La distruzione degli Ebrei d’Europa, di Raul Hilberg
La distruzione degli Ebrei d’Europa, di Raul Hilberg
Raul Hilberg (Vienna, 2 giugno 1926 – Williston, 4 agosto 2007) è stato uno dei maggiori storici della Shoah. Il suo volume La distruzione degli Ebrei d’Europa, più volte rivisto dall’autore, è uno dei più autorevoli studi relativi alla “Soluzione finale della questione ebraica” pianificata e condotta dalla Germania nazista.
La famiglia Hilberg abbandona l’Austria nel 1938 per sfuggire alle leggi razziali. Dopo una breve permanenza a Cuba, giunge a Brooklyn. Raul frequenta l’Abraham Lincoln High School e il Brooklyn College. Poi la Columbia University, dopo il servizio militare svolto nella seconda guerra mondiale, che svolge presso il War Documentation Department. Il suo incarico consiste nell’esaminare archivi sparsi per tutta l’Europa. La scoperta della libreria personale di Hitler, a Monaco, lo induce ad approfondire la propria ricerca sulla Shoah. La prima edizione de La distruzione degli Ebrei d’Europa è del 1961; la prima edizione italiana è del 1995 a cura dell’editore Einaudi.
Hilberg non si chiede il perché ma ricerca il come. Con un’analisi rigorosa e minuziosa condotta su documentazione tedesca spiega i meccanismi demoniaci dell’annientamento. Parte dal Concilio di Nicea del 325 che sancisce l’umanità e la divinità del Cristo ad un tempo… inaccettabile per gli Ebrei. Da questo momento gli Ebrei saranno perseguitati con politiche di conversione (se rimanete ebrei non avete il diritto di vivere tra noi), espulsione (non avete il diritto di vivere tra noi), annientamento (non avete il diritto di vivere).
“Una volta venne chiesto a Speer: “Come facevate a sapere quando Hitler prendeva una decisione?” È una domanda molto importante perché con lo svilupparsi del regime nazista nel corso degli anni, l’intera struttura decisionale subì dei cambiamenti. All’inizio esistevano delle leggi. Poi vennero sostituite dai decreti. Poi le leggi si facevano dicendo «non dovrebbero esserci leggi». Poi ordini e direttive venivano scritti, ma ancora pubblicati nelle gazzette ministeriali. Poi ci fu il governo dei proclami, e gli ordini apparivano sui giornali. Poi ci furono gli ordini taciti, gli ordini che non venivano pubblicati, quelli interni alla burocrazia, in forma orale. Infine non ci furono più ordini. Ognuno sapeva quel che doveva fare.” (Intervista a Hilberg).
Non ci sono collaboratori innocenti. Come scrive Tolstoj, sono i singoli, con le loro scelte, che fanno la storia e ne mutano il corso.
Non credo che si debba continuare a discutere con i negazionisti e neppure con i revisionisti. Circa sei milioni di esseri umani vennero annientati. Questo è. Non vi è da aggiungere altro.
Non credo che la Storia sia magistra vitae ma va studiata comunque perché ci aiuta a soffrire ad un livello più alto e perché i popoli senza memoria sono destinati al declino e al disastro.
Non credo che si debba convincere chi non vuole essere convinto. Occorre prendere atto che esistono gli idioti e i malvagi. Con chi sostiene che la Shoah non è avvenuta è inutile confrontarsi.
Ciò che è accaduto nel cuore dell’Europa nel secolo scorso ha mutato per sempre il corso della storia umana e le nostre convinzioni umanistiche. La domanda non è “dov’era Dio ad Auschwitz?” Ma “Dov’era l’uomo?”. Dobbiamo interrogarci, sulla scorta delle riflessioni di Hannah Arendt, su cosa sia il male, chi siano le vittime, i carnefici e, soprattutto, gli spettatori.
Anche oggi ci sono molti spettatori… nessuno di noi è innocente.
J.V.