Ricordi
Ricordi
“Si può chiudere un occhio sulla realtà, ma non sui ricordi.”(Stanislaw Lec)
È proprio così. Dobbiamo avere cura dei ricordi e tenerli stretti perché non possiamo viverli di nuovo. Scandiscono la nostra vita con il loro battito. Sono la nostra personale letteratura. Col ricordo riportiamo in vita i nostri morti e sino a quando esiste il ricordo non vi è definitiva separazione. Non è necessario ricordare il fatto oggettivo (che non esiste) ma la nostra narrazione mentale di un luogo, di un evento, di un incontro. Se voglio ricordare davvero e vincere l’infelicità devo tornare nei luoghi della mia passata felicità.
Ne traggo forza come Anteo dalla terra. Scrive John Steinbeck “Ricordo i nomi che da bambino davo alle erbe e ai fiori nascosti. Ricordo dove si trova il rospo e a che ora si svegliano d’estate gli uccelli – e l’odore degli alberi e delle stagioni – che aspetto aveva la gente e come camminava; ricordo anche il loro odore. La memoria degli odori è molto tenace.”
Sì, la memoria degli odori è tenace, molto tenace. Ogni ricordo è pura poesia. Ricordare significa dar vita a qualcosa, interpretare uno stupido fatto. È meraviglioso essere il ricordo di qualcuno… forse è la vera esistenza, quella autentica. Amo Jean Paul quando scrive che “Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati.
”I ricordi tengono lo spettro della banalità fuori dalla porta e vivere nel ricordo significa vivere davvero, significa rendere autentico un banale ed insignificante fatto. Il ricordo è un’immagine dell’eternità e non distingue tra vivi e morti. In fin dei conti noi siamo la nostra memoria, una memoria spesso malinconica. “Passi echeggiano nella memoria,lungo il corridoio che mai prendemmo,verso la porta che mai aprimmo.”(TS Eliot)
Chi poteva dirlo meglio di lui?
J.V.