L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera

Cosa significa insostenibile leggerezza dell’essere? Significa che la vita è una sola e ciò che si verifica una sola volta è come se non fosse mai accaduto. I tedeschi dicono “Einmal ist Keinmal” ovvero, traducendo letteralmente “ciò che si verifica una sola volta (einmal) è come se non fosse accaduto mai (keinmal)”. Kundera vuol dire che l’esistenza e le scelte umane sono del tutto irrilevanti, e in ciò risiede la loro leggerezza. Soltanto se l’Essere è e non può non essere, come sosteneva Parmenide, allora tutto acquista un Senso, risulta pesante, eterno, imperituro, infinito; se al contrario prevale il Divenire, tutto scorre in modo eracliteo e diviene leggero, unico e irripetibile. Esiste quindi un contrasto tra questa insostenibile leggerezza dell’esistenza e la necessità umana di trovare un significato, un Senso. Ecco il terribile paradosso insostenibile che accomuna gli esseri umani. Da tutto ciò rampolla il contrasto tra Necessità e Contingenza, Libertà e Destino. Secondo la tradizione Ananke, la Necessità, viene raffigurata dalle catene pesantissime alle quali l’uomo deve sottostare e la contingenza come lo spazio della libera affermazione individuale; Kundera rovescia questo dualismo manicheo evidenziando il punto cruciale: il prezzo della libertà è la sensatezza dell’esistenza; la Verità, il Senso possono essere solo unici ed eterni e, nella loro univocità, guidano l’uomo nel mare della sensatezza, dell’epistéme, del fondamento eterno; al contrario, se la vita è, come sostengono gli esistenzialisti da Kierkegaard in poi, un’infinità di possibilità, allora rivela strutturalmente la propria in-esistenza, leggerezza, il proprio non-Essere, la non necessità, la sorte (Tyche) capricciosa. Es muss sein (deve essere) è ciò che l’uomo deve dire dell’esistenza, legarla alla necessità, riempirla di un Senso che non si può trovare in nessun altro luogo. Infatti il romanzo attacca con una considerazione sull’Eterno Ritorno di Nietzsche, cioè col desiderio di legare l’esistenza ad Ananke, in modo da fondarne ogni istante nel senso, nella pesante necessità.

Milan Kundera nasce in Boemia nel ’29, emarginato nel ’48, riabilitato nel ’56 e di nuovo allontanato dal partito comunista quando prende parte alla “primavera di Praga” . Perde il lavoro e dal ’75 risiede in Francia. Gli eventi della sua vita coincidono con quelli delle esistenze dei protagonisti del romanzo: Franz e Thomas, Sabine e Teresa, due uomini e due donne, con i loro intrecci amorosi. Thomas ama Teresa ma incontra Sabine, Franz ama Sabine ma lei si allontana da lui.
Troviamo l’invasione russa, l’esilio volontario, il rientro nella patria assediata, la ricerca di identità, di un valore, di una collocazione come cittadino, come uomo, come essere umano. Il romanzo ondeggia
su assunti filosofici, con una forte presenza onirica scandita dall’erotismo e da una serie di riflessioni sull’amore, sul dovere, sulla libertà, sull’esclusività dell’esistenza.
Raggiunge il climax nella parte finale, quando riflette sull’amore e sui sentimenti: “È un amore disinteressato: Tereza non vuole nulla da Karenin. Non vuole nemmeno l’amore. Non si è mai posta quelle domande che torturano le coppie umane: mi ama? Ha mai amato qualcuna più di me? Mi ama più di quanto lo ami io? Forse tutte queste domande rivolte all’amore, che lo misurano, lo indagano, lo esaminano, lo sottopongono a interrogatorio, riescono anche a distruggerlo sul nascere. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogiamo qualcosa (l’amore) dell’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.” L’errore, secondo Kundera (e immodestamente secondo me) consiste nel chiedere; l’amore non ha bisogno di chiedere l’amore stesso, sta proprio in ciò la sua forza; l’amore vero vive nella fiducia, nella capacità di non dover esigere qualcosa, non ha nulla di infantile ne di narcisistico. “Il non pretendere afferma più di quanto si possa credere una realtà che spesso si rinnega e cioè che ognuno di noi dal primo istante dopo la propria nascita fino all’esalazione dell’ultimo respiro è solo in questa vita!”
Per diventare adulti veramente bisogna allora astenersi dal chiedere, dall’esigere, dal pretendere. Quando domandiamo, anche in un rapporto consolidato, significa che non sussiste più la reciprocità, cioè quello che più di ogni altra cosa conta in una relazione a due, quella che serve ad affrontare anche le imprese più ardue della vita. Quando chiediamo vuol dire che abbiamo perso di vista l’amore stesso.

