PER CHI SUONA LA CAMPANA. “Scristianizzazione fenomenale, ma c’è una Chiesa che resiste alla distopia”. Parla il teologo Santiago Cantera
PER CHI SUONA LA CAMPANA
“Scristianizzazione fenomenale, ma c’è una Chiesa che resiste alla distopia”. Parla il teologo Santiago Cantera
Ne sono rimasti pochi di monaci benedettini nel mondo, non più di ventimila. Ma ce ne è uno in grado di mettere in difficoltà un governo. Si chiama Santiago Cantera Montenegro ed è il priore dell’Abbazia di Santa Cruz del Valle de los Caídos. Dopo aver traslato le spoglie del “generalissimo” Franco, tre anni fa, il governo spagnolo a guida socialista vorrebbe abbattere la croce visibile da quaranta chilometri che sovrasta il cimitero della Guerra civile e chiudere la fondazione dei monaci guidata da Santiago Cantera, che lì pregano e vegliano sul più grande monumento al cattolicesimo nazionale in Spagna nonché, per dirla con il giornale País, “la più grande fossa comune al mondo”. Questo immenso sepolcro fu fatto costruire da Franco ai piedi dei monti della Sierra del Guadarrama, a nord di Madrid, sullo sfondo delle pinete di “Per chi suona la campana”, il romanzo di Ernest Hemingway. L’ossario è sovrastato da una croce di granito (cinque volte più grande del Cristo del Corcovado a Rio de Janeiro) sopra una cripta e una chiesa sotterranee costruite per ospitare i resti di 35 mila combattenti franchisti e di ottomila mila repubblicani. C’è anche un frammento di legno, lignum crucis, che secondo la tradizione apparterrebbe alla croce sulla quale sarebbe stato crocefisso Gesù e che era stato offerto ai monaci nel 1960 da Papa Giovanni XXIII.
“Da un punto di vista puramente umano, è facile che la disperazione ci invada, perché il panorama è certamente molto negativo: dà l’impressione che l’avanzata della secolarizzazione e scristianizzazione dell’occidente sia brutale e inarrestabile e che ogni volta sia sempre più veloce, abbattendo tutte le resistenze che incontra”, dice al Foglio il teologo priore autore del libro “La crisi dell’occidente”, appena pubblicato da Cantagalli. “Tuttavia, il cristianesimo è una religione della speranza: la speranza è la seconda delle virtù teologali. Dio è il Signore della storia e lo Spirito Santo continua ad essere presente nella vita della Chiesa, portando frutti di santità. E possiamo osservare che molte di quelle resistenze che si oppongono all’avanzata della scristianizzazione non vengono abbattute dal secolarismo. Scopriamo famiglie cristiane e movimenti di fede molto forti, con una chiara consapevolezza della loro missione nel mondo e di un’identità che affermano con coraggio. Di fronte all’inverno demografico patito dall’occidente sviluppato, molte grandi famiglie cattoliche ci fanno capire che il futuro appartiene ai loro figli. Per questo è molto importante promuovere la famiglia cristiana e l’autentica educazione cattolica, perché lì risiede gran parte del futuro”.
Il priore ha un posto di osservazione privilegiato: “La Spagna è il terzo paese con il maggior abbandono del cristianesimo in Europa”, ha titolato il País. Oggi la Spagna presenta un enorme balzo statistico tra coloro che sono cresciuti come cristiani (92 per cento) e coloro che si considerano ancora cristiani (66). Una differenza di 12 milioni di persone, “la più grande d’Europa in termini assoluti”. In proporzione al numero di abitanti, il calo in Spagna è il più marcato dopo Norvegia e Belgio. Non solo metà delle parrocchie spagnole sono ora prive di sacerdoti, ma anche l’età media dei chierici è salita a quasi 65 anni. Negli ultimi due anni la Spagna ha approvato eutanasia, aborto per le minorenni senza il consenso dei genitori e la legge transgender. “La Spagna è stata assunta come laboratorio di prova per tutto questo esperimento di ingegneria sociale” ci spiega il priore. “C’era un progetto intenzionale per trasformare una nazione che si era sempre distinta per la difesa e l’espansione del cattolicesimo e trasformarla nel più opposto del suo essere, della sua tradizione e della sua storia. Qualcosa di simile si può dire dell’Irlanda, dove questo processo è stato ancora più veloce. Ma il caso della Spagna è molto emblematico per il suo ruolo importante nella difesa della fede cattolica in Europa e per la sua opera di evangelizzazione negli altri continenti. E poiché tutto ciò che viene fatto in Spagna ha ripercussioni immediate in quella che era l’America ispanica: uno dei modi migliori per affondare il cattolicesimo ispano-americano è affondare prima la Spagna cattolica. Le leggi sull’aborto, l’eutanasia, il cosiddetto ‘matrimonio omosessuale’, l’ideologia di genere, ecc., approvate in Spagna, verranno proposte entro pochi mesi anche in Portogallo e nei parlamenti di molti paesi delle Americhe”.
