LA STORIA ALLA SBARRA

LA STORIA ALLA SBARRA

“L’occidente è sotto la tirannia della memoria”.
Il libro di Pierre Nora

Roma. “Non erano ancora chiari tutti gli sconvolgimenti che ci sono apparsi negli ultimi quarant’anni, ma era evidente che era in atto un’opera di rinnovamento profondo”. Così Pierre Nora, principe degli editori francesi, anima di Gallimard e fondatore del Débat, scrive in “Une étrange obstination”, che va a chiudere il ciclo delle sue memorie ed è pieno di aneddoti sulla cultura francese (il capitolo su Michel Foucault, “indifferente alla verità”, vale da solo il libro). L’anno era il 1979: “L’arrivo di Reagan e Thatcher, Khomeini e la rivoluzione islamica in Iran, la svolta in Afghanistan con l’arrivo dei russi preludio alla fine di un sistema economico che si era esaurito, la svolta economica della Cina e l’elezione di Giovanni Paolo II”. Fu l’occasione per un ritorno degli intellettuali, “il cui impegno entusiastico e servile al totalitarismo aveva screditato”. Due figure erano state screditate: “L’intellettuale di sinistra pervertito dall’appoggio ai regimi comunisti e l’intellettuale critico strutturalista-foucauldiano, terrorista e gergologo”.

Nora ha assistito da subito alla messa sotto accusa della cultura occidentale e per questo nel 2005 fondò l’associazione “Libertà per la storia” per contrastare l’inondazione di “leggi memoriali”. L’associazione, che raccolse in poco tempo un migliaio di adesioni illustri, difendeva il principio che “in uno stato libero non spetta al Parlamento o alla magistratura definire la verità storica” e che nessuno può imporre allo storico, “sotto pena di sanzioni, ciò che deve ricercare e ciò che deve trovare”. Racconta nel libro: “Un giovane storico, di cui avevo appena pubblicato un ottimo libro sulla tratta degli schiavi, Olivier Pétré-Grenouilleau, venne perseguito per aver affermato, al Senato, che la tratta degli schiavi non rientrava nel registro dei crimini contro l’umanità, perché il genocidio ebraico aveva come obiettivo lo sterminio. Aveva infranto la legge Taubira”. Come editore, Nora si è sentito direttamente coinvolto e ha difeso un libro che, “fra i primi nella storia mondiale, ricordava le proporzioni più o meno uguali fra le razzie arabe, intrafricane e occidentali”. Se la prende con “l’abuso della nozione di crimine contro l’umanità”, contro la “retroattività illimitata” e la “strumentalizzazione del passato secondo i criteri morali del presente”. Doppio peccato per uno storico. “Mi sembrava più urgente combattere la schiavitù contemporanea, che dilaga in tanti paesi, che criminalizzare il passato”.

Nora denuncia una “memoria decoloniale” che ha messo in discussione “l’intera storia occidentale”. Le cose cominciano ad andare storte quando la storia, che non appartiene a nessuno e a tutti, “viene scritta sotto la pressione di gruppi di memoria interessati a far prevalere la loro verità particolare”. E così inizia un cambiamento di natura completamente diversa: “La nazione diviene un puzzle di comunità disparate ed esigenti. Il pentimento è finito con lo scioglimento della storia nazionale. Oggi soffriamo una tirannia della memoria”.
(DI GIULIO MEOTTI)

Ben venga questo libro. Da tempo combatto questo uso distorto della Storia. Non si comprende nulla del passato se lo si vuole interpretare con categorie del presente allo scopo di far rientrare tutto nel proprio orto. Deprecabili la pressione di gruppi di memoria interessati a far prevalere la loro verità particolare. Chiedo aiuto al più autorevole storico del secolo scorso, Marc Bloch “Le notizie false della storia nascono certamente spesso da osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imperfette, ma questo infortunio iniziale non è tutto e in realtà in se stesso non spiega nulla. L’errore si propaga, si amplifica e vive solo a una condizione: trovare nella società in cui si diffonde un brodo di cultura favorevole. In quell’errore, gli uomini esprimono inconsciamente i propri pregiudizi, odi e timori, cioè tutte le loro forti emozioni. Soltanto […] dei grandi stati d’animo collettivi hanno poi la capacità di trasformare una cattiva percezione in una leggenda.“
Aggiungo: la Storia non sa cosa farsene del politicamente corretto. È roba ben più seria.

J.V.

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