Freud
Freud
”Quanto sperimentiamo in fatto di umana disonestà ha a che fare con la coercizione. Innumerevoli uomini civili, che indietreggerebbero inorriditi di fronte all’omicidio o all’incesto, se sono sicuri di rimanere impuniti, non si precludono il soddisfacimento della loro avidità, della loro smania aggressiva, delle loro bramosie sessuali e non si astengono dal danneggiare gli altri con la menzogna, l’inganno, la calunnia; e così è certamente stato sempre, fin dagli albori della civiltà.“
“Esistono due modi per essere felici in questa vita, uno è di diventare un idiota e l’altro è di esserlo.”
“Psiche” è un vocabolo greco che significa “anima”. Perciò per “psichico” s’intende “trattamento dell’anima”; si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell’anima. Ma il significato dell’espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall’anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana. Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le “sole” parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata”.
Autore della terza mortificazione del narcisismo umano, dopo quelle di Copernico e Darwin. “Nel corso dei tempi l’umanità ha dovuto sopportare due grandi mortificazioni che la scienza ha recato al suo ingenuo amore di sé. La prima, quando apprese che la nostra terra non è il centro dell’universo, bensì una minuscola particella di un sistema cosmico che, quanto a grandezza, è difficilmente immaginabile. Questa scoperta è associata per noi al nome di Copernico, benché già la scienza alessandrina avesse proclamato qualcosa di simile. La seconda mortificazione si è verificata poi, quando la ricerca biologica annientò la pretesa posizione di privilegio dell’uomo nella creazione, gli dimostrò la sua provenienza dal regno animale e l’inestirpabilità della sua natura animale. Questo sovvertimento di valori è stato compiuto ai nostri giorni sotto l’influsso di Charles Darwin, di Wallace e dei loro precursori, non senza la più violenta opposizione dei loro contemporanei. Ma la terza e più scottante mortificazione, la megalomania dell’uomo è destinata a subirla da parte dell’odierna indagine psicologica, la quale ha l’intenzione di dimostrare all’Io che non solo egli non è padrone in casa propria, ma deve fare assegnamento su scarse notizie riguardo a quello che avviene inconsciamente nella sua psiche.”
Un maestro del sospetto come Marx e Nietzsche. Un ebreo ateo, nato in Moravia ma essenza intima della Vienna capitale culturale tra Ottocento e Novecento, una città dove ogni mattone esprime cultura. Un medico senza vocazione, indagatore del mistero umano. Fondamentale l’incontro con Jean-Martin Charcot e l’isteria negli anni parigini della Salpetrière. Torna a Vienna, apre lo studio, raggiunge una modesta tranquillità economica e può sposare l’amata Martha. Sperimenta l’ipnotismo, la cocaina, studia, ricerca, pensa e mette al mondo figli con Martha. Berggasse 19 è un solido appartamento borghese dove vive la famiglia Freud. Poi Anna O., celebre caso studiato con l’amico Joseph Breuer. Primi passi verso la psicoanalisi, una teoria generale del funzionamento psichico dell’individuo. Nascita ufficiale “L’interpretazione dei sogni” del 1899. Sogno come appagamento di un desiderio, regressione infantile, traduzione di desideri inconsci, simbolismo, universalità, genitori, morte, sesso. “Il Sogno è l’appagamento mascherato di un desiderio inconscio. Uno è padrone di ciò che tace e schiavo di ciò di cui parla.Qui si apre un teatro immenso dove Jung in seguito scorrazzerà. E poi i lapsus, le sviste, le dimenticanze, il semplice comportamento quotidiano rivelatore delle nostre nevrosi, i motti di spirito, i saggi sulla teoria sessuale e poi il complesso di Edipo… tutte cose serie, importanti, rilevanti per comprendere il comportamento umano. Però, però, però… non mi hanno mai del tutto convinto. Provo ammirazione per Freud e Jung, poca per i loro numerosi, rissosi, esosi, pretenziosi epigoni. Un pregiudizio mio, al quale sono ostinatamente ancorato.
