Locke
Empirismo inglese. Medico-filosofo di Wrington, liberale ed anticipatore dei lumi. Figlio di un procuratore puritano che combatte contro Carlo I al tempo della prima guerra civile, entra a Oxford mentre Cromwell governa come dittatore. Insegna greco e retorica nella stessa università. Poi diviene medico personale e consigliere di Lord Ashley, conte di Shaftesbury e futuro Lord Cancelliere. Studia i filosofi francesi del tempo, condivide l’esilio col suo protettore e finalmente rientra in Inghilterra al seguito del nuovo sovrano Guglielmo III d’Orange nel 1689. Diviene ricco grazie alla sua carica di consigliere per il commercio nelle colonie ed inizia a pubblicare le sue opere tra cui Il saggio sull’intelletto umano, vero fondamento dell’empirismo «Donde [l’intelletto] ha tratto tutti questi materiali della ragione e della conoscenza? Rispondo con una sola parola: dall’esperienza. È questo il fondamento di tutte le nostre conoscenze; da qui esse traggono la loro prima origine.»
La strada del criticismo è aperta.
I primi tre libri del Saggio sull’intelletto umano trattano dell’«origine delle idee», il quarto è dedicato al tema del «la certezza e l’estensione della conoscenza umana, ed insieme i fondamenti e i gradi della credenza, dell’opinione e dell’assenso». Fortemente antinnatista tanto sul piano gnoseologico quanto su quello etico in linea con Gassendi e Hobbes. Tutto deve passare dall’esperienza… anche il pensiero politico. La nostra conoscenza è limitata alle idee di sensazione che provengono dall’esperienza esterna e che vanno a despositarsi sulla tabula rasa della nostra sensibilità. Poi vi sono le idee di riflessione che riguardano l’esperienza interna. Poi enumera le varie idee semplici e quelle complesse e le loro qualità sino a negare come una furia l’idea di sostanza.
«Le nostre idee dei vari tipi di sostanze non sono altro che collezioni di idee semplici, con in più la supposizione di qualcosa cui esse appartengono ed in cui sussistono, benché di questo supposto qualcosa non si abbia da parte nostra affatto alcuna idea chiara e distinta.»
Viene meno non soltanto la metafisica aristotelica ma anche il razionalismo cartesiano. Cosi come crolla il nesso causa-effetto. Ovviamente il linguaggio possiede natura convenzionale dove le parole altro non sono che segni sensibili delle idee. Insomma il linguaggio possiede soltanto una funzione ordinatoria del pensiero. Ritorna cosi il nominalismo puro. Conoscere significa constatare l’accordo o il disaccordo di più idee tra loro esprimendo questa operazione in un giudizio. Così la conoscenza puo essere intuitiva o per dimostrazione. Dalla conoscenza intuitiva del proprio io si passa alla conoscenza per dimostrazione dell’esistenza di Dio e poi alla conoscenza delle cose esterne per sensazione. Ogni altra conoscenza rientra nella sfera della conoscenza probabile dove ogni verità raggiunta deve sempre essere criticata dall’esperienza. Esiste poi la conoscenza per fede ove possiamo credere vere quelle conoscenze che non siamo in grado di verificare ma che vengono elargite da coloro di cui non abbiamo motivo di dubitare. Infine la conoscenza più fallace: l’opinione.
Fortemente critico dell’assolutismo a causa dell’esperienza fallimentare degli Stuart, Locke si sposta verso un pensiero politico liberale rispettoso di mantenere il maggior benessere per tutti lavorando sul contrattualismo. Lo Stato non può negare i diritti naturali, vita, libertà, uguaglianza civile e proprietà e deve tutelare i diritti naturali inalienabili propri di tutti gli uomini. Giusnaturalismo puro e importanza della Magistratura come garante del Patto. Tripartizione dei poteri e tolleranza religiosa in linea con la sua posizione deista. Stato laico e non confessionale. Lotta all’ateismo «Dio non ci ha dato idee innate di sé, non ha stampato caratteri originali nel nostro spirito, nei quali possiamo leggere la sua esistenza; tuttavia, avendoci forniti delle facoltà di cui il nostro spirito è dotato, non ci ha lasciato senza una testimonianza di se stesso: dal momento che abbiamo senso, percezione e ragione, non possiamo mancare di una chiara prova della sua esistenza, fino a quando portiamo noi stessi con noi. Non c’è verità più evidente che questa, che qualcosa deve esistere dall’eternità. Non ho mai sentito parlare di nessuno così irragionevole o che potesse supporre una contraddizione così manifesta come un tempo nel quale non ci fosse assolutamente nulla. Perché questa è la più grande di tutte le assurdità, immaginare che il puro nulla, la perfetta negazione e assenza di tutte le cose producano mai qualche esistenza reale. Se, allora, ci deve essere qualcosa di eterno, vediamo quale specie di essere deve essere. E a questo riguardo è assolutamente ovvio ragionare che debba necessariamente essere un essere pensante. Infatti pensare che una semplice materia non pensante produca un essere pensante intelligente è altrettanto impossibile quanto pensare che il nulla produca da se stesso materia.»
(J. Locke, Saggio sull’intelletto umano, III, cap. X)
Per attuare tutto ciò Locke ritiene fondamentale l’educazione in linea diretta col grande Comenio. Contrario alle pene corporali e sostenitore del rapporto Maestro-allievo basato sul rispetto e la fiducia. Per usare una terminologia giovanilistica rozza ma efficace possiamo dire che Locke era “avanti”.
Immensa autorità del nostro, dalla gnoseologia al pensiero politico. Uno dei prodotti piu elevati della cultura occidentale… sperando che la follia della cancel culture non colpisca anche lui.
J.V.