KUNDERA

KUNDERA

“Quando ero un ragazzino, sognavo un miracoloso unguento che mi avrebbe reso invisibile. Poi sono diventato adulto, ho iniziato a scrivere, e ho voluto avere successo. Ora che sono conosciuto vorrei avere un unguento che mi renda invisibile”.

(Kundera in un’intervista a Philip Roth)

Milan Kundera nasce in Boemia nel ’29, emarginato nel ’48, riabilitato nel ’56 e di nuovo allontanato dal partito comunista quando prende parte alla “primavera di Praga” . Perde il lavoro e dal ’75 si trasferisce in Francia. Muore a Parigi l’11 luglio 2023.

Scrittore tra i più importanti della seconda metà del secolo scorso, ha scritto, tra gli altri, romanzi come Lo scherzo (1967), La vita è altrove (1973) e L’insostenibile leggerezza dell’essere (1984). Tutti pubblicati in italiano da Adelphi. Kundera riflette sulla morte della cultura nella nostra epoca. Suoi ispiratori più prestigiosi sono Kafka, Musil, Broch, tutti autori sospettosi verso l’illusione del progresso. Con lui giunge in Occidente “lo spirito di Praga”. Attraverso la filosofia tenta di costruire un ordine nel caos dell’esistenza “La mia passione per la filosofia è tipica di un eclettico. Io non ricerco una verità: cerco la ricchezza di possibilità di vedere il mondo. La fenomenologia è il punto di incontro tra la filosofia e il romanzo. Essa è la filosofia delle cose che sono evidenti, prima che la scienza le matematizzi (…) In generale tutti i pensieri che arrivano troppo facilmente ad un sistema, a un dogma, mi ripugnano”.

Riflette, come Stanley Kubrick, sul rapporto impari tra l’uomo e la Storia, una Storia crudele e mostruosa, espressione dei paesi totalitari, una Storia che rende infantili gli adulti per controllarli meglio “I bambini non sono l’avvenire perché saranno un giorno adulti, ma perché l’umanità si avvicina sempre più a loro, perché l’infanzia è l’immagine dell’avvenire” mentre “Il nostro futuro non è l’infanzia ma la vecchiaia: il vero umanismo della società si rivela attraverso la sua attitudine nei confronti della vecchiaia. Ma la vecchiaia, l’unico futuro che ognuno di noi affronta”. L’essenza del nostro tempo è il kitsch dove la razionalità si trasforma in crudeltà. Il suo tema centrale è il conflitto tra vita e menzogna dove l’ironia e il sesso divengono l’unico antidoto contro la menzogna nella quale siamo costretti a vivere. Cosa significa infatti insostenibile leggerezza dell’essere? Significa che la vita è una sola e ciò che si verifica una sola volta è come se non fosse mai accaduto. I tedeschi dicono “Einmal ist Keinmal” ovvero, traducendo letteralmente “ciò che si verifica una sola volta (einmal) è come se non fosse accaduto mai (keinmal)”. Kundera vuol dire che l’esistenza e le scelte umane sono del tutto irrilevanti, e in ciò risiede la loro leggerezza. Soltanto se l’Essere è e non può non essere, come sosteneva Parmenide, allora tutto acquista un Senso, risulta pesante, eterno, imperituro, infinito; se al contrario prevale il Divenire, tutto scorre in modo eracliteo e diviene leggero, unico e irripetibile. Esiste quindi un contrasto tra questa insostenibile leggerezza dell’esistenza e la necessità umana di trovare un significato, un Senso. Ecco il terribile paradosso insostenibile che accomuna gli esseri umani. Da tutto ciò rampolla il contrasto tra Necessità e Contingenza, Libertà e Destino. Secondo la tradizione Ananke, la Necessità, viene raffigurata dalle catene pesantissime alle quali l’uomo deve sottostare e la contingenza come lo spazio della libera affermazione individuale; Kundera rovescia questo dualismo manicheo evidenziando il punto cruciale: il prezzo della libertà è la sensatezza dell’esistenza; la Verità, il Senso possono essere solo unici ed eterni e, nella loro univocità, guidano l’uomo nel mare della sensatezza, dell’epistéme, del fondamento eterno; al contrario, se la vita è, come sostengono gli esistenzialisti da Kierkegaard in poi, un’infinità di possibilità, allora rivela strutturalmente la propria inesistenza, leggerezza, il proprio non-Essere, la non necessità, la sorte (Tyche) capricciosa. Es muss sein (deve essere) è ciò che l’uomo deve dire dell’esistenza, legarla alla necessità, riempirla di un Senso che non si può trovare in nessun altro luogo. Infatti il romanzo attacca con una considerazione sull’Eterno Ritorno di Nietzsche, cioè col desiderio di legare l’esistenza ad Ananke, in modo da fondarne ogni istante nel senso, nella pesante necessità. Leggendo i suoi romanzi si acquisisce la consapevolezza che alla gloria fondata sui massacri è di gran lunga preferibile la gloria letteraria. Grande interprete del Chisciotte pensa che l’amore di Dulcinea, la stima dei lettori, la dedizione di tutti gli animi sensibili che si rifugiano nell’ultimo bene che oggi è rimasto: l’illusione della letteratura, l’unica vera realtà, sono preferibili alla gloria che si conquista col sangue e la tirannia. Grazie alla follia di Don Chisciotte possiamo salvarci. Con Il Don Chisciotte di Cervantes nasce il romanzo moderno, il passaggio dal mondo eroico alla quotidianità dell’esperienza umana. Occorre molto coraggio per vivere un’esistenza “normale”.

