L’uomo che guardava passare i treni
L’uomo che guardava passare i treni è un romanzo di Georges Simenon pubblicato il 30 ottobre 1938 da Gallimard. In italiano è stato pubblicato per la prima volta nel 1952.
Storia di Kees Popinga, “primo impiegato e procuratore” presso una ditta di forniture navali di Groninga. La sua vita familiare tranquilla e monotona viene sconvolta quando il suo padrone Julius de Costern gli rivela che presto l’azienda sarà dichiarata fallita per bancarotta fraudolenta. Popinga vede in modo chiaro la fine della sua grigia esistenza. Da qui inizia un’altra storia… assassino, ladro, confidente, traditore, malvivente, pazzo. Parigi contrapposta a Groninga, una vita demoniaca in contrasto con l’anonimato. Tema dell’identità, della rottura con la vita precedente. Popinga non vuole più riconoscersi nei vestiti che gli altri gli cuciono addosso: stupido per il suo datore di lavoro, folle per la moglie, anonimo per tutti. Prova a mutare abiti e… si ritrova nudo. Raggiunge la libertà e scopre che questa è priva di senso. Simenon, con la sua profonda intelligenza, comprende che la libertà è un mezzo, non un fine; un mezzo per vivere autenticamente. L’uomo-massa non sa che farsene della libertà, la consuma inutilmente. Sarebbe importante aprire su questo tema un serio dibattito su democrazia e totalitarismo. Quando Popinga scopre, grazie alla libertà, la propria identità profonda, scopre il nulla. Altro tema da approfondire: il nichilismo moderno. Simenon va oltre Maigret e la rispettabilità borghese, va oltre la linea, oltre ogni punto fermo, in pieno oceano esistenziale dove le onde sono date dall’angoscia e dall’annichilimento. Non esiste più speranza, non esiste verità (altro tema: verità/menzogna)… esiste solo la precarietà dell’esistenza. Popinga è il male? Sicuramente non è un eroe, è un uomo semplice e complesso allo stesso tempo. Simenon, con un linguaggio essenziale, scabro, asciutto ci riporta ai grandi temi della filosofia contemporanea e alla riflessione sul nostro disagio. Alcuni pensano che questo romanzo di Simenon sia una punta della letteratura del Novecento… se può interessare lo penso anche io.
J.V.