Il dottor Živago
Il dottor Živago è un romanzo di Boris Leonidovič Pasternak, pubblicato in Italia nel novembre 1957, in anteprima mondiale, dalla Feltrinelli. Narra la vita avventurosa di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živàgo, del suo amore per Lara e delle sofferenze patite a causa del suo animo nobile incapace di navigare nelle acque limacciose della rivoluzione d’ottobre e a contatto col cinismo politico e la durezza estrema di quei tempi.
Il romanzo, a lungo osteggiato dal regime sovietico, fu pubblicato in Russia, allora URSS, solo nel 1988. Fu l’unico che Pasternak scrisse. Con quest’unico romanzo Pasternak meritò il premio Nobel per la letteratura nel 1958, pochi anni prima della sua morte. Non poté ritirarlo per l’opposizione di Chruščёv, consapevole che non gli sarebbe stato più consentito di tornare in patria.
Nato a Mosca, Boris Pasternak (1890-1960), da una famiglia di artisti (padre pittore e madre pianista), poeta, filosofo ( studia col neokantiano Cohen), scrive raccolte di versi (Oltre le barriere, Sorella mia la vita, Temi e variazioni, Sui treni mattinali) e due ampi poemi storici: L’anno 1905 e Il luogotenente Schmidt, entrambi del 1927, cui si era affiancata la raccolta di poesie Il salvacondotto del 1931.
Con Il dottor Zivago Pasternak ottiene il successo, scegliendo il genere del romanzo. Siamo di fronte ad un grande affresco della Russia e dell’Unione Sovietica dei primi decenni del Novecento. Il protagonista, il medico Jurij Zivago, passa attraverso le vicende più significative del suo paese (la prima guerra mondiale, la rivoluzione, la guerra tra i comunisti rivoluzionari e le truppe fedeli allo zar), ma il suo punto di vista non è quello dell’eroe combattente a lungo celebrato dalla letteratura sovietica. È un antieroe, un animo sensibile che vuole amare ed essere amato, scrivere versi, curare i malati, poco incline ai giochi politici e alle asprezze della grande storia. Pasternak non esprime giudizi “L’epoca non tiene conto di me, mi impone ciò che vuole. Permettete dunque anche a me di ignorare i fatti”. Mostra il significato di una vita individuale dentro i travolgimenti della storia e le difficoltà di vivere in una dimensione privata e in una dimensione pubblica.
Alla sua uscita Il dottor Zivago viene letto essenzialmente in chiave politica e suscita accese polemiche da parte dei critici marxisti, diventando il pretesto dello scontro tra i fautori e i detrattori dell’intera esperienza politica dell’Unione Sovietica. L’estraneità di Zivago alle questioni politiche e la visione spirituale della vita che permea il romanzo provocano ancora oggi aspre polemiche. In realtà la grandezza del romanzo di Pasternak non va cercata nel suo significato ideologico, come ha sottolineato nel 1958 Franco Fortini, che ha definito Il dottor Zivago “un libro vivente, con passaggi di grandissimo respiro, con almeno un personaggio indimenticabile: quello di Lara. Un libro che non rientra o rientra malamente, nelle categorie tradizionali o in quelle dell’avanguardismo di ieri e di oggi, e dunque un libro che non si cessa di rileggere per sorprenderne il segreto difficile”.
Senza dubbio Il dottor Zivago è l’espressione simbolica della vita di Pasternak.
Dopo il novembre del 1957, Pasternak viene espulso dall’Unione degli Scrittori, subisce una violenta campagna denigratoria, rischia di essere privato della cittadinanza sovietica e di venire espulso dal suo paese: parallelamente si sviluppa l’odissea del testo russo del suo romanzo, che dopo una prima edizione pirata in Olanda, viene pubblicato da Feltrinelli, quindi rivisto e migliorato nel 1978, mentre il testo definitivo appare sul ‟Novyj Mir” nel 1988 e, in volume, nel 1991.
Il romanzo viene pubblicato legalmente in Russia, come ho già detto, solo nel 1988, nel periodo di riforma dell’Unione Sovietica promosso da Gorbačëv, e sarà nel 1989 che il figlio dell’autore Evgenij si recherà in Svezia per ritirare il premio spettante al padre 31 anni prima.
