Konstantinos Kavafis, Aspettando I Barbari

I Barbari
«Sull’agora, qui in folla chi attendiamo?»
«I barbari che devono arrivare»
«E perché i senatori non si muovono?
Cha aspettano essi per legiferare?»
«E’ perché devono giungere, oggi, i Barbari.
perché dettare leggi? Appena giunti,
i Barbari, sarà compito loro »
«Perché l’Imperatore s’è levato
di buon ora ed è fermo sull’ingresso
con la corona in testa?»
«E’ che i Barbari devono arrivare
e anche l’Imperatore sta ad attenderli
per riceverne il Duce; e tiene in mano
tanto di pergamena con la quale
offre titoli e onori»
«E perché mai
sono usciti i due consoli e i pretori
in toghe rosse e ricamate? e portano
anelli tempestati di smeraldi,
braccialetti e ametiste? »
«E’ che vengono i Barbari e che queste
cose li sbalordiscono»
«E perché
gli oratori non sono qui, come d’uso,
a parlare, ad esprimere pareri?»
«E’ che giungono i Barbari, e non vogliono
sentire tante chiacchiere»
«E perché sono tutti nervosi? ( I volti intorno
si fanno gravi ). Perché piazze e strade
si vuotano ed ognuno torna a casa?»
«E’ che fa buio e i Barbari non vengono,
e chi arriva di là dalla frontiera
dice che non ce n’è neppure l’ombra»
«E ora che faremo senza Barbari?
( Era una soluzione come un’altra,
dopo tutto… )».
Traduzione di Eugenio Montale da Quaderni di traduzione, Mondadori, Milano 1975

Aspettando i barbari è un poema in lingua greca moderna di Konstantinos Kavafis, scritto nel novembre (secondo Simić) o nel dicembre (secondo Christias) 1898 e pubblicato per la prima volta nel 1904. In una città-stato ogni cosa si è fermata perché la popolazione sta aspettando l’arrivo dei “barbari”.
In questo poema è evidente la convinzione di Kavafis secondo la quale “quando il contenuto formale di una comunità storica, cioè la legislazione, le istituzioni politiche, i rituali della messa in scena del potere, sono sproporzionati rispetto alla forza vitale del popolo storico, allora questa stessa forma invita ad essere invasa da un’altra forza vitale che è sproporzionatamente sviluppata rispetto ai suoi contenuti formali”. La civiltà greco-romana, ormai priva di forza vitale, attende con impazienza la forza vitale dei barbari. (Christias)

Una delle più famose poesie di Konstantinos Kavafis. Mi sono limitato a scrivere qualche informazione generica. Attendo…

J.V.

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