La solitudine del portiere.
La solitudine del portiere.
“Il portiere è un solitario. Condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione.”
(Eduardo Galeano, Splendori e miserie del gioco del calcio, 1997)
Ogni errore del portiere è irreparabile. Deve trasmettere sicurezza ai compagni anche quando non si sente sicuro lui stesso. Subisce offese continue ma deve restare forte e solido. Un tempo vestiva soltanto il nero e questo mi affascinava. Per me il portiere resta Jašin, la Pantera Nera, un uomo forte, sicuro, coraggioso. Dopo di lui l’immenso Buffon del mondiale tedesco. Non mi piacciono i portieri-attaccanti alla Higuita, quelli che vogliono snaturarsi. Jašin e Buffon erano saracinesche, giganti con mani d’acciaio, non guitti da circo. In più il sovietico parava pure i rigori. Prima della partita fumava una sigaretta e buttava giù un bicchiere di roba forte. Affascinante. Il grande Albert Camus amava il calcio ed in particolare il ruolo complesso ed intelligente del portiere. Lui stesso, malgrado i noti problemi polmonari, giocò in porta a buoni livelli. Ai miei tempi si condannava in porta il più scarso, quello che a detta di tutti non giocava bene. A volte “il più scarso” si trasformava in eroe, parava tutto, volava e zittiva tutti. Un eroe senza mantello ma con un paio di guanti che più para e più si esalta. Vedere una grande parata mi emoziona forse più di un gol.La parata più spettacolare? Gordon Banks su Pelé.Il terrore del Napoli? L’immenso Pietro Battara.
“Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia, a non vedere l’amara luce. / Il compagno in ginocchio che l’induce, / con parole e con la mano, a sollevarsi, / scopre pieni di lacrime i suoi occhi.”(Umberto Saba)
J.V.