CONSIDERAZIONI SUL LIBRO DI JARED DIAMOND “ARMI, ACCIAIO E MALATTIE”
CONSIDERAZIONI SUL LIBRO DI JARED DIAMOND “ARMI, ACCIAIO E MALATTIE”
Jared Diamond è un docente dell’Università della California ed è membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Con “Armi, acciaio e malattie” ha vinto il Premio Pulitzer 1998 per la saggistica. Ottimo divulgatore scientifico, combina assieme antropologia, linguistica, genetica, geografia e storia. Nemico formidabile di tesi razziste, parla almeno dieci lingue e spazia dalla biologia molecolare all’archeologia.
“Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni” (Guns, Germs and Steel: The Fates of Human Societies. Edito nel 1997, tradotto in italiano da Luigi Civalleri per Einaudi).
Esistono paesi ricchi e paesi poveri. Perché gli Stati Uniti e la Norvegia hanno un reddito pro capite anche di quattrocento volte superiore a quello di Tanzania o Yemen? È una domanda importante ed una buona risposta potrebbe contribuire a far crescere i paesi poveri. Non sono le ragioni naturali o climatiche a soddisfare la nostra richiesta, altrimenti l’Olanda dovrebbe essere più povera dello Zambia. In realtà buone leggi, codici comportamentali, buoni governi offrono la vera risposta. Proviamo a stilare un elenco alfabetico:
assenza di barriere commerciali, assenza di corruzione, controllo dell’inflazione, efficacia dell’azione di governo, libera circolazione di moneta e capitali, opportunità di istruzione, osservanza dei contratti, incentivi e opportunità di investimento del capitale finanziario, protezione della proprietà privata, rispetto della legalità, scarsa criminalità.
Tutto ciò però non basta. Diamond sviluppa un quadro che parte da 13.000 anni fa respingendo spiegazioni razziste della storia dell’umanità, non tanto per motivi ideologici, ma scientifici.
Diamond sostiene che il successo delle civiltà europee, le loro conquiste, non sono dovute ad una presunta superiorità intellettuale. Gli europei non sono più intelligenti degli altri popoli, ma hanno avuto la possibilità di vivere in un continente, l’Eurasia, le cui condizioni ambientali sono favorevoli. Sviluppo dell’agricoltura e domesticazione degli animali sono stati pre-requisiti per giungere alle civiltà di “armi e malattie”. Inoltre le caratteristiche
geografiche del continente hanno favorito la diffusione delle innovazioni tecnologiche mentre in altri continenti la diffusione è stata impedita da barriere geografiche come deserti, istmi, catene montuose, foreste.
Poi l’Eurasia si è sviluppata da est verso ovest e non da nord a sud come Africa ed Americhe. Ciò ha favorito lo spostamento di specie animali e vegetali che negli altri continenti, ad altre latitudini, non hanno incontrato le condizioni ambientali e climatologiche giuste.
La supremazia euroasiatica è dovuta anche al sorgere di grandi città con elevata densità abitativa e complesse strutture sociali. Di conseguenza si sono formate classi politiche capaci di addestrare eserciti da impiegare per le guerre di conquista. Scienziati ed artigiani hanno messo a punto armi tecnologicamente avanzate. Le popolazioni delle Americhe sono state sterminate grazie a queste armi e soprattutto dalle malattie che gli europei, parzialmente immunizzati, gli hanno trasmesso.
Importante poi, sino agli anni venti del secolo scorso, l’uso del cavallo come arma da guerra.
L’Europa, la cui geografia ha favorito il sorgere di molti stati nazionali in feroce competizione tra loro ha sviluppato una spaventosa volontà di potenza. Caso diverso quello cinese. La Cina aveva tutti i requisiti per assumere il ruolo che poi fu dell’Europa ma alcune decisioni politico-strategiche ne hanno causato per secoli l’isolamento. L’assenza di barriere geografiche interne ne aveva determinato la nascita come stato unitario già nel III secolo a.C. ma la mancanza di vicini agguerriti, salvo sporadicamente i mongoli, ha consentito ai leader cinesi una relativa tranquillità almeno sino al XIX secolo.
Le classi dirigenti europee si sono assicurate, soprattutto dal XV al XX secolo il monopolio della violenza, una cospicua ricchezza grazie alla rapina e al saccheggio coloniali. È stato così possibile costruire ideologie capaci di organizzare il consenso attorno ad un potere indiscusso e soggiogare le classi inferiori ottenendo l’approvazione del proprio operato.
Si tratta di un buon libro divulgativo molto “americano” nel senso che è di agevole lettura a scapito, a volte, della profondità di pensiero. Assai ridondante (concetti espressi ripetutamente) ed eccessivamente schematico. Diamond rischia l’osso del collo quando tenta di tracimare verso territori a lui poco consoni come la filosofia teoretica o la Storia. Direi che Emanuele Severino, Spengler, Jünger & C. spiegano molto meglio e con taglio nettamente più alto il tramonto dell’Occidente. Comprendo che quelli che per me, per deformazione professionale, possono essere limiti di un buon testo, per altri ne possano rappresentare il pregio.
Merita comunque, se non lodi sperticate, una buona lettura.
J.V.