LA GUERRA FREDDA IN EUROPA
LA GUERRA FREDDA IN EUROPA
Alla fine della seconda guerra mondiale i rapporti tra le potenze vincitrici sono già tesi. Lo schema dello scontro Bene/Male appare poco credibile vista l’imbarazzante presenza del dittatore Stalin tra i vincitori. Ciò che è vero è la speranza nel futuro, un futuro che allontani definitivamente dagli orrori della guerra più devastante della storia. I nobili valori resistenziali vengono appannati dalla vulgata di comodo utile a recuperare vecchi arnesi coinvolti col nazifascismo. Le prime avvisaglie di guerra fredda si registrano in Grecia e Polonia e mettono in evidenza le anomalie della “strana alleanza” tra potenze occidentali e Unione sovietica. Stalin, come Putin oggi, ha paura del “contagio occidentale “ e Churchill teme un’avanzata comunista a ovest.
Malgrado l’alleanza ser Winston rimane fermo nella convinzione che il comunismo sia la vera minaccia per la civiltà. Roosevelt considera il Pacifico il vero scacchiere strategico per cui trascura la linea-Churchill. Già nel febbraio 1945 a Yalta tutte le questioni lasciate aperte indicano la nascita di una guerra fredda. Stalin farà dell’odiata Polonia uno stato vassallo seguendo la logica zarista della copertura del fronte occidentale (altre analogie con l’attuale guerra putiniana in Ucraina) e in Grecia una terribile guerra civile infuria tra il 1946 e il 1949 tra l’esercito regio e le truppe comuniste. Così inizia la guerra fredda. In Italia Togliatti impedisce, in nome dell’ unità antifascista, esiti politico-militari vicini a quelli greci. La sua linea viene condivisa con Stalin stesso, realisticamente impegnato a lasciare l’Italia al blocco occidentale sia pur con qualche ostacolo. Tutto ciò crea grande scontento tra i comunisti italiani contrari a deporre le armi. Il disegno di Togliatti consiste, come al tempo della guerra civile spagnola, nel convertire la rivoluzione comunista in rivoluzione antifascista. Operazione spregiudicata e assai cinica ma vincente al punto che i democratici Churchill e Roosevelt vengono affiancati dal dittatore Stalin nella lotta antifascista. Che poi in questo modo si violenti in modo palese la realtà storica è altro discorso (Hitler e Stalin erano alleati nel 1939 e il tiranno sovietico non era molto diverso dal fanatico austriaco). Il disegno del Migliore riesce parzialmente tanto che in Emilia esplodono violenze contro gli antifascisti cattolici e per lunghi anni il PCI negherà la pulizia etnica titina in Istria e nella Venezia Giulia. Il silenzio sulle foibe mostra tutta l’ambiguità del Migliore, del resto in linea con quanto aveva già combinato in Spagna. La menzogna trionfa: si tacciono i crimini russi sulle donne tedesche, Katyn, i crimini delle truppe alleate in Italia. Tutto comprensibile come risposta agli orrori nazifascisti ma non giustificabili. Poi Norimberga e i tremendi problemi che un tale processo pone: può il vincitore giudicare moralmente il vinto? Un tema che merita analisi approfondita.
Sul tema suggerisco Karl Jaspers, La colpa della Germania. Note sono peraltro le polemiche create dal “passato che non passa” in Germania e in Italia. Comunque la Germania viene divisa in un’atmosfera da cupio dissolvi. Il pessimismo dilaga tra i popoli europei in mezzo a distruzione, fame e vergogna. Prevale il rassegnato conformismo e la volontà di sopravvivere a qualsiasi costo a scapito della dignità. Molti cercano conforto nella religione e nell’oblio. Vogliono dimenticare. Gli americani avviano il piano Marshall e nuovi equilibri politici vengono attivati. Washington eroga agli inglesi più di quattro miliardi di dollari, due ai francesi, all’Italia 300 milioni e complessivamente 546 milioni all’Europa orientale. La differenza di trattamento dipende dall’affadibilità di ogni singolo Stato. L’Italia nel 1946 appare poco affidabile a causa della massiccia presenza di social-comunisti.
De Gasperi nel 1947 a Washington non può offrire solide garanzie ai nuovi signori. Il 14 luglio 1948 l’attentato a Togliatti fa temere una nuova guerra civile. Per fortuna il leader comunista, timoroso di un esito greco e di un bagno di sangue, ordina la smobilitazione degli insorti comunisti. Decisive saranno le elezioni del 1948 e la vittoria di De Gasperi con l’espulsione dei social-comunisti dal governo. Nel bene e nel male i paesi dell’Europa occidentale, aiutati dagli Stati Uniti, con massicci investimenti, si riprendono e una cortina di ferro romperà l’unità europea sino al 1989. Gli sviluppi della caduta del muro di Berlino sono sotto i nostri occhi. Probabilmente una maggiore generosità occidentale nei confronti del riformatore Gorbaciov avrebbe impedito la scalata al potere del poco sobrio Eltsin e del glaciale Putin. E questa è cronaca, orribile cronaca quotidiana.
J.V.