IN MORTE DI ALAIN DELON

IN MORTE DI ALAIN DELON

Attore leggendario, bellissimo al punto da essere la risposta europea agli americani Paul Newman e Marlon Brando. Occhi azzurri e sguardo ombroso, ambiguo e accattivante, tombeur de femme inarrivabile, uomo lacerato e profondamente tragico. Gangster, professore di lettere intabarrato nel cappotto di cammello e con gauloises in bocca, emigrato a Milano, principe Tancredi, Mr. Ripley, Mr. Klein e molto altro.

Nato a Sceaux, ricco sobborgo parigino, affidato ad una famiglia, studente pessimo, volontario in Indocina, entra ed esce dal carcere, cacciato con disonore dall’esercito nel 1956. Poi la sorte diviene benigna. Il produttore

David O. Selznick gli offre un contratto. Non conosce l’inglese ma giunge fortunatamente anche la proposta francese e diventa Monsieur Ripley. Le sue donne incantevoli muoiono quasi tutte prima di lui: Romy Schneider nel 1982, Dalida nel 1987, Nico nel 1988, Marisa Mell nel 1992, Mireille Darc nel 2017, Nathalie nel 2021…

Memorabile l’intervista del 1964 con Oriana Fallaci, subito dopo il successo del Gattopardo “Io so tutto sulle salsicce, sui salami, sul prosciutto crudo cotto affumicato, sul modo di affettarlo, sul modo di ammazzare un maiale, ad ammazzare i maiali poi son bravissimo, adopro la mazza… Quando son morti li aggancio, gli taglio la vena del collo, e raccolgo il sangue nella pentola per fare i sanguinacci, poi gli apro la pancia, li pulisco, li rimetto per terra, li abbrustolisco per levargli i peli, li lavo, tiens! J’avais seize ans, sedici anni, quando imparai così bene e non ho dimenticato nulla: potrei tornare a macellare maiali e fare salsicce domani”. Il suo patrigno era un macellaio al tempo in cui i macellai non si limitavano a vendere la carne. Sempre nella stessa intervista dice che il cinema gli interessa poco e ancor meno Luchino Visconti. Eppure gli americani lo ricordano per il Gattopardo assieme a Burt Lancaster e la meravigliosa Claudia Cardinale.

Conservatore e reazionario, amico di Jean-Marie Le Pen, nello stesso tempo incarna l’uomo in rivolta di Camus. Le letture woke dei nostri tristi tempi ovviamente lo denigrano senza comprenderne la vera pasta. Si definiva uno sconfitto che aveva combattuto per la civiltà contro il comunismo, per l’uomo contro la massa. Ma come scrive Manganelli “Lo sconfitto è sempre un pochino più savio, più problematico, più pensoso”. Confermo e sostengo che la narrazione della sconfitta è impagabile. Amava le donne e non ne faceva mistero “Siamo nati per amare una donna, non per rimorchiare un uomo” dirà alla televisione francese facendo infuriare il culturame gauchista di maniera. Personalmente credo che ognuno abbia il diritto di amare chi vuole ma penso che in fondo fosse anche il suo pensiero. Gli piaceva far incazzare i conformisti di sinistra. E lui non era un conformista. Era lui, Tancredi, il vero Gattopardo. La sua vita si può riassumere nella famosa frase del principe Salina “Sono un esponente della vecchia classe, fatalmente compromesso con il passato regime e a questo legato da vincoli di decenza se non di affetto. La mia è un’infelice generazione, a cavallo tra due mondi e a disagio in tutti e due. E per di più, io sono completamente senza illusioni”. E poi ancora donne bellissime oltre quelle citate prima: Marianne Faithfull, Mirelle Darc, Veronique Jannot, Sylvia Kristel, Sydne Rome, Dalila Di Lazzaro, Anne Parillaud e Rosalie van Breemen, madre della amata Anouchka. Le donne sono state la sua vita e senza di loro lui si sarebbe perso. Una Bardot al maschile e infatti a Brigitte fu soltanto legato da fedele amicizia. Erano troppo simili.

Una vita di eccessi, di contraddizioni, di lusso e povertà, di gloria e miserabile vecchiaia. Un po’ come Helmut Berger. Però Helmut brillava soltanto se toccato da Visconti mentre Alain brillava di luce propria. Una luce che proveniva da una accecante bellezza, dall’intensità del suo sguardo, dal fascino magnetico.

Addio Alain, a me piacevi. Ora è giunta anche per te la prima notte di quiete.

J.V.

Rispondi