Ridicolo

Ridicolo


“Non si può immaginare quanto spirito sia necessario per non essere mai ridicoli.”(Nicolas de Chamfort)


Il ridicolo si trova più o meno ovunque. A volte mi sono sentito ridicolo e ho provato imbarazzo, ma pena maggiore provo quando sono altri a rendersi ridicoli. Soffro di fremdschämen (imbarazzo per qualcun altro). Vorrei avvertirli, metterli in guardia. Purtroppo so bene che sarebbe inutile. Il ridicolo marcia spedito, senza tentennamenti, contro il muro. In genere le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono e la loro posizione si aggrava a causa del movimento difensivo. Più il malcapitato tenta di difendersi e più si alza la soglia. Il grande Corso sapeva che persino dal sublime al ridicolo, non vi è che un passo. In genere si è ridicoli quando si mostrano qualità che non si possiedono. Il clown, autentica palese manifestazione del ridicolo, è serissimo perché consapevole. È un professionista che controlla la situazione, una maschera della quale solo gli idioti possono ridere. Il clown fa piangere gli intelligenti e i sensibili e fa sbellicare dalle risa i rozzi ridicoli proprio perché in quel passaggio stretto si nasconde il trucco. Consapevolezza/inconsapevolezza, maschera/smascheramento. Totò è una maschera intelligente e clownesca al sevizio della nostra tristezza. Così anche Chaplin o Buster Keaton. L’uomo ridicolo vuole salire sul piedistallo e non si accorge che l’ombra in basso lo ridicolizza vergognosamente. Il ridicolo è come l’alito cattivo: non lo si nota che nel proprio vicino. Superbia, potere, ignoranza mescolate assieme rappresentano una miscela esplosiva. 

Poi esiste il ridicolo in amore. Ma quella è forse un’altra storia, una storia che riguarda le passioni e con le passioni il rischio aumenta infinitamente. In genere gli innamorati sono ridicoli ma per loro nutro simpatia forse perché mi sono reso ridicolo anch’io. E poi, come scrive Alfred De Musset “Si può pure essere ridicoli quando si ama, ma non lo si è quando si soffre”. La sofferenza merita rispetto così come lo merita l’amore vero.Provo pena per coloro che tentano di essere originali e riescono soltanto a rendersi ridicoli, per coloro che parlano di ciò che non sanno, per i politicamente corretti (campioni invincibili del ridicolo), per coloro che tentano di scrivere romanzi senza aver letto un vero libro nella loro vita, per i grotteschi moralisti e gli indignati, per i rivoluzionari ad un tanto al chilo, per i virologi da strapazzo che imperversano in televisione, per la volgare Luciana Littizzetto, per Mario Giordano che grida sempre, per molti ministri incompetenti (ridicoli e dannosi), per i due inopportuni e imbarazzanti candidati al ruolo più importante del mondo, per coloro che sono esperti in tutto… per me stesso che non ho il coraggio di gridare la mia rabbia e da anni ho scelto un assordante silenzio per timore di essere ridicolo.L’elenco completatelo voi… se volete. Può essere lunghissimo.Scrivo ogni mattina presto, prima del lavoro, per chi ha la bontà di leggere, sperando di far cosa gradita.

Tanto basta. Sono vecchio per (s)fortuna e la vecchiaia non tollera il ridicolo, è sincera, austera, chirurgica, solitaria. Non ho più tempo per fingere. Ve lo grido: cercate di non rendervi ridicoli, non prendetevi troppo sul serio, sappiate che, come dice l’immenso Dávila “Il ridicolo è il tribunale supremo della nostra condizione terrena.”Il cretino è sempre ridicolo, l’intelligente lo è ogni tanto ma può rimediare rendendosi ridicolo con dignità.Ia condizione umana è assai triste… tentiamo di non renderla ridicola.
J.V.

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