Da questo capolavoro della narrativa novecentesca viene tratto il film omonimo di grande successo (1965) con Omar Sharif, Julie Christie, Geraldine Chaplin, Alec Guinness, Rod Steiger. Ovviamente ci siamo tutti innamorati di Lara (Julie Christie).
Indimenticabili le scene sul tram all’inizio e alla fine del film (il destino non li fa incontrare) e quelle dell’idillio tra Lara e Juri nella innevata Varykino, unici momenti felici, sia pur in mezzo alle privazioni, dei due amanti. Scandito dalla musica famosissima di Maurice Jarre, il film è diventato un autentico cult per la mia generazione, al punto che Nanni Moretti ne riporta un’intera scena in un suo film (palombella rossa).
* Omar Sharif: dottor Jurij Živago
* Julie Christie: Lara Antipova
* Geraldine Chaplin: Tonja Gromeko
* Rod Steiger: Viktor Komarovskij
* Alec Guinness: generale Evgraf Živago
* Tom Courtenay: pascià Antipov / Strel’nikov
* Siobhan McKenna: Anna
* Ralph Richardson: Aleksandr Gromeko
* Rita Tushingham: la ragazza
* Jeffrey Rockland: Sasha
* Tarek Sharif: Yuri a 8 anni
* Bernard Kay: il bolscevico
* Klaus Kinski: Kostoed Amurskij
Il dottor Živago (Doctor Zhivago) è un film del 1965 diretto da David Lean, con Omar Sharif, Julie Christie, Geraldine Chaplin, Alec Guinness e Rod Steiger.
Tratto dall’omonimo romanzo di Boris Leonidovič Pasternak, che nel 1958 vinse il Nobel, fu presentato in concorso al 19º Festival di Cannes e vinse cinque Golden Globe e cinque Oscar, celebre quello per la musica, il Tema di Lara, che vendette centinaia di migliaia di copie e la colonna sonora di Maurice Jarre che raggiunge la prima posizione nella Billboard 200.
Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al trentanovesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
Il film risulta essere piuttosto fedele al romanzo originale dal quale è tratto. Fra differenze rilevabili tra film e libro spicca la scelta di tralasciare l’incontro e il dialogo che avviene tra il dottor Živago e Paša Antipov subito dopo che Lara è scappata con Komarovskij (tale incontro costituisce un colpo di scena perché Komarovskij aveva detto a Živago che Antipov era morto). Dopo questo incontro Paša Antipov si suiciderà. Il film tralascia altri fatti/episodi come la convivenza con la terza consorte (Marina) del dottor Živago, la conoscenza da parte di Gordon e Dudorov della figlia di Lara e Živago Tonja e poco altro.
« L’arte è nell’erba e bisogna avere l’umiltà di chinarsi a raccoglierla »
« Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci. »
‘Oh, che amore era stato il loro, libero, straordinario, a nulla somigliante! Pensavano, come altri cantano: non si erano amati perché era inevitabile, non erano stati «bruciati dalla passione», come si suol dire. Si erano amati, perché così voleva quel che li circondava: la terra sotto di loro, il cielo sopra le loro teste, le nuvole e gli alberi. Il loro amore piaceva a ogni cosa intorno, forse anche più che a loro stessi. […] Questo, questo era stato ciò che li aveva avvicinati e uniti! Mai, mai, nemmeno nei momenti di più sovrana immemore felicità li aveva abbandonati quanto vi è di più alto e di appassionante: il godimento dinnanzi all’armonia dell’universo, il senso del rapporto tra loro e tutto il suo quadro, la sensazione di appartenere alla bellezza dell’intero spettacolo, a tutto il cosmo.’
(Boris Pasternak)
Ho letto questo romanzo tre volte: a vent’anni, a quaranta e a sessanta e più invecchio, più mi commuove e nello stesso tempo mi rattrista perché in me si rafforza la convinzione che esista poco spazio per i sentimenti e per chi non accetta le regole dure del gioco politico e ipocrita dell’esistenza inautentica. Sia Zivago che Lara, ma anche Tonja, sono vittime dei Komarovskij di turno, dei cinici e degli scafati, di coloro che non riescono neppure a concepire sentimenti nobili. Eppure continuo a pensare che sia meglio vivere come Zivago e Lara (e Pasternak) pagando un prezzo altissimo che però ci rende esseri umani veri.
J.V.