Una Praga meravigliosa, con le sue stradine, i lampioni, la notte magica, la neve, il ponte Carlo, il castello imperiale, il freddo, la nostalgia è la protagonista silente e affascinante del romanzo. Una Praga che ricorda quella di Ripellino, una Praga descritta dall’esule Kundera come madre, amante, sorella, culla e tomba.

Dal,romanzo è stato tratto un bel film L’insostenibile leggerezza dell’essere (The Unbearable Lightness of Being) nel 1988 diretto dal regista Philip Kaufman, dove ovviamente si privilegia l’aspetto storico e si trascura quello filosofico. Il risultato è comunque di buona fattura.
Interpreti e personaggi

* Daniel Day-Lewis: Tomáš
* Juliette Binoche: Tereza
* Lena Olin: Sabina
* Derek de Lint: Franz
* Erland Josephson: Ambasciatore
* Pavel Landovský: Pavel
* Donald Moffat: Chirurgo capo
* Tomek Bork: Jiri
* Daniel Olbrychski: Ufficiale del Ministero degli Interni
* Stellan Skarsgård: L’Ingegnere
* Bruce Myers: Editore cecoslovacco
* Pavel Slaby: Nipote di Pavel
* Pascale Kalensky: Infermiera Katja
* Jacques Ciron: Manager del ristorante svizzero
* Anne Lonnberg: Fotografa svizzera
* Clovis Cornillac: Ragazzo al bar

Infine alcune citazioni da Milan Kundera:

‘La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.’

‘Ciò che distingue una persona che ha studiato da un’autodidatta non è la quantità di conoscenza, ma il grado di vitalità e di coscienza di sé.’

‘Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dall’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.’

‘Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla.’

‘Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.’

‘L’amore significa rinunciare alla forza.’

‘La gente di solito si rifugia nel futuro per sfuggire alle proprie sofferenze. Traccia una linea immaginaria sulla traiettoria del tempo, al di là della quale le sue sofferenze di oggi cessano di esistere.’

‘La grandezza di un uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste.’

‘Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta.’

‘Non c’è nulla di più pesante della compassione. Nemmeno il nostro proprio dolore è così pesante come un dolore che si prova con un altro, verso un altro, al posto di un altro, moltiplicato dall’immaginazione, prolungato in centinaia di echi.’

‘Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi.’

‘Allora, si accorse di colpo di non essere infelice. La presenza fisica di Sabina era molto meno importante di quanto immaginasse. Importante era l’impronta dorata, l’impronta magica che lei aveva lasciato nella sua vita e della quale nessuno poteva privarlo.’

‘Un medico, diversamente da un politico o da un attore, viene giudicato soltanto dal suo paziente e dai suoi più prossimi colleghi, cioè a porte chiuse, da uomo a uomo.’

‘L’amore è lotta’ disse Marie-Claude, sempre sorridendo. ‘Lotterò a lungo. Fino alla fine’.

‘Civetteria: è una promessa di coito non garantita.’

‘La pesantezza, la necessità e il valore sono tre concetti intimamente legati tra loro: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore.’

‘Sì, se si cerca l’infinito, basta chiudere gli occhi!’

J.V.

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