Intanto l’islam in Europa riempie il nostro vuoto. “I filosofi della storia e della cultura Arnold J. Toynbee e Christopher Dawson hanno spiegato che la forza di una cultura e di una civiltà è la sua religione. Se declina il cristianesimo che ha definito l’Europa nel suo essere e nella sua storia, la forza religiosa del mondo islamico crescerà di fronte a un’Europa in crisi di fede. I musulmani che vivono in Europa e nei vari stati islamici sono consapevoli della grande debolezza interna che esiste oggi nella società europea come società decadente e aspirano a un futuro dominio dell’islam e della legge islamica in Europa. L’islam concepisce il mondo in due parti: il dar al islam, cioè le terre che appartengono già all’islam; e il dar al harb o ‘terra della guerra’, quei territori che devono essere conquistati e islamizzati”.
Da anni l’Europa fa di tutto per cancellare le sue radici Roma-Atene-Gerusalemme. Ma può esistere l’Europa senza il legno giudaico-cristiano su cui è stata scolpita? “L’Europa non può esistere senza quel legno. Sarà comunque un’altra Europa, ma non la vera Europa. Soprattutto hanno voluto cancellare le radici cristiane. Il progetto di Costituzione per l’Europa, redatto principalmente da Valéry Giscard d’Estaing, ha fatto un salto dall’antichità classica (che, senza dubbio, è uno dei fondamenti essenziali dell’Europa) all’Illuminismo, dimenticando i lunghi secoli del cristianesimo. Era un progetto neopagano che comportava una disintegrazione della vera Europa. Ma è vero che anche l’eredità della Grecia e di Roma viene sempre più dimenticata: per fare qualche esempio, oggi si nega l’origine naturale della società affermata dai principali filosofi greci e romani (questa negazione iniziò soprattutto con Rousseau), i valori del diritto romano sono stati sostituiti da un positivismo giuridico che si discosta dai principi che ispiravano i legislatori latini, e nell’istruzione secondaria in molti paesi l’insegnamento del latino, del greco e della cultura classica è stato ridotto in modo allarmante. Tutta questa apostasia, soprattutto nei confronti delle radici cristiane ma anche rispetto alle radici greco-romane, nasce da un’utopia che di fatto finisce per diventare una distopia: quella di costruire una nuova Europa senza essenza, senza radici e senza tradizione”.
La chiesa cattolica non è stata troppo remissiva e complice di questa offensiva culturale? Benedetto XVI (il Papa che è venuto tre volte in Spagna) ci ha provato, ma alla fine è stato sconfitto. “Soprattutto a partire dagli anni 60, la Chiesa cattolica ha voluto raggiungere una riconciliazione con i principi della ‘Modernità’, ma in molte occasioni ciò che ne è derivato è stato un camuffamento con il mondo dominante e, quindi, di conseguenza, una grande confusione all’interno del chiesa stessa. Non di rado hanno finito per assumere postulati del tutto estranei al cristianesimo e addirittura opposti ad esso. E’ già successo quando alcuni pastori della Chiesa e membri di ordini religiosi hanno optato per un approccio al marxismo: il dialogo cristiano-marxista ha motivato solo alcuni cattolici a diventare marxisti, mentre nessun marxista si è convertito al cattolicesimo. Ma negli ultimi anni il processo si è accelerato in modo molto preoccupante: sempre più ambiti ecclesiali stanno accogliendo e promuovendo progetti come l’Agenda 2030; un conto è che contenga alcuni punti che possono essere condivisi dalla Dottrina sociale della Chiesa o coincidere con essa, un conto è accettare nel suo insieme un’Agenda che favorisca, tra gli altri aspetti, l’aborto e il gender, apertamente contrario al diritto naturale. D’altra parte, la Chiesa ha sempre insegnato a valorizzare e rispettare il Creato come opera di Dio e a saperlo usare in modo razionale e ordinato; ma ben altra cosa è abbandonare il messaggio di salvezza eterna per sostituirlo con un discorso ecologico, immanente, limitato solo al materiale e al temporale. Possiamo finire per cadere in un sincretismo religioso e in un neopaganesimo panteistico che adora la Terra come la suprema dea-madre”.