Per Kundera il Nichilismo è la storia dell’occidente. Il Divenire non possiede senso. Borges e Kundera interpreti dell’eterno ritorno di Nietzsche: una tragedia culturale. Epoca priva di Dèi e profeti. Disincantamento e desacralizzazione del mondo. Restare umani? Complicato. Tecnoscienza pericolosa e nemica dell’antropologia tradizionale. Oggi l’uomo comune erra nell’oscurità e il filosofo erra alla luce del sole. La Techne ha preso il posto di Dio. Il Paradiso-Paradigma perduto. Nel mondo governato dalla Techne gli imperativi morali sono freni di bicicletta montati su un aereo enorme. L’Etica resta imprigionata nell’Omiletica. Uomo saggio e profetico nel 1983, al culmine della guerra fredda, scrive sulla rivista Le Débat un articolo intitolato “Un Occident kidnappé. Ou la tragédie del’Europe centrale”, dove spiega che “l’anima slava” è un mito, ossia una menzogna. Sono note infatti la sua antipatia per Dostoevskij e la stima per Tolstoj. A suo parere esistono delle lingue slave, ma la divisione che segna l’Europa discende dalle differenze teologiche tra l’Impero romano e l’Impero bizantino. Ciò spinge le piccole nazioni situate nell’immediato ovest della Russia verso la civiltà dell’Europa dell’ovest, e non verso l’est. Nasce così l’Europa centrale contrassegnata dallo scetticismo e dall’insicurezza dovuta alla fragilità, con uno spirito antimitologico, ironico e sarcastico, la cui massima espressione è proprio Franz Kafka. Kundera considera poi gli ebrei come “la piccola nazione per eccellenza”, spalmata su tutte le altre. Di particolare importanza un’osservazione in nota a piè di pagina di quel saggio. Una nota che riguarda l’Ucraina “Una delle grandi nazioni europee (ci sono quasi quaranta milioni di ucraini) sta progressivamente sparendo. E questo grande evento, quasi incredibile, si produce senza che il mondo se ne accorga.” Oggi l’Ucraina non vuole arrendersi al disegno di Putin perché vuole conservare la sua doppia identità, nazionale e occidentale. Ecco il conflitto tra vita e menzogna dove la vita è l’esistenza del popolo ucraino e la menzogna la convinzione insensata che non solo l’Ucraina non esiste, ma che inoltre è governata da dei nazisti. Un Kundera che sarà anche uomo del passato ma che si rivela profondamente profetico come il suo maestro Kafka.

“Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.”

(Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere)

Per Kundera viviamo tessendo la tela di Penelope ma non possiamo sapere se Odisseo ritornerà. Siamo senza radici e senza bussola. Fine del mondo o fine di un mondo?

J.V.

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