L’ Angelo necessario

L’ Angelo necessario

“Io so bene che dentro la mia stanza c’è un amico invisibile, non si rivela con qualche movimento né parla per darmi una conferma. Non c’è bisogno che io gli trovi posto: è una cortesia più conveniente, l’ospitale intuizione. La sola libertà che si concede è di essere presente. Né io né lui violiamo con un suono l’integrità di questa muta intesa.” (Emily Dickinson)

Alla domanda se esistono gli angeli non occorrerebbe rispondere dal momento che è mal posta. Comunque gli angeli esistono e sono necessari. Da sempre so con evidente certezza che un angelo mi accompagna e vigila su di me. Da bambino era sopra la mia testa, adesso è dentro di me e mi dice con chiarezza ciò che devo fare. Wim Wenders lo ha compreso e filmato molti anni fa. Sentiamo la presenza degli angeli ogni volta che creano amore nei nostri cuori, illuminano la nostra mente, conversano con la nostra anima mentre dormiamo. Spesso vengono a visitarci ma li riconosciamo soltanto quando se ne sono andati e restiamo soli coi nostri demoni. Gli angeli si muovono con leggerezza, non costringono e non impongono, soffiano suggerimenti, combattono coi nostri demoni, ci accompagnano davanti al volto di Dio dopo la Morte. Certo ci sentiremo soli nel momento del passaggio ma non lo saremo perché l’Angelo schiuderà le porte della prigione. No, non siamo soli. Lo scrive benissimo sempre la poetessa “Non posso essere sola, mi viene a visitare una schiera di ospiti, non sono registrati, non usano la chiave, non han né vesti, né nomi, né climi, né almanacchi, proprio come gli gnomi, messaggeri interiori ne annunciano l’arrivo, invece la partenza non è annunciata, infatti non sono mai partiti.”

Gli angeli muti camminano con noi, soffrono con noi, lottano a nostra difesa. Quando nevica riesco a scorgerli in lontananza e forse nevica perché, come dice Umberto Saba, stanchi di volare sbattono le ali. Anche le nostre lacrime sono provocate dagli angeli. Essi sono in grado di sciogliere il ghiaccio del nostro cinismo e con il continuo movimento lasciano in vita il nostro amore. Giocano coi bambini e parlano con loro. Bambini e angeli si capiscono perché parlano un linguaggio semplice e perfetto. Crescendo, per una legge arcana, gli uomini perdono il dono dell’ascolto e i loro cuori si induriscono. Soltanto i poeti continuano a parlare con gli angeli e persino col più luminoso tra loro, il più ribelle e dannato, così come i grandi artisti li disegnano o li scolpiscono nel marmo e i musicisti suonano la loro musica che altro non è se non il tentativo di tradurre il silenzio di Dio. Quando ci svegliamo con sollievo e leggerezza abbiamo traccia dell’angelo che ci ha parlato nel sonno. Altre tracce evidenti si trovano nella generosità di vite ordinarie che nascondono angeli camuffati, nel sorriso dei bambini, negli occhi di donne innamorate. Gli angeli curano i nostri ricordi ed evocano nostalgia, bellezza, luoghi perduti, paradisi dove un tempo lontano siamo stati. Gli uomini giusti sono angeli, i vecchi saggi e buoni sono angeli, i buoni maestri sono angeli. Essi sono l’immagine di Dio, lo specchio puro, la luce eterna. Ci indicano la strada e ci ricordano che siamo eterni, padroni del nostro destino, re di meravigliosi castelli. Ogni giorno attorno a noi si manifestano la presenza degli angeli e la testimonianza di Dio. Dobbiamo soltanto vedere e ascoltare. In fin dei conti possiamo essere scimmie evolute o angeli caduti ad un tempo. Non cambia molto. E a coloro che cinicamente sorrideranno con malcelato disprezzo di quanto scrivo dall’alto del loro cinismo “intelligente e scientifico”, rispondo con poche e sobrie parole “credete nella follia della Techne contemporanea e non volete credere alla presenza dell’angelo?”

Gli angeli esistono e sono fuori e dentro di noi. In alcune epoche storiche arretrano a causa della nostra durezza cinica e stolta e allora giunge l’angelo della Storia. “C’è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l’angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui.” Così scrive Walter Benjamin e così è oggi a causa della nostra folle credulità tecnologica, della nostra durezza e del mancato ascolto delle voci angeliche.

Anche Lucifero è un angelo, il più luminoso, il ribelle annoiato, ma non vincerà sino a quando esisterà un atomo di bontà nel mondo e sino a quando esisterà la meraviglia, vera vincitrice della noia. La Scuola è meravigliosa. Quando i ragazzi si annoiano a scuola vince l’angelo ribelle e il mondo si autodistrugge. La nostra opera consiste nel suscitare continua meraviglia in chi ci ascolta. Ecco il trionfo di Dio cantato dagli angeli tramite Bach e Mozart e descritto da Dante e Milton, raffigurato da Michelangelo e Raffaello, immaginato da Pascal e Einstein nella sua infinita bellezza matematica. Tutti i Maestri degni di tale nome sono Angeli Necessari.

J.V.

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