Fidelio o l’amor coniugale (Fidelio oder Die eheliche Liebe)
Fidelio o l’amor coniugale (Fidelio oder Die eheliche Liebe)
Dramma lirico in due atti (seconda e terza versione) di Ludwig van Beethoven su libretto di Joseph von Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke. Prima rappresentazione a Vienna, Theater an der Wien il 20 novembre 1805 in tre atti. Pièce à sauvetage tratto da Léonore ou l’amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly del 1798. Dramma borghese. Beethoven per la prima volta si accosta al melodramma. Lavora due anni. Insuccesso a causa di cantanti scadenti. Anche le successive edizioni non sono però soddisfacenti. Wagner e Berlioz intuiscono che le esigenze della trama vanno sacrificate al significato intimo del dramma. Eroismo di Leonora specchio della visione etica del musicista. Opera ricca di spunti sublimi ma carente sul piano della coerenza melodrammatica. Ancora oggi rappresentata nella terza versione. Siviglia, XVII secolo, carcere, detenuti politici, Leonora-Fidelio, lieto fine. Eccezionale l’edizione del 1953 diretta da Wilhelm Furtwängler. Notevole anche quella diretta da Otto Klemperer del 1962.
Personaggi
* Don Fernando – ministro (baritono)
* Don Pizarro – governatore di una prigione di stato (baritono)
* Florestan – un prigioniero (tenore)
* Leonore – sua moglie, sotto il nome di Fidelio (soprano)
* Rocco – carceriere (basso)
* Marzelline – sua figlia (soprano)
* Jaquino – portiere (tenore)
* prigionieri, ufficiale, guardie, popolo
Quattro Ouverture Leonora. Intensità sinfonica dal respiro grandioso. Temperamento idealistico kantiano di Beethoven prorompe in magma vulcanico di impetuosa forza orchestrale. Duetti stupendi, atmosfere cupe, trionfo di ideali positivi.
“Di tutte le mie creature è quella che mi è costata i più aspri dolori, quella che mi procurò i maggiori dispiaceri, e perciò mi è anche la più cara” (Ludwig van Beethoven)
“Egli sa tutto, ma non possiamo ancora capire tutto e passerà ancora molta acqua sotto i ponti del Danubio prima che tutto ciò che quell’uomo ha creato sia compreso dal mondo.” (Franz Schubert, 1827)
J.V