Piccole note sull’adolescenza
Piccole note sull’adolescenza
“A mano a mano che invecchia, l’uomo intelligente deve simulare la sicurezza dogmatica dell’adulto. Per proteggere l’adolescente che continua a vivere in lui.”(Nicolás Gómez Dávila)
La poetessa Alda Merini scrive che ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni. È vero. Infatti la tragedia si ripete continuamente. Cambia soltanto la scena. Il delirio di onnipotenza però resta intatto, la volontà di non essere compresi resta salda assieme agli inevitabili e orridi lamenti.L’adolescenza non è quasi mai felice. È la trasformazione durante la quale si butta via la pelle d’asino con annessi tormenti. Molti rischiano di buttarsi via, di bruciarsi per sempre, di scegliere strade sbagliate. È il momento decisivo.È una ferita che ci accompagna per tutta la vita. A volte si trasforma in cicatrice, spesso resta aperta e sanguina. Alcuni adolescenti scalpitano come puledri, altri si chiudono in un mutismo pericoloso, altri ancora disprezzano il mondo e la vita. Quasi tutti temono l’altrui giudizio a causa di corpi sgraziati in trasformazione, anticipano atteggiamenti adulti perniciosi, rischiano la volgarità quando fingono di essere ciò non sono. Per gli adolescenti tutto è tragico, qualsiasi banalità assume i toni della pesantezza. Piccoli problemi divengono macigni. Sisifo è la condizione esistenziale dell’adolescente, una sorta di ouverture dell’opera, il motivo ricorrente. L’adolescenza è il periodo dell’attesa, dell’inadeguatezza, della trasformazione, del timore di restare bruco e di non divenire farfalla, di non saper volare. È il momento dei grandi ideali e quindi dell’estremo pericolo perché non esiste nulla di più pericoloso di un ragazzo entusiasta in odore di fanatismo. Lo sanno bene le canaglie che edificano regimi totalitari. Fascismo, Nazismo, Bolscevismo hanno puntato parecchio sulle fragilità adolescenziali e sulla manipolazione delle fragili coscienze. Giocano sul ribellismo giovanile, sul delirio di onnipotenza e sulla debolezza che si trasforma in aggressività contro un capro espiatorio. Ancora oggi esistono tali orribili elementi anche se i rischi omologanti e totalitari sono più subdoli.
Al contrario dei demagoghi i buoni maestri tentano di mettere le ali agli adolescenti. Provano ad insegnare loro la durezza della vita, le asperità dello studio, la grandezza degli antichi, consapevoli che l’adolescenza è la più difficile delle transizioni. Oggi più che mai si gioca la partita tra i molti demagoghi e i pochissimi buoni maestri. La scuola da molti anni ha perso la sua funzione magistrale a causa di molteplici motivi, stretta tra pelose scelte politiche di comodo che strizzano l’occhio a mode “educative” di infimo conio e genitori tracimanti e debordanti che criticano e delegittimano gli insegnanti. Il risultato finale è una pericolosa illusione, una mancata ed attrezzata palestra. La scuola non prepara più alla complessità dell’esistenza in nome di un piatto e sconclusionato quanto demagogico scambio di ruoli e di fallaci aspettative. Molti docenti sono inadeguati a ricoprire il ruolo più difficile e stupendo: il maestro. Il risultato è un grande inganno. Todos Caballeros in modo piatto ed omologante. Qualcuno ha scherzato col fuoco ed ora la casa brucia, l’incendio è stato appiccato. Il prezzo lo pagano gli adolescenti privati di buoni maestri. Scrive bene Galimberti “Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna.” Un momento così delicato esigerebbe guide autorevoli, sagge e lungimiranti, capaci di trasmettere una sintassi esistenziale. È un crimine questa mancanza perché ciò che non si impara da adolescenti purtroppo non si impara più. I nostri ragazzi vogliono buoni maestri. Essi sanno, a volte inconsciamente, che rappresentano l’unica possibile salvezza.Gli adolescenti sono fragili, vulnerabili e mascherano la debolezza col falso convincimento di essere invulnerabili. Il prezzo che rischiano di pagare è molto alto.
“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita.”(Paul Nizan, Aden Arabia)
Sono stato fortunato. Ho incontrato buoni maestri e li ringrazierò sempre.
J.V.