Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia
Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia
La vicenda si svolge a Parigi dalla fine del ‘59 al luglio 1964, con una coda nell’aprile 1980. Il protagonista e voce narrante, Michel Marini, figlio di immigrati italiani, ragazzino e poi adolescente, si ritrova casualmente con gli amici a giocare a calcio balilla in un bistrò, il Balto. Un giorno, sempre casualmente, scopre una fumosa saletta sul retro, dove si riuniscono intellettuali come Sartre e Kessel ed esuli in fuga dalle dittature dai Paesi dell’Est comunista. Discussioni interminabili, bevute memorabili, ironia sulla loro condizioni da esuli con lavori precari. Igor, Leonid, Saša, Pavel, Imre, Timbor, sono gli incorreggibili ottimisti. Malgrado la loro dura condizione continuano a credere nel comunismo, sperano di cambiare il mondo. “Quello che per loro contava nella Terra promessa non era la terra. Era la promessa“.
Michel cresce e impara a conoscere l’amicizia, l’amore, la complessità degli ideali e della vita grazie a questi esuli. Viene descritta in modo elegante ma graffiante la grande storia: la guerra in Algeria, fabbrica di orrori da ambedue le parti, l’inizio della società dei consumi, la conquista dello spazio, l’inizio della Guerra fredda, la nascita del rock’n’roll, il ritorno in Israele (terra promessa) e l’impossibilità di un matrimonio con una persona di un’altra religione, gli umori che agitano il quartiere latino e fanno presagire il ’68, il rifiuto delle proprie origini per integrarsi nel paese di accoglienza, la differenza insanabile fra appartenenti a classi sociali diverse. Infine, ma è figura centrale, Saša, un esule che nessuno frequenta, tranne Michel… forse la figura migliore, ma non è il caso di togliere il gusto della lettura. Il club degli incorreggibili ottimisti è un romanzo di formazione e ritratto di un’epoca, ma soprattutto storia sulla trasmissione della memoria: quella dei volti dei dissidenti, quei dissidenti che nei regimi comunisti venivano cancellati dalle foto, o delle poesie proibite, imparate a memoria perché non si perdessero per sempre.
Esemplare la citazione dell’Anonimo a premessa del romanzo “Preferisco vivere da ottimista e sbagliarmi che vivere da pessimista e avere sempre ragione”; commovente, alla fine del testo, la citazione dei versi danteschi “Tu lascerai ogni cosa diletta / più caramente; e questo è quello strale / che l’arco dell’essilio pria saetta. / Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle / lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale” (Paradiso, canto XVII, vv. 55-60), perché l’esilio ha sempre lo stesso gusto terribilmente amaro. Un bel libro giocato fra ottimismo e malinconia, fra microstorie e Storia.
J.V.