Se il progressismo vincesse su tutta la linea, che tipo di civiltà dovremmo aspettarci? “Come ho detto all’inizio, sono fiducioso che la divina Provvidenza continui ad essere padrona della storia umana e che lo Spirito Santo non abbandoni la Chiesa. Ma se vogliamo avere un’immagine del mondo a cui potrebbe portarci l’attuale progressismo dominante, penso che potremmo riassumerla in alcuni elementi caratteristici come i seguenti: primo, una società in cui uomini e donne non esistono più, ma una capricciosa e mutevole autodefinizione dell’individuo rispetto al proprio genere; di conseguenza, l’essere umano e la persona come realtà metafisica scomparirebbero in quanto tali, e ancor di più se i postulati del transumanesimo dovessero realizzarsi insieme a quelli dell’ideologia di genere. In secondo luogo, la famiglia scomparirebbe: il nucleo dell’amore, della vita e dell’educazione, che è il matrimonio tra un uomo e una donna e i loro figli, verrebbe sostituito da una gamma molto varia di tipi di unione, tutti instabili. In terzo luogo, gli stati e una grande potenza mondiale dominerebbero il pensiero e le società umane (se si può continuare a parlare di società), imponendo questo modello umano (disumanizzato) e unioni che snaturano la famiglia; i poteri pubblici statali controllerebbero completamente l’educazione dei bambini e dei giovani, sottraendoli alla tutela dei genitori (cosa facilitata perché la vera famiglia in quanto tale sarà scomparsa). In quarto luogo, scomparirebbe ogni sentimento e consapevolezza della patria, perché si tratterebbe di sradicare l’essere umano dalla sua tradizione e dalla sua storia, sostituendo a questi elementi essenziali un multiculturalismo astratto e un relativismo culturale. In quinto luogo, saremmo condannati alla fine della proprietà privata e tutto sarebbe controllato dagli stati: non si annuncia già che in futuro ‘saremo più felici perché non avremo nulla’? Tutto questo non ci ricorda una sintesi delle distopie di George Orwell in ‘1984’ e ‘Il Mondo Nuovo’ di Aldous Huxley? Ebbene, l’attuale progressismo dominante vuole portarci in quella direzione. Tuttavia, credo che la divina Provvidenza non ci abbandoni e che ci sia ancora una grande capacità di reazione nelle società occidentali e che in molti ambienti cattolici la fedeltà a Cristo e l’amore per la verità possano smuovere le montagne. In ogni caso, inoltre, se questo progetto di distopia dovesse riuscire, allora ci troveremmo di fronte al regno dell’anticristo: ma in questo caso, sappiamo che la vittoria finale sarà quella di Cristo. Pertanto, non c’è mai spazio per la disperazione in un cristiano”.
(DI GIULIO MEOTTI)
Tema forte, assai impegnativo. Si parla molto di Europa ma è da qui, nel bene e nel male, che occorre partire. Un tempo era sinonimo di Cristianità. Nel XVIII secolo Novalis identifica la Cristianità con l’unità e quindi con l’Europa. Per Curtius è Romania e solo grandi opere come la Commedia o il Faust la rappresentano culturalmente in una logica unitaria e sovranazionale. Per Novalis e Curtius la radice del Male è lo Stato nazionale moderno. Così sarà poi anche per Eliot. Stato nazionale come anti Europa. Se esistono gli Stati non esiste l’Europa e viceversa. Se tramonta il grande disegno Cristiano l’Europa diviene semplice materia, perde l’anima, perde il senso. Altri invece sostengono che la complessità apporta senso e che il policentrismo è un vantaggio; la genesi della tragedia barocca offre significato. Nella tragedia barocca tutto nasce dalla decisione del Principe, magari ingiusta e drammatica, oscura e terribile ma decisiva per i destini umani, da King Lear a La vita è sogno, dal gesto sconsiderato del vecchio re a quello di Sigismondo. Il trono di sangue è il simbolo dello Stato moderno, sinonimo di stato assoluto e quindi di finis Europae nel disegno cristiano. Hegel e Kierkegaard vedono invece in questa nascita tragica il destino d’Europa. Nasce così il romanzo moderno, dal Bildungsroman al romanzo di adulterio a quello storico. Poi l’esplosione attorno al 1830: Stendhal, Balzac, Puškin e Manzoni tra gli altri. Ormai è una repubblica delle lettere che tocca anche il freddo nord borghese e l’est asburgico e persino russo. Solo la letteratura? Ma no, ma no, anche la musica e le arti figurative offrono un’idea di Europa unita culturalmente ma spezzettata in stati nazionali.
E malgrado tutto è “piena”, da Dublino a Praga, a San Pietroburgo; un fiorire di nuove forme narrative, dal melodramma al gotico, dal poliziesco al fantascientifico. Occorre ora rappresentare ciò che si tende a nascondere: sfruttamento, colonialismo, imperialismo ma soprattutto trionfo della modernità. Un Altro dall’Europa va raccontato e il compito viene assolto dalla letteratura di massa e dalla sua fede nella trama mentre l’alta cultura ragiona sull’uomo senza qualità, sull’ambiguità, l’indecisione. Ormai si è aperto il baratro, siamo in pieno Novecento e al compimento del dramma. L’arte diviene superflua, la cultura viene messa da parte dall’Economico, la cultura di massa prevale. L’alta cultura perde la sua funzione critica e di sorveglianza della decisione politica e quindi può sperimentare, vendere l’anima al diavolo. Nulla ormai è proibito all’arte… tanto non conta più nulla. La lingua predominante è l’inglese e l’Europa esce da se stessa. È il tempo di Conrad, della contemporaneità del non contemporaneo, delle Demoiselles d’Avignon e la Sagra della Primavera. Sanguinosa barbarie e tradimento dei chierici, bisogno di mito per le masse che vogliono credersi colte e si sentono perdute a causa delle devastazioni belliche.
Gli Stati nazione sono sempre più deboli e cedono sovranità agli americani. Altro che dibattito su Cristianità o polimorfismo statuale! E oggi?… Contrariamente a quanto pensavo anni fa, credo valga la pena parlarne.
J.V.