Leopardi
Leopardi
Giacomo Tildegard Xavier vive nel microcosmo di Recanati mentre l’Europa è scossa dal turbine napoleonico. Ambiente familiare di piccola nobiltà papalina e legittimista. Infermità fisica dovuta a gracile costituzione e ad anni infantili di “studio matto e disperatissimo”. Inibizioni e complessi. Madre terribile e gelida, padre erudito e affettivo ma assai conservatore e piccino. Psicanalisti scatenati.
Isolamento e solitudine, mancanza di una guida lo costringono a cercare una propria strada nella immensa biblioteca paterna. Modernità rappresentata da razionalismo settecentesco e staticità classico-arcadica. Esclusione della Storia e culto degli antichi idealizzati in un mondo metastorico. Preparazione filologica di rara acutezza alla ricerca della riscoperta classica. Punctum dolens, ferita originaria nello scontro col proprio tempo. Recanati, Roma, Pisa o Napoli… vive in una prigione mobile. “Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. Non v’è altro bene che il non essere; non v’ha altro di buono che quel che non è; le cose che non son cose: tutte le cose sono cattive. Il tutto esistente… il complesso dei tanti mondi che esistono; l’universo; non è che un neo, un bruscolo in metafisica. L’esistenza, per sua natura ed essenza propria e generale, è un’imperfezione, un’irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, un vero neo, perché tutti i mondi che esistono, per quanti e quanto grandi che essi sieno, non essendo però certamente infiniti né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l’universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, per dir cosí, del non esistente, del nulla”. Rovesciamento agostiniano.
Nullità umana a confronto con la Natura. Angoscia esistenziale, ribellione dell’intelletto di fronte alla freddezza e al gelo della Morte. Cerca oggettivazione pura e giunge alla dura realtà del Dolore. Rifiuto di qualsiasi compromesso col reale. Il divenire del cuore contro la staticità del pensiero lo conducono alla Sofferenza e alla Ribellione, all’indagine chirurgica delle passioni umane. Ironia e polemica accompagnano la sua disperata Poesia/Illusione, arma contro la fredda Natura. Virgilio e Petrarca affinano la sua puntuta lancia contro i detestati romantici e fanno di lui il più moderno dei classici. Mentre Foscolo rende antico il moderno, Leopardi rende moderno l’antico. La ferita aperta, la malattia, trovano sbocco nella Poesia. Una Poesia che scaturisce dalla Prosa grazie ad un lavoro faticoso e alchemico. Una Poesia di rassegnata lucidità e di compassione per il triste destino degli uomini, per la nullità della nostra specie. Titanismo della Ginestra. Filosofia leopardiana riassunta nei modi della Poesia. Non esiste soluzione per il mistero della vita. Possiamo soltanto approfondire la nostra coscienza esistenziale ed essere solidali con gli altri esseri umani per poterci appoggiare uno all’altro nella discesa all’Inferno dove il Male regna e nessuna luce rischiara. Un grande interprete della nostra Disperazione che non trova la pace dello stoico né la rassegnazione della visione gnostica. La pace per Giacomo non ci sarà mai. Ci sarà invece, sino alla fine, il ricordo di una giovane ragazza… l’Illusione.
«Cantare il dolore fu per lui rimedio al dolore, cantare la disperazione salvezza dalla disperazione, cantare l’infelicità fu per lui, e non per gioco di parole, l’unica felicità. […] In quei canti veramente divini il Leopardi trasformò l’angoscia in contemplativa dolcezza, il lamento in musica soave, il rimpianto dei giorni morti in visioni di splendore.» (Giovanni Papini, Felicità di Giacomo Leopardi)
Qualche decennio dopo un giovane tedesco partirà come Giacomo dalla filologia e giungerà alla Filosofia/Poesia. Destini comuni, stessa sofferenza, stessa grandezza, stesso amore per la Musica.
Segnalo infine due opere cinematografiche
Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggiere (1954), cortometraggio di Ermanno Olmi.
Il giovane favoloso (2014), film di Mario Martone. Leopardi è interpretato da Elio Germano.
Superfluo suggerire la visita di Palazzo Leopardi a Recanati… commovente.
J.V.