Il duello di Joseph Conrad

Il duello: racconto militare (The Duel: A Military Tale) è un racconto di Joseph Conrad scritto nel 1907 e pubblicato per la prima volta l’anno successivo sulla rivista “Pall Mall Magazine” e quindi nella raccolta Un gruppo di sei (A Set of Six).
Nato a Berdicev, in Ucraina, nel 1857, marinaio e poi capitano di lungo corso nella marina mercantile francese ed in seguito in quella inglese, dal 1886 cittadino inglese, per molti anni navigante nell’arcipelago malese, Joseph Conrad rappresenta casi umani complicati, condizioni morali e psicologiche di particolare complessità da risolvere, stati di feroce ingiustizia, vite condannate all’isolamento, alla solitudine perché confuse, ingannate anche da chi non avrebbe mai dovuto.
I suoi antieroi non sono gli uomini eccezionali della letteratura decadente, dispregiatori del volgo in nome d’ideali estetici, ma persone comuni dotate di capacità di riflessione, sensibilità, pudore e che, proprio a causa di queste doti, non lottano per imporsi e stoicamente accettano le sofferenze che il destino riserva loro. Ricordano i personaggi di Dostoevskij. In Conrad esiste soltanto la legge dell’anima, delle sue inquietudini e sofferenze, ai limiti del paradosso, dell’inconcepibile, dell’assurdo.
Ne “Il duello”, da un episodio di poco conto si arriva improvvisamente ad una situazione minacciosa, drammatica, che si aggrava sempre più fino a divenire incredibile. D’Hubert, ufficiale napoleonico, viene sistematicamente sfidato a duello da un altro ufficiale dello stesso esercito, Feraud, che si è sentito da lui disturbato nel corso di un convegno mondano, mostrando in modo inequivocabile quanto si può o si deve soffrire pur senza essere colpevoli, quali aspetti terribili può assumere l’esistenza senza nostra volontà o colpa.

A ispirare Joseph Conrad a scrivere I duellanti fu un breve trafiletto in un quotidiano di provincia che raccontava di uno di questi episodi, la storia incredibile di due ufficiali napoleonici, François Louis Fournier e Pierre Dupont, che, nel corso di vent’anni, si fronteggiarono armati in 17 duelli. Napoleone non tollerava che i suoi ufficiali si uccidessero tra loro… per lui venivano prima i duelli tra nazioni. Lo scontro a cui si assiste è anche uno scontro tra due opposti livelli d’educazione e tra il risentimento sociale di uno dei due contendenti e l’altezzosità dell’altro. Due visioni diverse dell’onore e della lealtà: uno rispettoso del proprio comandante, chiunque egli sia, l’altro fanaticamente devoto a Napoleone, uno proviene dalla nobiltà della Piccardia, l’altro dalla plebe guascona. Conrad, nobile d’origine, non nasconde la simpatia per il nobile d’Hubert, nobile anche di animo, costretto a raccogliere il guanto di sfida senza alcun reale motivo. L’ironia di Conrad scaturisce dall’assurdità della circostanza: non c’è stata offesa, il motivo del duello è il duello stesso; l’accanimento di Feraud è frutto di un’insofferenza per l’origine dell’avversario e l’uomo, nel corso degli anni, guardandosi bene dal dare una giustificazione della sua insensata mania omicida, per spiegare il proprio comportamento non esiterà a calunniare d’Hubert, dicendo che si nasconde dietro ai superiori, che fugge nella carriera dal duello e, come estrema ingiuria, che «non ama l’Imperatore». D’Hubert, il vincitore del duello si comporterà con indulgenza con il vinto, dimostrando per lui un’affezione riservata di solito agli antagonisti che si sono odiati una vita intera, al punto di dare al proprio primogenito il nome dell’avversario. Il racconto, e anche il film, si chiude con la fine di un sogno trasformato in incubo e un’immagine: Gabriel Feraud, visto di spalle, osserva il paesaggio nel tramonto: è il quadro di Francois-Joseph Sandmann che ritrae Napoleone a Sant’Elena.
Ho amato Napoleone tutta la vita. L’amore non mi ha chiuso gli occhi e ne ho scorto i limiti e i difetti ma so che oggi, in questi tempi tristi e osceni, ne avremmo bisogno. Mi sento però, malgrado i miei umili natali, come D’Hubert e ho vissuto e vivo come lui… i tanti Feraud incontrati nella mia esistenza mi hanno costretto, con la loro invidia, ad ingaggiare un continuo duello al quale, a causa del mio senso dell’onore, non riesco a sottrarmi. Spero di vincere definitivamente prima di morire e di assisterli nella loro sofferenza come ho già peraltro iniziato a fare con alcuni di loro.

J.V.

Rispondi