Ciao Pablito… Un altro se ne va.
Ciao Pablito… Un altro se ne va.
Paolo Rossi, Pablito, classe 1956, è morto ieri, 9 dicembre di questo annus horribilis 2020. Quando la grande Juve ti rifiuta sei piccolo e magro, poi farà follie per averti. Tuo padre Vittorio giocava ala destra, tu centravanti per intuizione di Giovan Battista Fabbri. “Fabbri è stato un padre per me, il classico padre di famiglia che ti consiglia, ti prende sotto la sua protezione, è stato proprio così. Teneva le fila di tutto l’ambiente, ha fatto in modo che si creasse una grande unione tra di noi. Era un grande conoscitore e un grande amante del calcio, predicava il fatto che tutti a cominciare dai difensori dovevano giocare a pallone. Io, in particolare, gli devo molto, è stato lui che mi ha trasformato da ala a centravanti, ha visto subito che potevo avere un ruolo diverso e ha cambiato sicuramente la mia carriera”. Sei veloce, un torero ballerino, sai giocare senza palla e bruci tutti sul tempo.
Nel 77/78 segni 24 gol e arrivi secondo col Vicenza. Argentina 78 ti spetta di diritto. Bearzot crede in te, ci crede anche dopo le scommesse “Io a lui devo tutto, senza di lui non avrei fatto quel che ho fatto. Era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore. Incarnava la figura dell’italiano popolare, e anche se non è stato uno scienziato o un artista, rimarrà nella storia dei nostri grandi del secolo scorso”. In effetti Enzo era un uomo raro.
Poi Boniperti ti porta alla Juve malgrado la squalifica. Ti sposi, rientri, vai in Spagna. Quattro partite a secco. Enzo tiene duro e poi ne fai sei di seguito. Campioni del mondo. Pallone d’oro. Poi Milan e Verona. A poco più di trent’anni smetti. Per noi sei Pablito, sei quello che ha umiliato il presuntuoso Brasile dei grandi campioni. Anche i brasiliani ti devono molto perché gli hai insegnato che devono giocare più coperti. Il calcio non è soltanto spettacolo.
Ciao Pablito. Ti sia lieve la terra.
J.V.