La notte non serve soltanto per dormire…

La notte non serve soltanto per dormire…


“Ci sono notti che non accadono mai e tu le cerchi muovendo le labbra. Poi t’immagini seduto al posto degli dèi. E non sai dire dove stia il sacrilegio: se nel ripudio dell’età adulta che nulla perdona o nella brama d’essere immortale per vivere infinite attese di notti che non accadono mai.”(Alda Merini, Ci sono notti che non accadono mai)


Dal latino Nòctem, accusativo di Nox. Derivato dal sanscrito Naç che significa sparire, perire, essere dannoso, tempo in cui la luce sparisce e che nuoce alla vita degli esseri. Infatti in latino Nèx (Morte), Nòxa (Danno), Nocère (Nuocere). In passato la Notte era davvero buia e incuteva terrore. Notte, personificazione della notte terrestre, è figlia di Caos. Suo fratello Erebo rappresenta la notte infernale. Accoppiandosi col fratello, Notte genera Etere (la luce) ed Emera (il giorno). Poi da sola genera Eris, le Esperidi, le Moire, Nemesi, Eros, Miseria e chi più ne ha più ne metta. Per i romani è anche madre di Erumna, dea dell’ Incertezza e dell’ Inquietudine. Insomma il mito racconta bene le nostre notti, gli istanti in cui tutto si rivela e Dio parla con noi. La Vista accompagna il giorno, l’Udito la notte e infatti “Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?” scrive il Bardo. La notte è atta al racconto, all’intimità, al giuramento e al dolore estremo. Di notte siamo tutti aristocratici e dismettiamo i panni plebei del giorno banale. Gli insonni non vogliono e non sanno morire, non vogliono gettare via l’esistenza autentica e la profondità magica del Mistero. Coscienza riemerge e non puoi fingere, sei senza maschera, finalmente immerso nel meraviglioso silenzio e puoi proteggere con lo sguardo le persone amate che dormono. Così Giulietta “Vieni o amabile notte dalla nera fronte, e dammi il mio Romeo; e quando egli morrà, prendilo e taglialo in piccole stelle, ed egli renderà così bello il volto del cielo, che tutto il mondo si innamorerà della bellezza della notte, e non presterà più nessun culto all’abbagliante sole.” 

Amo la Notte, la penombra, la fioca luce utile appena alla lettura, la solitudine dopo la compagnia di chi ti ama. E penso al Wandrers Nachtlied di Goethe “Über allen Gipfeln Ist Ruh; In allen Wipfeln Spürest du Kaum einen Hauch; Die Vögelein schweigen im Walde. Warte nur, balde Ruhest du auch.” 
Canto Notturno del Viandante“Su ogni cimaè pace;in ogni chiomasenti appenaun alito.Nel bosco anche gli uccelli, tutto tace.Aspetta: prestoanche tu avrai pace.”


Ecco, anche io avrò pace…

J.V.

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