Eduard Streltsov

Eduard Streltsov

Il più forte calciatore russo assieme a Lev Jashin. Best ante litteram, vodka, donne e immenso talento. A soli 17 anni brilla nella Torpedo Mosca, a 19 trascina la nazionale russa che vince la medaglia d’oro alle olimpiadi di Melbourne. Poi rifiuta il passaggio alla Dinamo Mosca, squadra del Kgb, e al Cska, club dell’Esercito. Il suo carattere ribelle e anticonformista non viene tollerato dai burocrati del Cremlino. Costringono una ragazza a denunciarlo per violenza sessuale. Il campione viene spedito in Siberia. Intanto l’URSS, senza di lui viene eliminata ai mondiali del ’58 dalla Svezia, precedentemente battuta 6-0 con tripletta di Streltsov. Dopo sette anni di gulag torna a giocare nella Torpedo ma ormai il fisico è minato dalla sofferenza e dal dolore. Pur essendo meno forte fisicamente conserva una classe immensa. Gioca un po’ più arretrato. Vince il campionato russo nel 1965. L’anno dopo disputa la Coppa Campioni e gioca contro la grande Inter. Con la nazionale segna 24 reti in 38 gare. A soli 53 anni, nel 1990, muore per un cancro alla gola probabilmente causato dal lavoro in miniera ai tempi del gulag. Una fredda mattina del 1997 una donna piange sulla sua tomba… si chiama Marina Lebedeva, è la ragazza che era stata obbligata ad accusarlo, anch’essa vittima della malvagità del regime. Da quel giorno si perdono le sue tracce. L’idiozia di un regime corrotto e ipocrita ha tolto ad Eduard i migliori anni e privato la nazionale sovietica di una stella luminosa.
Oggi lo stadio della Torpedo Mosca è intitolato a Eduard Streltsov e i giovani talenti russi eseguono il colpo di tacco che porta il suo nome…

J.V.

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