Mi piacciono i film di Billy Wilder anche perché ironizzano sulla psicoanalisi. Wilhelm Wilder, giovane giornalista, tenta di intervistare il grande Freud. Commette l’imprudenza di recarsi a Berggasse 19 mentre la famiglia solidamente borghese stava ancora pranzando. Viene preso a male parole dal capofamiglia e letteralmente cacciato. Da allora tratta male Freud e la psicoanalisi in tutti i suoi film e io gongolo perché da reazionario ignorante quale sono mi sento vicino a Walter Matthau e Jack Lemmon in “Prima pagina” quando ironizzano sul sesso. Già il sesso… ora che sia importante è vero ma che ogni azione umana dipenda da quello… Il fatto che negli Stati Uniti siano tutti in cura dallo psicanalista aggrava il mio disturbo. Persino il divertente, a volte, Wooddy Allen quando gira film psicoanalitici come il mortale Interiors diventa insopportabile. Tutte le persone assai colte e di sano buon senso che ho incontrato nella mia vita (non molte devo dire) diffidano della psicoanalisi o meglio dell’uso distorto e scadente che ne viene fatto. Un conto è leggere Freud, un altro gli apprendisti stregoni. Un mio carissimo amico, purtroppo morto qualche anno fa, un eccellente professore di filosofia teoretica di Palermo, Mario Manno, mi ripeteva spesso che la lettura dei grandi filosofi, letterati, la formazione culturale solida e classica mette al riparo dalle tentazioni psicoanalitiche. Come al solito dai saggi anziani e sensati c’è soltanto da imparare.
Freud mi convince e interessa assai invece quando si occupa di guerra e morte, disagio della civiltà, comportamenti della massa. Sono utilissime le sue riflessioni epistolari con Einstein. I due giganti si interrogano su ciò che sta accadendo nella civilissima Europa. Nel 1933 i nazisti bruciano i libri di Freud a Berlino. Il suo commento è ironico “Che progressi stiamo facendo! nel Medioevo avrebbero bruciato me; oggigiorno si accontentano di bruciare i miei libri”. Non poteva immaginare che un decennio più tardi quattro sue sorelle avrebbero trovato la morte nei campi di sterminio hitleriani. Nel 1938 dopo l’Anschluss la sua casa viene devastata dai nazisti. Grazie alla mediazione del presidente americano Roosevelt può espatriare a Londra. Ha ottantadue anni, è deluso e rassegnato. “Nel profondo del mio cuore non posso fare a meno di convincermi che i miei cari compagni uomini, con poche eccezioni, sono inutili.” Un tumore alla bocca probabilmente causato dagli amatissimi sigari lo devasta. Non vuole prendere antidolorifici. Dopo tremende sofferenze chiede al suo medico un aiuto per andarsene dignitosamente. Un po’ di morfina lo aiuta a dormire. Tre settimane dopo l’esplosione della seconda guerra mondiale ci lascia un grande uomo, uno che, nel bene e nel male, ha spostato un pochino il pesante manto che copre la vera realtà.
Ho letto tutto Freud e molti libri su di lui. Malgrado la mia antipatia per la psicoanalisi, o meglio per coloro che ci sguazzano dentro, nutro profondo rispetto e sincera ammirazione per un uomo che ha tentato di migliorare la condizione umana… e non è semplice dal momento che, come scive Lec, “l’uomo è persona non grata”.
“Se l’uomo distoglierà dall’aldilà le sue speranze e concentrerà sulla vita terrena tutte le forze rese così disponibili, riuscirà probabilmente a rendere la vita sopportabile per tutti e la civiltà non più oppressiva per alcuni”
“I sentimenti della massa sono sempre semplicissimi e molto esagerati. La massa non conosce quindi né dubbi né incertezze. Corre subito agli estremi, il sospetto sfiorato si trasforma subito in evidenza inoppugnabile, un’antipatia incipiente in odio feroce… Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni e a queste non possono rinunciare. L’irreale ha costantemente in esse la precedenza sul reale, soggiacciono all’influsso di ciò che non è vero quasi altrettanto che a quello di ciò che è vero. Hanno l’evidente tendenza a non fare alcuna distinzione tra i due… La massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi per intero dall’inconscio. A seconda delle circostanze gli impulsi cui la massa obbedisce possono essere generosi o crudeli, eroici o pusillanimi; sono però imperiosi al punto da non lasciar sussistere l’interesse personale, neanche quello dell’autoconservazione. Nulla in essa è premeditato. Pur potendo desiderare le cose appassionatamente, non le desidera mai a lungo, è incapace di volontà duratura. Non tollera alcun indugio fra il proprio desiderio e il compimento di ciò che desidera. Si sente onnipotente, per l’individuo appartenente alla massa svanisce il concetto dell’impossibile… La folla è un gregge docile incapace di vivere senza un padrone. È talmente desiderosa di obbedire che si sottomette istintivamente a colui che le si pone a capo… Nel capo del gruppo s’incarna sempre il padre tanto temuto, il gruppo vuole essere dominato da una potenza illimitata, è estremamente avido di autorità, ha sete di sottomissione. Il padre primitivo rappresenta, dopo aver preso il posto dell’ideale dell’Io, l’ideale della massa che domina l’individuo.“
Direi che è assai attuale…
J.V.