OPPENHEIMER
OPPENHEIMER
Oppenheimer, film di Christopher Nolan. Con Cillian Murphy (Robert Oppenheimer), Emily Blunt (Katherine “Kitty” Oppenheimer), Matt Damon (generale Leslie Groves), Robert Downey Jr. (Lewis Strauss), Florence Pugh (Jean Tatlock), Rami Malek (David L. Hill), Kenneth Branagh (Niels Bohr)
“Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”
Film da incassi record, “il padre della bomba atomica” è un genio dagli occhi perduti nell’infinito. Nolan gira un film monumentale, concede poco allo spettatore distratto. Devi restare concentrato per tre ore e vedere all’opera Fermi, Teller, Schrödinger e compagnia. Poi descrive la disputa col perfido Lewis Strauss, il maccartismo, il rapporto tra scienziato e potere, una breve discussione con Albert Einstein. Oppenheimer è Cillian Murphy in completo grigio e cappello, scrupoli morali, intensa vita privata, forti simpatie per i movimenti libertari, un Dostoevskij della fisica mondiale. Anima oscura, contorta, profonda, affascinante. Julius Robert Oppenheimer nasce a New York nel 1904 da famiglia ebrea colta e benestante, ha un fratello minore, Frank. Nolan si ispira al libro di Kai Bird e Martin Sherwin, American Prometheus, pubblicata in Italia da Garzanti con il titolo Oppenheimer. Affascinato dai luoghi aridi di Los Alamos, decide poi di lasciare Harvard e va in Inghilterra, Cambridge. La sua inquietudine lo porta ad un tentato omicidio verso il fisico Patrick Blackett, poi Nobel per la fisica nel 1948. In seguito incontra Max Born e va a Göttingen. Così lo descrive Born “Era un uomo di straordinario talento ed era consapevole della sua superiorità in un modo che era imbarazzante e creava scompiglio. Durante il mio seminario sulla meccanica quantistica interrompeva continuamente il relatore, chiunque fosse, me compreso, balzando alla lavagna, prendendo il gessetto e dicendo: questo si può fare molto meglio nel modo seguente…” Contrae la tubercolosi e torna nell’amato New Mexico dove acquista un ranch. “Fisica e terra deserta, i miei due grandi amori” dirà un giorno. Dirà di lui Hans Bethe “praticamente da solo crea la più grande scuola di fisica teorica che gli Stati Uniti abbiano mai avuto… più di chiunque altro fu responsabile nel trasformare la fisica americana da provincia dell’Europa alla leadership mondiale… la maggioranza dei migliori fisici americani degli anni Trenta fu formata prima o poi da Oppenheimer”.
Conosce il sanscrito, impara il danese in pochi mesi, è indifferente all’attualità “Non avevo mai letto un quotidiano rivista; non avevo né radio, né telefono; seppi del crollo della borsa nell’autunno del 1929 solo molto dopo; la prima volta che votai nelle elezioni presidenziali fu nel 1936 […] ero interessato all’esperienza umana; ero profondamente interessato alla mia scienza; ma non avevo nessuna comprensione delle relazioni tra persone e società”. Il suo atteggiamento muta nel 1936 in seguito alla guerra civile spagnola e alla relazione con Jean Tatlock, dottoranda in psichiatria e attivista comunista. La Tatlock si suiciderà nel 1944. Nel 1941 si sposa con Kitty e avrà due figli. Sempre nello stesso anno incontra il generale Leslie Richard Groves, incaricato di supervisionare la costruzione del Pentagono. Nel 1942 Groves gli propone di accantonare ogni altra attività per dedicarsi al “Progetto Manhattan”, ovvero la realizzazione della bomba atomica. Le potenziali ombre sulle sue simpatie politiche libertarie vengono cancellate dal generale. Così a Los Alamos inizia il più colossale sforzo scientifico-militare della storia. Il 16 luglio 1945 alle 5:30 del mattino, Fat Man, una bomba al plutonio di cinque chilogrammi, incendia il cielo nella base aerea di Alamogordo, nell’area nota come Jornada del Muerto, 300 miglia a sud di Los Alamos, in un sito che lo stesso Oppenheimer battezza “Trinity”. “Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Fine della Guerra tradizionale. Bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Diviene l’uomo più famoso del mondo. Accetta l’incarico di direttore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton dove lavora anche Einstein. Nel 1954 viene accusato di essere una minaccia per la sicurezza nazionale a causa dei suoi antichi amori politici. Vicenda umiliante dovuta alla sua opposizione al progetto di bomba all’idrogeno. Dirà Dyson “Si era trovato in mezzo a una battaglia tra l’esercito e l’aviazione. L’esercito voleva bombe piccole per distruggere eserciti invasori. L’aviazione voleva bombe grandi per distruggere intere nazioni. L’esercito voleva bombe a fissione e l’aviazione voleva bombe all’idrogeno. Oppenheimer era dalla parte dell’esercito. Per questo promuoveva armi tattiche, e per questo si opponeva allo sviluppo della bomba all’idrogeno”. Ancor più drastica la sintesi di Einstein: “Il guaio di Oppenheimer è che ama una donna che non lo ama: il governo degli Stati Uniti”.
Nel 1965 gli viene diagnosticato un cancro che lo porta alla morte nel giro di due anni. Un’esistenza inquieta e travagliata, in bilico tra ambizione, responsabilità, senso di colpa e follia.
Nolan gioca su tre piani: politico-militare, personale, scientifico. Un uomo che si sente “chiamato”dalla Storia a fare la Storia. Oppie è un uomo solo in mezzo al vortice della grande Storia. Jean Tatlock, la donna molto amata e mai dimenticata, ne intuisce il genio. Così come l’invidioso persecutore Lewis Strauss con smodate ambizioni personali di compensazione e di grandezza.
Eccellenti tutti gli attori ma superlative le prove di Cillian Murphy, Robert Downing e Matt Damon. Ottima colonna sonora di Görasson. Nolan coglie in pieno le contraddizioni di un genio dallo spirito libero, un uomo che vivrà con giganteschi scrupoli morali.
J.V.