese che gli assicura relativa tranquillità, vive in solitudine e si dedica allo studio del proprio io. Mantiene corrispondenza intellettuale con eminenti personalità del tempo, ma con prudenza e circospezione. Dorme molto secondo sua abitudine. Il sonno lo rigenera e gli consente di scrivere le sue opere rivoluzionarie. Vive però nell’ansia di poter essere disturbato. Gli giunge eco del caso Galileo e si guarda bene dal pubblicare. Chiude i suoi scritti in un cassetto. Malgrado l’infinita prudenza viene accusato di ateismo ed empietà dagli invidiosi e dai nemici. Persino il Governo lo attacca. Deluso anche dall’Olanda accetta l’offerta di Cristina di Svezia e si trasferisce a Stoccolma. Purtroppo la regina Cristina ha la pessima abitudine di ricevere il filosofo a corte alle cinque del mattino. Cartesio si ammala a causa del freddo intenso e muore a cinquantaquattro anni.

In segreto e in solitudine rifonda la filosofia, poi, spaventato, indietreggia e si rifugia nella fede. È il filosofo del nuovo ma resta legato al passato. In questa contraddizione si cela il suo segreto. Siamo di fronte, nel bene e nel male, ad uno dei grandi spartiacque della storia del pensiero. Apre nuove strade alla matematica, rifonda la filosofia con evidenza e certezza di stampo geometrico. Da questo tentativo nasce lo scontro tra problemi metafisici e fisici, tra cogitans ed extensa. Cerca il punto che regga tutto l’edificio nuovo e lo trova in Dio. Aporia insanabile. Esiste il mondo esterno? Dio ha creato l’uomo secondo errore e menzogna? Dio è allora malvagio? Dio è un genio maligno? Arretra terrorizzato. Il dubbio radicale può gettarci nella notte scettica e nichilista. Allora segue la strada del dubbio sino a giungere alla certezza. Il dubbio prova l’esistenza. “Sono ingannato, quindi sono”. Da Dio si passa all’io, si congeda l’anima, nasce il Moderno. Viene fondata l’autonomia dell’io. Su questo viene costruito il nuovo edificio. L’io, essenza pensante, apprende se stesso e apre una stagione di terribile volontà di potenza, di grandi conquiste e abissi spaventosi. Senza Cartesio non si comprendono la crisi della coscienza europea, la storia occidentale, le aporie della Scienza moderna, la tragedia del mondo contemporaneo. L’io cartesiano è la grande contraddizione del Moderno: punto fondante che separa coscienza e realtà. Lacerazione estrema: soggetti privi di mondo da un lato e semplici oggetti dall’altro. Lacerazione nel Seicento, strappo del sipario oggi. La maschera diviene tragica. Il saltimbanco Cartesio torna alle prove ontologiche, al circolo vizioso: Dio crea l’uomo, l’uomo giustifica Dio… un guazzabuglio. La razionalità moderna poggia sull’irrazionale. Al confronto il tomismo aristotelico è razionalità pura. La Scienza moderna si fonda sulla a-razionalità. Il tentativo cartesiano è un naufragio. Ed ecco le zattere illuministiche, le scialuppe sgangherate del nichilismo novecentesco.

Cartesio è spaventato dai risultati estremi del suo pensiero innovativo e cerca rifugio nella certezza fondata su Dio. La sua Metafisica racchiude in sé la propria dissoluzione. Anima congedata, io protagonista, Dio indicato come fondamento ma in realtà messo da parte razionalmente. È il prezzo della modernità. Il padre è Cartesio. Nulla dopo di lui sarà come prima. Razionalisti ed empiristi partono da quanto Cartesio ha rifondato. L’Organon aristotelico è crollato. Ora suona un nuovo organo e si ascolta una nuova musica. Che poi questa musica nuova sia migliore non lo sappiamo… sicuramente è diversa.

J.V.

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