Riflessioni sul Coraggio

Riflessioni sul Coraggio


“Io amo i coraggiosi: ma non basta essere bravi guerrieri, si deve anche sapere chi colpire. E spesso c’è maggior coraggio nel trattenersi e passare oltre, per risparmiarsi per il nemico più degno.”(Friedrich Nietzsche)


Roberto Baggio ha detto più volte di essere perseguitato da un incubo: il rigore sbagliato nella finale americana col Brasile del 1994. Però lui ebbe il coraggio di tirarlo mentre Falcao, fuoriclasse della Roma, si rifiutò, contro il Liverpool nella finale di coppa campioni di dieci anni prima. Pare che poi negli spogliatoi il divino brasiliano dovette subire l’ira funesta del capitano Agostino Di Bartolomei che lo accusava di vigliaccheria. Ha coraggio soltanto chi prova paura, la vince e si getta in avanti col cuore caldo. Un vero leader, un capitano, tiene per sé la paura e condivide con gli altri il coraggio, non si lascia condizionare dalle voci circostanti, mette in atto ciò che serve come se fosse da solo. Il suo coraggio sfugge all’ipocrisia, non può essere finto. Molti si riempiono la bocca con la parola moralità ma direi che l’essenza della moralità risiede nel coraggio. Padre Cristoforo è un uomo morale, Don Abbondio è un ometto amorale. È coraggioso chi affronta da innocente un processo con umiltà e compostezza e le conserva anche durante la conseguente gogna mediatica che ne segue immancabilmente nel mondo barbarico in cui viviamo da molto tempo. Enzo Tortora fu coraggioso.Si è veramente sconfitti quando si perde il coraggio di lottare e Tortora non lo perse mai. Pagò il tremendo sforzo con la vita ma non si arrese mai. Dal momento che dobbiamo tutti morire meglio vivere coraggiosamente. Sinora ci sono riuscito, anche in mezzo alla tempesta, ma attendo la prova decisiva quando sarò di fronte alla Morte. Ciò che che so è che ho vissuto da uomo libero e pensante ed è nel Pensiero che occorre coraggio. Occorre coraggio per amare e per smettere di amare, per credere nel Mito, una delle poche cose vere, per sopportare i moralisti, per non gridare il proprio odio, per scegliere il Silenzio.

Il coraggio è ossimorico perché malgrado il desiderio di vita occorre rischiare di morire. È pericoloso perché la pletora invidiosa dei vigliacchi odia il coraggioso e gioisce della sua eventuale disgrazia o sconfitta. “Chi ti credi di essere tu che ti permetti di mettere a nudo la nostra paura?”. È la più alta forma di Moralità e l’antidoto migliore contro il moralismo. Il coraggio fisico è importante ma quello perfetto è il coraggio Morale, quello verso la propria coscienza. Persino i nemici provano rispetto per il coraggioso e ne sono intimoriti.Chi soffre molto in silenzio e senza inutili piagnistei è coraggioso, combatte rischiando la sconfitta ad ogni istante, parla con dignità in un’aula gremita di persone ostili per cattiva informazione o per pregiudizio. Senza coraggio, la più nobile delle virtù, non possiamo essere sinceri, generosi, pietosi, gentili, accoglienti, caritatevoli. Senza coraggio non possiamo perdonare chi ci ha fatto del male. Vendicarsi per un torto subito è semplice, perdonare è assai complicato. Abele è coraggioso perché perdona suo fratello Caino… o almeno così mi piace pensare con Borges. È coraggioso chi esce dalla zona grigia degli spettatori-carnefici, chi rischia per un reietto, per un disgraziato, per un poveraccio. È coraggioso chi sa dire “Non lo so” invece di arrampicarsi sugli specchi, chi è se stesso, chi non è volgare, chi oggi si schiera contro le aberrazioni del politicamente corretto, chi sa vedere oltre il velo di Maja delle apparenze, chi si sente colpevole per la morte di un profugo, chi combatte contro i Javert che travagliano la nostra esistenza.È coraggioso chi ammette i propri errori e possiede l’umiltà di riconoscerlo, chi affronta l’esistenza con dignità, chi ha pazienza, chi riesce a restar calmo malgrado stia subendo un torto, chi riesce ad essere felice malgrado le brutture del mondo.

Sono coraggiosi coloro che affrontano dignitosamente e con saggezza la vecchiaia, tentano di comprendere ed aiutare i giovani a costruire una sintassi esistenziale attraverso la Scuola e la Cultura. Ai giovani, ai quali sono riconoscente perché mi hanno reso un uomo migliore, posso soltanto ricordare una frase di Martin Luther King “Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.”

Cari ragazzi, siate coraggiosi, gentili e generosi… sempre. Avete a disposizione grandi e nobili esempi. Ne ricordo tre che a me sono stati assai utili: il Conte di Montecristo, Jean Valjean e il siciliano (lo dico con orgoglio) Giovanni Falcone.
J.V.

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