Katyn
« Come essere giudicato folle dinnanzi al tribunale della follia? »
(Un’ex deportata del campo di concentramento di Auschwitz)
Katyn (Katiń) è un film del 2007 diretto da Andrzej Wajda, il cui genitore Jakub fu una delle vittime. Il film narra la vicenda del massacro di 22.000 ufficiali e soldati polacchi, trucidati nella foresta di Katyń nel 1940 dall’NKVD per ordine di Stalin.
Suggerisco la visione di un film del 2007 uscito in ritardo in Italia: “Katyn” del regista polacco Andrzej Wajda. Con un anno di ritardo rispetto alla presentazione alla Berlinale, esce dunque anche da noi uno dei rari film su crimini politici e di guerra compiuti da un Paese vincitore della Seconda guerra mondiale. Vedere il film non è comunque operazione semplice: in Italia infatti è uscito solo in poche sale, come lamenta il regista stesso: «Mi hanno detto che il mio film in Italia non è stato visto quasi da nessuno, che circola in maniera pressoché clandestina. Mi fa paura che in un Paese democratico, che per noi polacchi è un simbolo di storia e civiltà, possa ritornare la censura. È una nuova sofferenza per questo lavoro così difficile. Mi dispiace molto».
Chi riuscirà nell`impresa vedrà rievocata la strage di circa 20 mila ufficiali dell`esercito polacco uccisi dalla Nkvd, la polizia segreta di Stalin, nella primavera del 1940 nella foresta di Katyn, in Bielorussia. Il merito del regista è di lavorare solo su fatti certi, acclarati dai documenti e dalle testimonianze, rievocando oltre all`eccidio le sue conseguenze. Wajda mostra con rigore la catena di montaggio dello sterminio in tutta la sua terribile efficienza.
L`Occidente fu silente, incapace di denunciare le responsabilità di Stalin, divenuto nel frattempo, dopo il rovesciamento delle alleanze (nell`agosto del `39 Germania nazista e Urss stalinista erano alleate grazie al patto Molotov-Ribbentrop che spiazzò tutti i partiti comunisti d`Europa), un indispensabile alleato contro la Germania nazista. Solo nel 1992 il presidente russo Boris Eltsin, consegnando alla Polonia i documenti che attestavano la piena responsabilità dell`Unione Sovietica nel massacro di Katyn, disse: «Perdonateci, se potete».
Con “Katyn” il grande regista polacco, ha raccontato con stile secco e incalzante una tragedia storica che ha segnato il suo Paese per decenni. Nel film si vedono militari nazisti e sovietici che insieme, in nome dell`ideologia, mettono in atto la liquidazione della classe dirigente polacca: i nazisti deportano nei campi di concentramento i professori dell`università Jagellonica, Stalin e la sua polizia segreta si occupano degli ufficiali, l`elite intellettuale della Polonia a cavallo tra le due guerre, in modo da poter controllare il Paese in futuro con facilità. L`ordine di morte (firmato dal direttore dei servizi segreti russi Lavrentij Beria il 5 marzo 1940) aveva un scopo molto preciso: l`eliminazione dell`intellighenzia polacca, vera erede storica dei Magnati, la grande nobiltà. «Cannoni, artiglieria, li puoi sostituire. Ventimila ufficiali educati e addestrati non sono rimpiazzabili», fa dire Wajda ad uno dei protagonisti.
Wajda rievoca non solo la dignità e il coraggio delle vittime, ma anche la tenacia nel cercare la verità e la speranza incrollabile delle donne – vere figure centrali del film – che aspettano invano a casa il ritorno dei loro cari. Dopo la fine della guerra, quando la verità inizia ad emergere – e la tesi della strage nazista si dimostra falsa – superstiti e parenti devono decidere se proclamare la verità, pagando con la vita, o preferire il doloroso silenzio, per cercare di ricostruire la Polonia dalle macerie.
“Katyn”, un film bellissimo (un anno fa candidato all`Oscar per il miglior film straniero) e da non perdere, è anche la prova di come l`occultamento della verità sia sempre pernicioso e foriero di conseguenze ancora più tragiche. Quante persone in buona fede hanno creduto, per ignoranza dei fatti, nel bolscevismo staliniano come lotta al capitalismo e al nazifascismo? Stalin e Hitler erano alleati e i loro sistemi totalitari erano molto simili. I comunisti sinceri e desiderosi di un mondo migliore vennero deportati e uccisi da Stalin e dalla sua famigerata polizia segreta che nulla aveva da invidiare alla Gestapo. Se i governi inglesi, americani e francesi avessero detto la verità (che conoscevano bene) su Katin, forse il terribile sistema sovietico post-staliniano sarebbe caduto prima, causando meno sofferenze. Invece dopo la guerra e la nascita della Polonia socialista la parola Katyn divenne proibita. I redattori dell`enciclopedia polacca piuttosto che mentire preferirono non inserire la voce “Katyn” nella loro opera. Un silenzio pesante come un macigno.
Andrzej Wajda, regista polacco tra i più prolifici e attivo fin dagli anni`50, firma l`adattamento del romanzo “Post Mortem” di Andrzej Mularski anche per fare i conti con la propria storia personale: tra gli ufficiali trucidati con un colpo alla nuca nel bosco della Bielorussia c`era anche suo padre…
«Jacob Wajda, capitano del 72° reggimento fanteria. Sono stato a Mosca, il procuratore generale mi ha risposto che non esiste una sola carta. In Polonia c`è stato un risveglio di orgoglio nazionale per questa ferita che rimane aperta. Nei tribunali di Mosca stagnano molte cause dei discendenti delle vittime che cercano delle risposte. Mosca o non risponde o dice che non esistono prove. Al centro del mio film non ci sono gli ufficiali assassinati ma le donne che hanno aspettato il loro ritorno: ogni giorno, ogni ora» così racconta il regista e pensa a sua madre che dovette vivere a lungo sopportando il peso della menzogna ufficiale.
Wajda si richiama alla sua tradizione cinematografica con ascendenze al romanticismo polacco. Emblematica l`immagine del Cristo coperto dal cappotto dell`ufficiale. Durante l`800, secolo in cui scomparve dalle carte d`Europa, la Polonia era nota come “Cristo delle nazioni”, termine tornato ricorrente durante l`ultima spartizione russo-tedesca. Il patto Molotov-Ribbentrop fu infatti la quarta spartizione polacca e fece seguito alle tre spartizioni del settecento tra Prussia, Russia e Impero asburgico.
“Katyn” annoda memoria privata e memoria collettiva ed è un simbolo delle tragedie che hanno colpito il Novecento e dell`occultamento della verità storica per motivi politici. La prima metà del Novecento ha visto alleati e poi contrapposti due orribili regimi totalitari: il nazionalsocialismo e il bolscevismo staliniano. L`Occidente come si è comportato? Sempre il regista: «Non aveva interesse a irritare Mosca, non era interessato a smascherare il crimine di Katyn per non alterare gli equilibri internazionali. Non c`è stata possibilità di realizzare questo film fino al 1989, con la caduta del Muro di Berlino. Ma non voglio che quegli ufficiali muoiano per la seconda volta. Nella capitale russa hanno fatto sparire perfino le copie pirata su dvd. Questo film non è uno strumento politico ma un obbligo morale verso i miei genitori».
Invito tutte le persone che hanno a cuore la verità storica a pubblicizzare “Katyn”, appellandomi soprattutto agli insegnanti affinchè lo diffondano presso le loro scuole per farlo vedere ai ragazzi della secondaria come lezione di storia e di vita.
J.V.