Giovanni Semerano e la Favola dell’indoeuropeo

Giovanni Maria Semerano

Uomo coltissimo e scomodo per le sue idee brillanti, bibliotecario, filologo, linguista. Dalla Puglia a Firenze, allievo del grande grecista Ettore Bignone, di Giorgio Pasquali, Giuseppe Furlani, Bruno Migliorini e Giacomo Devoto. Così… tanto per gradire. Conosce Gaetano De Sanctis ed è collega del poeta Mario Luzi al Liceo classico di Massa. Dal 1940 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Carriera importante e attività assai meritoria dopo l’alluvione di Firenze del famigerato 4 novembre 66. Medaglia d’oro per meriti culturali. Studi di rara intelligenza e cultura a partire dalla “Favola dell’indoeuropeo” dove dimostra in poche pagine, smentendo Villar, che non esiste un popolo indoeuropeo e tantomeno una lingua, per cui le origini delle lingue europee sono da cercare nelle lingue mesopotamiche, semitiche, e, ovviamente,  nel greco e nel latino.

Filologia e Storia sono più scientifiche della linguistica. Crolla così il castello di carte. Come Giorgio Colli e Giorgio De Santillana, individua nei Presocratici il terreno su cui si gioca la partita. Un terreno dove meta-fisica non è oltre ma dentro la fusis e la materia è connessa indissolubilmente al pensiero, dove il concetto filosofico di infinito è un’invenzione ideologica mentre in realtà il pensiero greco delle origini mostra attenzione per la materia delle cose, dove Storia e Scienza non sono separabili. Poi giunge Platone e, peggio, i suoi epigoni. Sopprimono le origini vere della nostra Civiltà: Mesopotamia, Egitto. Semerano distrugge, da qui la sua condizione di outcast, un’immagine del pensiero greco e d’Europa falsa e ideologica, tendente alla costruzione della presunta superiorità occidentale.

La terribile parola di Anassimandro, insulsamente detta, e del resto non compresa, ad imberbi sedicenni. “Apeiron”, significa “appartenenza alla terra” e non “infinito”. Polvere sei e polvere ritornerai. Péras deriva dal semitico Apar, dal biblico Afar, dall’accadico Eperu… Terra. Semerano rilegge tutto in chiave anti-idealistica e anti-metafisica.

La filosofia greca va compresa non come isola felice di razionalità ma integrata nelle culture precedenti. Intelligenza filologica corroborata dagli studi severi sui testi del grande Graziadio Isaia Ascoli, punto di riferimento per Semerano. Anche Ascoli era convinto del legame ario-semitico. L’indoeuropeo come invenzione etnorazzista e socioclassista.

Le lingue sono comparabili perché appartengono alla lingua umana in generale. Le antiche lingue mesopotamiche sono la testimonianza di un periodo agglutinante della lingua umana. Il Senso si trova soltanto nel Contesto. Così la filosofia greca non nasce all’improvviso per il soffio dello Spirito ma è conseguenza delle civiltà precedenti.Semerano è stato assai stimato da Emanuele Severino (Una festa dell’intelligenza) Massimo Cacciari (lo ringrazia pubblicamente per il lavoro prezioso) Umberto Galimberti (si adopera per far pubblicare un suo importante libro). Al contempo osteggiato da Salvatore Settis, infastidito dalle sue posizioni culturali…  o risentito per altri motivi?J.V.

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