Contro-passato prossimo
Guido Morselli nasce a Bologna il 15 agosto 1912. Pessimi rapporti col padre dopo la morte della amatissima madre. Laurea in giurisprudenza, ufficiale degli alpini, viaggi all’estero. Nel 38 muore anche la sorella Luisa e il ventisettenne Guido si sente sempre più solo. Grazie al vitalizio paterno può dedicarsi alla scrittura senza oneri di lavoro. Le sue opere diverranno famose soltanto un anno dopo la morte, avvenuta il 31 luglio 1973. Si spara con “la ragazza dall’occhio nero” come la definiva lui, una Browning 7.65. Una cartella intitolata “Rapporti con gli editori” mostra un fiasco, disegnato a matita sul frontespizio e contiene il carteggio inedito di Morselli con i responsabili “dall’etica professionale approssimativa quando non scorretta”delle case editrici, cui aveva inviato i manoscritti: Mario Pannunzio, Guido Calogero, Vittorio Sereni, Luciano Foà, Geno Pampaloni, Italo Calvino tra gli altri. In particolare Carlo Fruttero boccia Contro-passato prossimo. Morselli è diventato una “proiezione esemplare dello scrittore postumo, respinto in vita dall’incomprensione dei giudici… le resistenze che hanno ritardato il suo riconoscimento hanno come causa particolare l’essersi, Morselli, scostato dalla linea tradizionale del romanzo italiano” (Giuseppe Pontiggia)
Giulio Nascimbeni scrisse sul Corriere della Sera:
« La prima tentazione è di dire che c’è stato anche un Gattopardo del Nord. Viveva in luoghi profondamente lombardi, tra Gavirate e Varese. Scrisse migliaia di pagine. Sperò a lungo che gli editori si accorgessero di lui. È morto il 31 luglio dell’anno scorso. Adesso esce un suo romanzo, Roma senza papa, pubblicato dalla Adelphi, e se ne resta attoniti, come davanti a un frutto raro e inimmaginabile. »
Il progetto di una galleria ferroviaria che nel 1876-78 avrebbe dovuto congiungere il Tirolo Occidentale alla Valtellina si arresta per un cambio di programma improvviso: si presenta l’opportunità di sfruttare il giacimento di quarzo aurifero occasionalmente scoperto durante gli scavi. L’andamento altalenante della borsa dei metalli farà sì che di lì a poco anche questa impresa venga abbandonata. Ma qualcosa resta: le rovine di una vecchia miniera abbandonata attirano l’attenzione di un giovane ufficiale di Stato Maggiore con il gusto per la pittura…
Così inizia Contro-passato prossimo, di Guido Morselli, lo scrittore italiano più sottovalutato del Novecento.
Questo romanzo, forse il più sottilmente paradossale e ragionato di Guido Morselli, invece che a un possibile futuro ci guida a un «contro-passato prossimo» pieno di sorprese. Come avvenne che la Prima guerra mondiale fu vinta, non già dalle potenze dell’Intesa, e con esse dall’Italia, ma da quelle degli Imperi Centrali? E come si svolse la sconcertante “Edelweiss Expedition”, fulminea, ingegnosissima operazione militare con cui gli austriaci conquistarono nel giro di poche ore l’Italia settentrionale, dando così una svolta decisiva a tutta la guerra? E attraverso quali travagliate vicende sorse, negli anni immediatamente successivi, e sotto la guida di Rathenau, la UNOD (in italiano, Comunità Europea Democratica)? Prendendo le mosse dalle private elucubrazioni strategiche di un oscuro ufficiale nella Vienna del 1910, facendoci passare attraverso «una galleria di feluche, galloni, spalline, decorazioni», attraverso aule di Parlamenti e corridoi di Ministeri, colpi di mano militari, equivoci, sviste, inganni, manovre, astuzie, attentati, Morselli risponde a questi interrogativi, che certo faranno fremere i devoti del «Fatto, questo sacro mostro», ricostruendo davanti ai nostri occhi un passato ipotetico che ha un’allucinante concretezza, una tranquilla plausibilità, tale da indurci a concordare con lui che «il paradosso sta dalla parte dell’accaduto: dall’altra parte se ne sta, sconfitta, quella che chiamiamo (sebbene con ottimismo) ‘logica delle cose’». Il puntiglioso accanimento nell’inseguire il dettaglio – di cui si ha una prova sbalorditiva nella prima parte, dedicata alla descrizione della “Edelweiss Expedition” –, la trascinante vena ironica e polemica, la lucidità nel percepire i rapporti fra le forze politiche ed economiche e nell’inserirvi l’azione dei singoli, da Rathenau a Hindenburg, da Giolitti a Lenin, rendono continuamente provocante la lettura di questo romanzo, che è insieme una macchina fantastica nutrita da un sottile estro teatrale e un rovente pamphlet contro la superstiziosa ossequienza alla Storia, che tanto spesso ha impedito e impedisce di vedere come la storia di fatto avviene. (Quarta di copertina)
Musil e il mondo di Cacania, utopia forte, felix Austria, talento da vendere, cultura profonda, comprensione amara e lucida dell’esistenza, condanna di una società sclerotizzata, riscrittura della Storia, genialità militare del giovane Rommel, pangermanesimo democratico, niente Lenin e orribili epigoni, Hitler resta a Vienna a sproloquiare di arte invece di ammorbare il continente con la sua banda di criminali, modernizzazione ragionata, Pax germanica che sconfigge i nazionalismi ed evita il suicidio europeo… tutto questo e altro in un libro che assomiglia ad un gioiello prezioso.
J.V.