I Ricordi
I Ricordi
“E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino. Poiché i ricordi di per sé stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso… E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non rimarrebbe forse l’infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi?
(Rainer Maria Rilke)
Invecchiando accumuliamo ricordi e non è sempre piacevole perché quelli brutti non si possono (e forse non si devono) cancellare. I ricordi sono la nostra letteratura privata e sino a quando ricordiamo non esiste separazione affettiva con l’oggetto. Spesso i ricordi sono inconfessabili ”Nei ricordi di ogni uomo ci sono certe cose che egli non svela a tutti, ma forse soltanto agli amici. Ce ne sono altre che non svelerà neppure agli amici, ma forse solo a sé stesso, e comunque in gran segreto. Ma ve ne sono infine, di quelle che l’uomo ha paura di svelare perfino a sé stesso, e ogni uomo perbene accumula parecchie cose del genere.”(Fëdor Dostoevskij). Uno che di ricordi se ne intendeva, Marcel Proust, sapeva bene che il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente.
La nostra vita non è quella che abbiamo vissuto, ma quella che ricordiamo, perché un fatto ricordato diviene eterno. Noi siamo la nostra memoria e i ricordi, come i sogni, vanno interpretati. Essi costituiscono l’essenza della poesia e se la poesia non è ricordo… cos’è?
Il ricordo che mi accompagna ogni giorno? Mia madre, morta… da troppo tempo…
J.V.