IL NUOVO (DIS)ORDINE MONDIALE
IL NUOVO (DIS)ORDINE MONDIALE
“Date a me le vostre stanche, povere masse oppresse e soffocate,
che bramano di respirare libere, I miserabili rifiuti delle vostre sponde brulicanti.
Mandate costoro, i senza-patria, sbattuti dai marosi a me. Io qui levo la mia fiaccola
(Emma Lazarus, sonetto inciso sul piedistallo della Statua della libertà)
Donald Trump ha già firmato oltre cento ordini esecutivi tra cui la grazia agli invasori di Capitol Hill. Inoltre giura vendetta ai “traditori”. Così si apre America First. Segue l’annunciata riconquista di Panama, l’annessione della Groenlandia e del Canada, il cambio di nome al Golfo del Messico. Poi il bitcoin chiamato $Trump emesso a 18 centesimi e che ha già superato i 29 dollari con un aumento del 354 per cento. Una manifestazione di potere senza limiti. Trump dimentica che l’inquilino della Casa Bianca, a partire da John Adams che prese il posto di George Washington, esercita il potere esecutivo, ma non fa le leggi. Il potere legislativo spetta al Congresso. Il presidente ha potere di veto che può essere respinto con una maggioranza di due terzi. Esecutivo e legislativo sono autonomi e il Presidente non è super partes ma entra nel gioco politico. La garanzia finale di equilibrio tra poteri centrali spetta alla Corte suprema i cui membri sono nominati a vita dal presidente, ma sottoposti al consenso del Senato. Corte suprema peraltro a lui favorevole dal momento che nel suo primo mandato ha nominato tre giudici (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett) i quali si sono aggiunti agli altri tre conservatori. Eppure credo che Trump si sia spinto decisamente troppo in là, ai limiti della dittatura. Certo anche Biden non scherzava in quanto ad abuso di potere graziando in extremis il figlio Hunter. Ora Trump grazia i no vax trasformati in eroi della libertà e quasi tutti i 1.500 assaltatori del Campidoglio. La Costituzione americana è in discussione e ritorna al centro della discussione il dibattito che vide impegnati il federalista Alexander Hamilton contro l’autonomista Thomas Jefferson alla fine del 1700. Per citare Schlesinger occorre “trovare una via di mezzo tra il presidente zar e il presidente fantoccio”. Di fatto il Presidente e il suo mago di Oz Elon Musk intendono creare un sistema parallelo che rimetta in discussione l’autonomia e la funzione della banca centrale, vecchio progetto della tecno-destra. I big-boss pretendono concessioni governative, il business spaziale, controllo sull’intelligenza artificiale. I Padri fondatori non potevano immaginare un simile scenario giocato sull’alleanza tra plutocrati, masse rurali e poveri disgraziati della vecchia industria. Donald Trump ridisegna il capitalismo e il sistema internazionale. In politica estera vuole negoziare con Putin, forzare la mano a Netanyahu e presentarsi come il Grande Pacificatore. Non fa mistero di essere nemico della democrazia e vuole un’America oligarchica, protezionista e imperiale. È la messa in mora della democrazia liberale, del suffragio universale, della separazione dei poteri, dello stato di diritto, della libertà di informazione e della tolleranza verso le minoranze. Diminuisce le tasse ai ricchi e spiana la strada al capitalismo predatorio. Trump ragiona come Xi Jinping e Vladimir Putin. Vuole un impero autoritario che lotti contro gli altri imperi autoritari. La vecchia Europa, custode dei valori e delle istituzioni liberali, non possiede la volontà e i mezzi per difendersi. Almeno per il momento. Ricordiamo la lezione del grande Isaiah Berlin
“Quella cui stiamo assistendo è una reazione mondiale contro le dottrine centrali del razionalismo liberale del XIX secolo in sé stesse, uno sforzo confuso di tornare a una più antica moralità… Il partito del progresso, liberale o socialista, fa appello ai metodi della ragione, specialmente quelli impiegati nelle scienze naturali, in base ai quali ogni individuo razionale potrebbe verificare la verità di un principio o l’efficacia di una politica o l’affidabilità della prova sulla quale queste conclusioni sono fondate… Calculemus doveva diventare la chiave per la soluzione dei problemi sociali e personali. E’ contro tutto ciò che è cominciata una protesta in tutto il mondo… Nelle società industriali e post- industriali, la protesta è quella di individui o gruppi i cui membri non desiderano essere trascinati dal carretto del progresso scientifico interpretato come l’accumulazione di beni e servizi materiali… Nei territori poveri o ex coloniali il desiderio di essere trattati come i precedenti padroni, come esseri umani completi, spesso prende la forma di un’autoaffermazione nazionalistica. La voglia di indipendenza individuale e nazionale scaturisce dallo stesso senso di dignità umana oltraggiata… E’ la richiesta di uno spazio in cui gli uomini possano cercare di realizzare la loro natura”. Una grande lezione di civiltà. Si auspica che la vittoria di Trump sia uno stimolo a cambiare passo per la debole Unione Europea per evitare la partenza verso Armageddon.
J.V.