La presa del potere da parte di Luigi XIV

La presa del potere da parte di Luigi XIV


Sono convinto, l’ho scritto diverse volte in questi anni, che lo scarso insegnamento della Storia nelle nostre scuole, sia causa principale di molti guasti e, in particolare, di una possibile crisi della democrazia in Italia. Basta guardarsi attorno per comprendere, al di là della lotta elettorale, che siamo di fronte ad un vero e proprio deficit democratico dovuto, in larga parte, ad una mancata educazione storica delle ultime generazioni. Non si tratta qui di rintracciare le responsabilità (non è questa la sede) ma vorrei proporre alla Vostra attenzione uno dei film didattici più utili per un buon insegnamento della Storia: La presa del potere da parte di Luigi XIV.

Ovviamente senza buoni professori che spiegano bene le vicende storiche ogni visione risulta mutilata nel suo spirito essenziale.La presa del potere da parte di Luigi XIV è un film per la televisione del 1966 diretto da Roberto Rossellini, prodotto dal canale televisivo francese ORTF, ma presentato al Festival di Venezia e distribuito anche nelle sale cinematografiche. Viene descritta con grande accuratezza storica la presa del potere del Re Sole.
Jean-Marie Patte: Luigi XIV Raymond Jourdan: Jean Baptiste Colbert Giulio Cesare Silvagni: cardinale Mazarino Katharina Renn: Anna d’Austria Dominique Vincent: Madame Du Plessis Pierre Barrat: Nicolas Fouquet Fernand Fabre: Michel Le Tellier Françoise Ponty: Louise de la Vallière Joëlle Laugeois: Marie-Thérèse Maurice Barrier: D’Artagnan Maria Cumani Quasimodo


“Le soleil ni la mort ne se peuvent regarder fixement” (Né il sole né la morte si possono guardare fissamente) (François de La Rochefoucauld)


Francia 1661. Alla morte del cardinale Mazzarino, vero artefice del trionfo francese nel Seicento e degno erede del suo maestro Richelieu, il giovane Luigi (il futuro Re Sole) decide di esercitare personalmente il potere appoggiandosi a uomini a lui fedelissimi come Jean-Baptiste Colbert e liquidando esponenti aristocratici ed eversivi come Nicholas Fouquet (il sole offuscato). Fouquet viene arrestato dal capitano dei moschettieri, il D’Artagnan reale, e tradotto nella fortezza di Pinerolo dalla quale non uscirà più. Luigi inizia così a costruire una vera e propria simbologia del potere che spazia dall’architettura (Versailles), alla musica (Lully), al teatro (Moliere), alla cucina (il massimo rappresentante sarà Vatel, grandissimo chef di Fouquet prima e del Principe di Condè poi). La nobiltà del sangue viene imprigionata in una lussuosa dimora costruita ex novo con infinito dispendio di mezzi nel luogo dove esisteva soltanto un padiglione di caccia a pochi chilometri da Parigi. Luigi non dimentica il trauma subito da bambino a causa della fronda nobiliare durante la quale è stato costretto a fuggire in carrozza con sua madre Anna, suo fratello Filippo e il cardinale Mazzarino. Svuoterà la nobiltà della sua funzione magistrale e la legherà mani e piedi a se stesso con una rigorosissima e dispendiosa etichetta di corte. Tutto ciò che è importante avviene per volere del Re. La Francia è il centro del mondo, Versailles il centro della Francia, il corpo del Re il centro di ogni cosa. Il Sole non ha vita privata, ogni suo gesto è pubblico e la sua luce illumina chi gli sta attorno. Condotto sul testo dello storico Philippe Erlanger, esprime la concezione didattica della Storia di Roberto Rossellini dove non si racconta moralisticamente la propria posizione ideologica ma si tenta, con l’ausilio del potente mezzo cinematografico, la ricostruzione di una possibile verità storica. Film essenziale, sobrio, con dialoghi taglienti e dal profondo senso politico, riesce a descrivere i meccanismi dell’assolutismo, le vittorie e le sconfitte di un grande sovrano, la ragion di Stato, la guerra, il controllo dei propri sentimenti, la discrasia tra ruolo e persona. Una lezione raffinata, intelligente come dovrebbero essere le lezioni di Storia a scuola.


J.V.

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