Gentile Di Castelvetrano, erede di farmacisti e notai, normalista allievo di Jaja, D’Ancona e Crivellucci. Da buon intellettuale siciliano ammira il mondo tedesco. Riforma la dialettica hegeliana, studia il marxismo, combatte il positivismo. Amico di Benedetto Croce, collabora alla rivista “La Critica” dove non lesina giudizi severi sulla Filosofia italiana dell’Ottocento. Teoria generale dello spirito come atto puro del 1912, Sistema di logica del 1922 e Sommario di pedagogia del 1916 sue opere fondamentali. Ministro dell’istruzione e autore della riforma omonima. Per Gentile unica realtà è il pensiero che pensa. Lo spirito è immanente a sé stesso solo in quanto si colga direttamente come atto del pensare. Ecco l’attualismo. L’atto del pensiero non è oggettivabile nel senso che ogni oggettivazione presuppone necessariamente un atto ulteriore del pensiero. Non è possibile uscire dal pensiero in atto perché è infinito, onnicomprensivo e autocreante liberamente in un processo di autoctisi. Questo è l’Io puro, universale e trascendentale, non l’io empirico e diverso da individuo a individuo. Dio, la storia, la natura vanno pensati come prodotti dell’Io. La natura è una finzione che si può immaginare come indipendente dal pensiero solo facendo astrazione dall’atto del pensiero ed è su questa finzione che lavorano le scienze empiriche. L’oggettività è comunque necessaria perché il soggetto ha bisogno di oggettivarsi per affermarsi in quanto soggetto e risolvere in sé ogni oggettività, come il fuoco ardente ha bisogno del combustibile che intanto brucia. Gentile supera Hegel… tornando a Fichte, per il quale la dialettica della vita spirituale si svolge fra il pensiero concreto (l’atto) e il pensiero astratto, immobilizzato nell’oggettività, astrattamente concepita come indipendente dal soggetto che pensa. Una logica dell’Identitá. Tutte le scienze naturali e sociali, empiriche e deduttive seguono questa prospettiva oggettivistica. Le forme spirituali più alte sono arte, religione e filosofia. Le prime due trovano inveramento nella terza. In politica il soggetto universale è dato dallo Stato etico in quanto incarnazione della moralità. Da qui le posizioni totalitarie e giustificatrici del Fascismo. Per Gentile non esiste distinzione tra conoscere e volere perché il pensiero in atto è già attività e non necessita di un oggetto da contemplare. La filosofia è quindi conoscenza e vita ad un tempo e ogni attività umana è sempre filosofia, in quanto espressione del pensiero in atto. In Gentile troviamo una concezione romantica della Ragione intesa come Spirito universale che tutto pervade, avversa al materialismo e alla ragione meramente strumentale.Direttore della Scuola Normale superiore di Pisa (1932-1943) e vicepresidente dell’Università Bocconi di Milano (1934-1944). Autorità culturale del Fascismo. Così scrive a Mussolini “Mi son dovuto persuadere che il liberalismo, com’io l’intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosa Destra che guidò l’Italia del Risorgimento, il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l’appunto, da Lei.”Rottura con Benedetto Croce a causa del Manifesto degli intellettuali fascisti e per la differente interpretazione del Risorgimento italiano. Per lui il Fascismo è legittimato dalla storia risorgimentale che non fu solo un’operazione politica, ma un “atto di fede” e il campione di suddetto atto di fede fu Mazzini, anti-illuminista e romantico, anti-francese, spiritualista e nemico dei principi materialistici. Al contrario lo Stato giolittiano, difeso da Croce, è per lui un tradimento dei valori risorgimentali. Per frantumare questo status quo degenerativo del processo italiano fu necessario il ricorso all’illegalità e alla violenza del fascismo movimento, una violenza rivoluzionaria positiva. Per lui Benito Mussolini è un eroe idealistico. La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare l’Uomo nuovo: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a grandi imprese. Ricorda molto l’infatuazione heideggeriana per Hitler. In questo senso Gentile è il vero ideologo del Fascismo e questa è la sua maggior responsabilità. Per lui la cultura fascista deve essere sinonimo di cultura italiana. Il Fascismo come terza via alternativa al capitalismo e al bolscevismo attraverso il corporativismo e alla collaborazione tra le classi sociali. Vero erede di Mazzini. Contrario alla lotta fratricida dopo la caduta del Fascismo, invoca la pacificazione italiana e rimarca la pericolosità del marxismo, inteso come una errata filosofia della storia di matrice hegeliana dove la struttura economica va a sostituire lo Spirito con lo scambio di relativo per assoluto. Marx determina aprioristicamente l’empirico e lo sostituisce all’assoluto cadendo nel materialismo. Gentile condidera il Diamat una degenerazione del materialismo storico marxista ma, a suo parere, l’errore è già in Marx. Gentile fonda filosofia e pedagogia negando legami con psicologia ed etica. L’educazione è l’attuarsi, lo svolgersi dello spirito stesso che realizza la propria autonomia. L’insegnamento è spirito in atto. Non conta il metodo, “il metodo è il maestro” e il maestro non deve attenersi ad alcuna didattica programmata. Deve essere soltanto uomo di cultura. Il metodo risiede nella cultura stessa, “Il maestro è il sacerdote, l’interprete, il ministro dell’essere divino, dello spirito”. Il maestro incarna lo spirito stesso e l’allievo entra in sintonia con lui nell’ascolto e nella partecipazione. La sua riforma della scuola del 1923 è conseguenza diretta dei suoi principi filosofici. Una riforma meritocratica e censitaria, piramidale e pensata per i migliori. Formazione umanistico-classica per i dirigenti e professionale per il popolo. Vengono istituite borse di studio per gli studenti meritevoli di famiglia povera. Per le donne viene creato il liceo femminile in cui vengono privilegiate danza, musica e canto “scuola adatta ai bisogni intellettuali e morali delle signorine“. Visione patriarcale e maschilista in linea con le idee del duce. Pur con tutti i suoi limiti comunque la riforma Gentile resta l’unica riforma organica, nel bene e nel male, della scuola italiana. Aggiustamenti di Bottai nel ‘40, riforme spizzicate e non organiche in alcun senso e con poco senso sino ai giorni nostri. Gentile ricopre molti incarichi prestigiosi ma incrina il suo rapporto col Regime nel ‘29 a causa del disaccordo sui Patti Lateranensi. É contrario all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole superiori. Nel’34 il Sant’Uffizio mette al bando le sue opere. Difensore della laicità e del pensiero di Bruno si scontra più volte col Vaticano. Contrario alle leggi razziali “Roma non ebbe mai un’idea che fosse esclusiva e negatrice… Essa accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e popoli. Così poté attuare il suo programma di fare dell’urbe, l’orbe. La prima e la seconda volta, la Roma antica e la Roma cristiana: volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza a ogni nazione a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che fosse umano. Sono i popoli piccoli e di scarse riserve quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e sterile“. Non firma il Manifesto della razza e difende colleghi ebrei come Mondolfo, Gino Arias e Arnaldo Momigliano. Aderisce alla Repubblica sociale italiana dopo un incontro avvenuto il 17 novembre 1943 con Benito Mussolini sul lago di Garda. Riceve minacce di morte “Tu come esponente del neofascismo sei responsabile dell’assassinio dei cinque giovani al mattino del 22 marzo 1944”. Accusa falsa. Il vero responsabile è un nemico del filosofo, il maggiore Mario Carità. Un comando gappista uccide Giovanni Gentile il 15 aprile 1944 sulla soglia della sua residenza di Firenze, la Villa di Montalto al Salviatino. Fanciullacci e Martini gli si avvicinano tenendo sotto braccio dei libri per nascondere le armi e farsi così credere studenti. Il filosofo abbassa il vetro dell’automobile per ascoltarli e viene freddato. Il CLN toscano disapprova l’esecuzione. Unica eccezione i comunisti. Ancora oggi desta polemiche un atto ritenuto inutile e dannoso. Gentile viene sepolto in Santa Croce.La damnatio memoriae e/o l’oblio della sua figura oggi sono superati da una più serena visione critica. Già Piero Gobetti nel ‘21 sosteneva che “Gentile ha veramente formato la nostra cultura filosofica”. Sulla stessa linea il cattolico Augusto Del Noce. Valga per tutti il giudizio di Leo Valiani che attribuisce comunque a Gentile un notevole spessore filosofico: “Giovanni Gentile fu fascista e pagò con la vita la sua fedeltà al fascismo. Ma fu anche profondo pensatore. Lo riconobbero, nel primo dopoguerra, persino Gramsci e Togliatti.” Così Emanuele Severino “uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale”. Secondo Nicola Abbagnano “Gentile era certamente un romantico, forse l’ultima più vigorosa figura del Romanticismo europeo”.

