La Pietà Vaticana
La Pietà Vaticana
La Pietà vaticana di Michelangelo. Platonismo rinascimentale frutto della frequentazione del giovane Michelangelo del giardino di San Marco voluto da Lorenzo de’ Medici. Con l’avvento dello sciagurato Savonarola a Firenze, Michelangelo si trasferisce a Roma e ha soltanto ventiquattro anni quando realizza l’opera commissionata nel 1497 dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas. Ha l’incarico di scolpire “una Vergene Maria Vestita, con un Christo morto in braccio, grande quanto sia uno homo giusto”. Jean Bilhères è cardinale di Santa Sabina e governatore di Roma per conto del re francese Carlo VIII. La statua andava collocata nella cappella di Santa Petronilla, in Vaticano. Molti francesi avrebbero visitato la Cappella in occasione del Giubileo del 1500. Nel contratto per la commissione della statua, il banchiere Jacopo Galli aveva garantito al cardinale che sarebbe stata: “la più bella opera di marmo che sia hoge in Roma et che maestro nissuno la faria megliore hoge”.
La statua viene spostata all’interno della Basilica di San Pietro due secoli e mezzo dopo la sua creazione.
La Vergine con in braccio il Cristo morente è un soggetto tipico dei paesi del Nord Europa, mutuato dai Vesperbild tedeschi, realizzati perlopiù in legno.
La Vergine ha il volto giovanile perché l’Immacolata Concezione è il simbolo di una giovinezza cristallizzata, che non può appassire. Riferimento dantesco “Vergine madre, figlia del tuo figlio”.
Così scrive il grande Vasari “Se bene alcuni, anzi goffi che no, dicono che egli abbia fatto la Nostra Donna troppo giovane, non s’accorgono e non sanno eglino che le persone vergini senza essere contaminate si mantengono e conservano l’aria de ‘l viso loro gran tempo, senza alcuna macchia, e che gli afflitti come fu Cristo fanno il contrario? Onde tal cosa accrebbe assai più gloria e fama alla virtù sua che tutte l’altre dinanzi”
Cristo ha un dente in più, un quinto incisivo, soprannominato “il dente del peccato” perché, con la sua morte, prende su di sé tutti i peccati del mondo.
Il ventuno maggio del 1972 un geologo ungherese di passaporto australiano, Laszlo Toth, colpisce più volte con un martello la Pietà vaticana. Rompe il braccio sinistro della Vergine e provoca numerosi danni al volto, staccando il naso e la palpebra sinistra.
Si discutono tre ipotesi di restauro: lasciare il volto della Madonna sfigurato, a testimonianza di un’epoca dominata dalla violenza; una seconda propende per un restauro critico, nel quale venissero messe in evidenza le parti mancanti o rifatte. Alla fine si propende per la terza proposta, quella di un restauro integrale perché anche la più piccola lesione nella perfezione splendente della Pietà di Michelangelo sarebbe risultata intollerabile.
Tengo sulla parete di una stanza di casa una grande riproduzione della Pietà perché per me è simbolo assoluto di Bellezza e la Bellezza, come dice Khalil Gibran, “è l’eternità che si contempla in uno specchio; e noi siamo l’eternità, e noi siamo lo specchio.”
J.V.