Georges Simenon, Il caso Saint-Fiacre
Tredicesimo Maigret, scritto nel 1932.
“Com’era possibile parlare di delitto? Non si erano uditi spari! Nessuno si era avvicinato alla contessa! Per tutta la messa Maigret non le aveva praticamente tolto gli occhi di dosso! E non una goccia di sangue, non una ferita visibile!”
Ricordi di infanzia, il passato che non passa, Jules Maigret figlio dell’intendente del conte di Saint-Fiacre. Realtà gelida urta contro il ricordo. Freddo, nebbia, castello in abbandono, foglie morte, vento di tramontana, delitto in chiesa, cena con disvelamento del miserabile assassino della contessa vedova (omaggio a Walter Scott). Maigret turbato, affranto, triste e disgustato. Chiude i conti con le sue origini… forse. Si possono chiudere una volta per sempre? Giallo classico con delitto impossibile. Testo intimista, percorso interiore, gretta atmosfera di un paesino agricolo, stile scarno e diretto.
… non poteva sopportare che infangassero i suoi ricordi d’infanzia! Soprattutto la contessa, che gli era sempre apparsa nobile e bella come il personaggio di un libro illustrato… E la ritrovava trasformata in una vecchia matta che manteneva dei gigolo!
Balzac e Stendhal sempre presenti nella descrizione del giovane dissoluto, poi convertito, Maurice, figlio della contessa.
Nel 1958 film diretto da Jean Delannoy con un Jean Gabin forse troppo anziano per essere credibile ma sempre bravissimo.