“Era un omone che ispirava grande simpatia; con la pancia incontenibile, i bei capelli brizzolati sopra un faccione rosso acceso, di carnale cordialità. Tutto fuorché un filosofo: così mi apparve, benché fossi pieno di entusiasmo per i suoi Discorsi di religione, freschi di lettura. Bonario, familiare (paternalista), mi fece l’impressione di un vigoroso massaro siciliano, che fonda la sua autorità sull’indiscusso ruolo di patriarca.”(Geno Pampaloni)Come tutti i grandi uomini quando sbaglia, sbaglia in grande. Giustifica romanticamente il Fascismo… ed è un errore. E chi non sbaglia? I duri e puri intransigenti custodi del politicamente corretto? Eppure ha realizzato buone cose. Una su tutte: il liceo classico, architrave della migliore riforma che la scuola italiana abbia avuto. Certo discutibile perché classista ma impostata sulla paideia greca, sul nobile intento di formare uomini veri. Il cretinismo economico di oggi liquida come inutili il Greco, il Latino, la Storia e la Filosofia, l’Arte. Si vuol sopprimere la Filosofia. Imbecillità totale. Specialisti senza intelligenza vogliono più inglese e finanza, management e impresa. Idioti! I Barbari sono alle porte. La realtà supera la fantasia, la stupidità non ha limiti. Debito e crediti scolastici… sembra una barzelletta. Presidi/manager, scuola/azienda, informatica e inglese al posto del Latino e del Greco, Dante e Leopardi inutili. Ristrutturazione capitalistica della scuola e potere nichilistico della finanza. Per il liceo classico e per Giovanni Gentile non c’è più posto…

J.V.

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